Glorificazione a Dio Creatore per la bellezza delle montagne
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Dio Creatore,
Ti lodiamo per la maestà delle montagne, per il loro silenzio che parla al cuore di chi cerca, per la loro altezza che eleva lo spirito verso di Te. Grazie perché hai fatto di questi luoghi un tempio di pace e meraviglia, uno spazio dove la nostra anima si sente più vicina a Te.
Per noi, alpinisti, che saliamo verso le vette sfidando il vento e la roccia, la Tua creazione diventa fonte di gioia e felicità autentica. Nella vastità dei panorami, ritroviamo la piccolezza e la grandezza della nostra esistenza, avvolti dalla Tua presenza che ci accompagna in ogni passo e in ogni respiro.
Benedici le nostre ascese, rendi i nostri cuori attenti alla bellezza che ci circonda e fa' che l'incontro con la natura sia sempre un incontro con Te. Suscita in noi lo stupore per le Tue opere, affinché le nostre vite siano un continuo inno di lode al Tuo nome.
Santo sei Tu, Creatore di ogni vetta e di ogni abisso, e in Te la felicità che troviamo tra le cime è lode eterna. Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Questa preghiera nasce da un’esperienza mistica e contemplativa nel cuore della natura montana, luogo ideale per riscoprire la grandezza divina e la dimensione trascendente dell’esistenza umana. Nella tradizione cristiana, la creazione intera è manifestazione della gloria di Dio (Gloria Dei vivens homo, dice Sant’Ireneo), e le montagne, con la loro maestà e il loro silenzio austero, evocano le Scritture dove spesso sono sedi di rivelazioni e incontri con il Signore (es. il Sinai per Mosè, il Tabor per la Trasfigurazione).
Dal punto di vista dottrinale, la preghiera si fonda su una teologia della creazione centrata sulla bontà originaria delle opere di Dio (Genesi 1:31: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”). Le montagne, come ogni creatura, diventano “tempio di pace e meraviglia”, un luogo in cui la presenza di Dio si fa più percepibile e dove il cuore dell’uomo può elevarsi naturalmente alla contemplazione.
Vi è qui la reintegrazione della spiritualità cristiana integrale, che abbraccia il creato non solo come scena dell’attività umana, ma come linguaggio teologico, pedagogico e salvifico: la natura non solo rivela Dio, ma lo fa incontrare.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera si rivolge in primo luogo a Dio Creatore. L’apertura ("Dio Creatore") stabilisce immediatamente il dialogo con il Padre che “ha fatto cielo e terra” (Credo Niceno-Costantinopolitano), delineando una relazione filiale di fiducia, riconoscenza e meraviglia.
In secondo luogo, la preghiera può essere condivisa da chiunque viva l’esperienza dell’ascensione montana, ma si indirizza in particolare agli alpinisti e agli amanti della montagna. Essi, esponendosi ai rischi e alle fatiche, sperimentano la fragilità e la grandezza della condizione umana, lasciando spazio ad una spiritualità esistenziale: la vetta non è solo una meta sportiva ma una parabola della tensione verso l’alto, verso il mistero di Dio.
C’è poi un destinatario implicito: la comunità dei credenti che viene invitata, tramite questa preghiera, a riscoprire la bellezza della creazione come via di accesso privilegiata al Creatore stesso.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
L’intercessione si rivolge principalmente agli alpinisti, ma idealmente a tutte le persone che, affrontando le vette (fisiche o simboliche), si ritrovano immerse nelle sfide dell’esistenza. I bisogni evocati sono di ordine sia spirituale sia fisico.
- Spirituali: Vi è una richiesta implicita di custodia interiore—che i cuori rimangano attenti alla bellezza, che la contemplazione delle montagne diventi incontro con Dio, che si sviluppi uno spirito di stupore e di lode. Si allude al desiderio di felicità autentica, non effimera né mondana, ma radicata in Dio stesso (“affinché le nostre vite siano un continuo inno di lode al Tuo nome”).
- Fisici: Implora la benedizione sulle ascese—cioè protezione, coraggio, discernimento davanti ai rischi—e invoca la presenza e la guida divina “in ogni passo e in ogni respiro”. Tematiche ricorrenti nell’iconografia e nelle tradizioni devote degli alpinisti cristiani, dove la cura di Dio è continuamente invocata per chi si espone alla maestosità, ma anche all’imprevedibilità della natura.
