Dialogo semplice con San Giovanni Paolo II, amante della montagna, per gli Alpinisti
Ascolta la Preghiera
Caro San Giovanni Paolo II,
noi alpinisti ci rivolgiamo a te con cuore sincero, proprio a te che amavi salire le montagne e contemplare la bellezza del creato. Oggi ti chiediamo di accompagnarci sulle nostre vie tra boschi, rocce e cieli aperti.
Ti immaginiamo accanto a noi, con lo zaino in spalla e un sorriso luminoso, mentre insieme respiriamo l’aria pura dell’alba e lasciamo che il vento ci racconti storie di gioia semplice e di meraviglia. In ogni passo, aiutaci a sentire nel profondo la felicità vera che nasce dall’incontro con la natura e da un cuore riconoscente.
Insegnaci, Papa delle vette, a lodare Dio per ogni fiore che nasce tra le rocce, per ogni panorama che si apre davanti ai nostri occhi stanchi, per ogni cima raggiunta e per ogni amico incontrato sul sentiero.
Fa’ che anche noi scopriamo la pace, la gratitudine e la gioia che tu hai vissuto tra le montagne. Guidaci a riconoscere l’amore di Dio in una sorgente limpida, in un silenzio pieno, in una fatica condivisa.
Resta con noi, San Giovanni Paolo II, nelle nostre escursioni: veglia sui nostri passi e insegnaci a portare, nella vita di ogni giorno, quella luce e quella felicità che solo la natura sa donare a chi sa guardare con cuore puro.
Grazie di camminare con noi. Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Questa preghiera nasce dall’incontro tra la tradizione spirituale cristiana e l’esperienza umana dell’“andare in montagna”. Il testo si rivolge a San Giovanni Paolo II, il quale fu non solo Papa e guida spirituale della Chiesa universale, ma anche appassionato delle montagne e profondo contemplatore del creato. Questa passione per l’escursionismo e la natura traspare numerose volte nei suoi scritti e nei suoi discorsi, dove ha spesso ricordato come la bellezza della creazione elevi l’anima a Dio e favorisca l’incontro interiore con Lui.
La preghiera associa la figura del santo pontifice al simbolismo biblico della montagna come luogo privilegiato dell’incontro con Dio (pensiamo a Mosè sul Sinai, a Cristo trasfigurato sul Tabor, ecc.). Al tempo stesso, questo testo valorizza un aspetto dell'esperienza cristiana in cui la natura è vissuta come rivelazione indiretta della bontà e grandezza divina (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, CCC 1147, 341) e occasione di conversione del cuore mediante la gratitudine, la lode, la fatica condivisa e la meraviglia.
Inoltre, la preghiera ricorda che l’assidua contemplazione della creazione può orientare i fedeli a un maggior rispetto dell’ambiente e a relazioni più autentiche tra le persone, in linea con l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, che spesso cita San Giovanni Paolo II proprio per aver sottolineato il legame tra ecologia e spiritualità cristiana.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è indirizzata a San Giovanni Paolo II, invocato nella sua nuova condizione di intercessore celeste. Si fa leva sulla sua personale esperienza di escursionista e amante delle montagne per renderlo vicino e solidale a una categoria tanto specifica quanto “universale”: gli alpinisti, coloro che scelgono di salire sulle cime, spesso per diletto, ricerca di silenzio, contemplazione o anche semplice desiderio di avventura.
Il testo si rivolge al santo con familiarità ("Caro..."), quasi come a un compagno di cammino dotato di empatia e comprensione per chi vive la montagna, sottolineando la sua capacità di condividere e santificare un’esperienza umana molto concreta e vissuta. Giovanni Paolo II aveva dimostrato nel corso del suo pontificato una particolare attenzione ai giovani, agli sportivi e agli appassionati di natura; la scelta di porre una simile preghiera sotto la sua protezione si inserisce perfettamente nella sua spiritualità e nella sua testimonianza.
La preghiera esplicita anche una dimensione “relazionale”: non si tratta di una semplice richiesta personale, ma di una supplica fatta a nome di tutti coloro che vivono la montagna, perché possano riconoscere, come lui ha fatto, il Creatore nel creato e la presenza divina nella bellezza naturale.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
I beneficiari diretti della preghiera sono dunque gli alpinisti, ma in senso più ampio tutti coloro che si mettono in cammino tra boschi, rocce e sentieri, sospinti dal desiderio di avventura, ricerca, silenzio o sfida personale. Ai piedi di San Giovanni Paolo II vengono presentate tanto le esigenze spirituali quanto quelle fisiche degli escursionisti.
- Bisogni spirituali: scoprire la felicità vera nella pace e nella contemplazione della natura, vivere la gratitudine verso Dio per la creazione, saper riconoscere la presenza di Dio nella bellezza anche tra le fatiche, imparare la lode e la comunione fraterna.
- Bisogni fisici: sicurezza e protezione lungo il cammino (“veglia sui nostri passi”), forza nell’affrontare le salite e imprese ardue, sostegno nella fatica e nelle prove che possono capitare durante le escursioni.
L’intercessione del santo viene invocata, quindi, non solo per la sicurezza materiale, ma soprattutto per la crescita spirituale: il rischio, la fatica e la meraviglia della montagna diventano opportunità di entrare in relazione più sincera con Dio, con se stessi e con gli altri.
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche
Al centro della preghiera troviamo alcuni importanti temi teologici:
- La lode per il creato: “Insegnaci... a lodare Dio per ogni fiore... per ogni panorama... per ogni cima... per ogni amico”. La natura è intesa non come fine a sé stessa, ma come “trampolino” per il ringraziamento e la lode a Dio (cfr. Salmo 8; Salmo 104; wis 13,5: “Dalla grandezza e bellezza delle creature si contempla, per analogia, l’Autore…”).
- La felicità vera e la gratitudine: “Felicità che nasce dall’incontro con la natura e da un cuore riconoscente”. L’incontro con Dio attraverso il creato suggerisce la dimensione