Il beneficio si estende anche alla comunità umana nel suo insieme, invitata a riconoscere la creazione come “tempio di pace e meraviglia”, spazio di riconciliazione, preghiera e pace interiore.
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche
Numerosi sono i temi che attraversano questa preghiera:
- La creazione come rivelazione di Dio: Le montagne sono segno visibile dell’invisibile, “che proclama la gloria di Dio” (Salmo 19:2: “I cieli narrano la gloria di Dio”), secondo una teologia che attraversa tutto l’Antico e il Nuovo Testamento.
- La lode e lo stupore: Le ascese diventano canto di gratitudine (“le nostre vite siano un… inno di lode”), richiamando la liturgia celeste che unisce cielo e terra. San Francesco chiama le creature “fratelli” e “sorelle” nel Cantico delle Creature.
- La piccolezza e la grandezza dell’uomo: Nel confronto col creato, si ridimensiona la presunzione umana (“ritroviamo la piccolezza e la grandezza”) in una prospettiva di umiltà biblica (Salmo 8:4: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi?”).
- La presenza costante di Dio: “in ogni passo e in ogni respiro” richiama Deuteronomio 31:8 (“Il Signore cammina davanti a te”).
- La creazione come tempio: Il riconoscere la natura come “tempio di pace e meraviglia” richiama la tensione escatologica dell’Apocalisse: la creazione attuale è preludio della nuova creazione in Cristo.
Sul piano patristico, Sant’Ambrogio e San Basilio Magno più volte attestano l’uso della natura per riscoprire Dio:
“Osserva la bellezza del mondo: ovunque si rivela la mano di Dio, e la tua anima si innalza spontaneamente al Creatore.” (S. Basilio, Omelie sull’Esamerone)
Anche la struttura della preghiera riflette la teologia cattolica che unisce ascesi, lode e contemplazione.
5. Il genere di preghiera e la collocazione nella tradizione liturgica
La preghiera appartiene soprattutto al genere della lode (dossologica), con elementi di ringraziamento (eucaristia) e di intercessione. Il testo si apre e si sviluppa come un canto di meraviglia e gratitudine per l’opera del Creatore (“Ti lodiamo per la maestà... Grazie perché hai fatto di questi luoghi...”).
Pur non essendo parte di un formulario liturgico codificato (come il Missale Romanum o la Liturgia delle Ore), si inserisce armonicamente nella spiritualità orante della Chiesa, suggerendo la possibilità di essere utilizzata in:
- Benedizioni e riti particolari (ad es. benedizione degli alpinisti, inizio di escursioni, pellegrinaggi in montagna);
- Ritiri spirituali “all’aperto”, cammini e momenti di preghiera nella natura;
- Occasioni di preghiera personale davanti a panorami naturali o nei santuari dedicati a Maria o ai santi patroni degli alpinisti.
6. Indicazioni pratiche: come usarla nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico
Preghiera personale: Può essere recitata come inno mattutino prima dell’ascesa, momento di raccoglimento prima della contemplazione di un paesaggio, oppure alla fine dell’escursione come ringraziamento per la protezione ricevuta.
Preghiera comunitaria: Ottima per gruppi escursionistici, ritiri parrocchiali in montagna, campi scout, cammini e pellegrinaggi. Può essere inserita in una liturgia della Parola, meditazione collettiva o celebrazione penitenziale in ambiente naturale.
- Periodo estivo e festivo: È particolarmente indicata nei periodi della creazione liturgica (tempo ordinario, estate, festa di San Bernardo d’Aosta patrono degli alpinisti il 15 giugno).
- Tempo di Avvento e Quaresima: Le ascese e la fatica della montagna sono metafore della conversione; la preghiera può essere uno stimolo a “salire con il cuore” verso Dio.
Modalità di utilizzo: Può essere recitata, cantata o meditata; arricchita dai Salmi della creazione (Salmo 8, 19, 104) o associata ad altri inni di lode (es. il Cantico delle Creature) per dilatare il respiro della preghiera. Può introdurre o concludere una meditazione prolungata in silenzio, lasciando che il “silenzio che parla al cuore di chi cerca” diventi invocazione silenziosa e apertura alla contemplazione.
L’importante è assumere un atteggiamento di amore gratuito e ascolto, lasciando che la natura sia la “prima Bibbia” che parla al cuore e conduce al Creatore. Così questa preghiera si fa icona della gratitudine e della ricerca del Signore “tra le vette e negli abissi” della nostra esistenza.
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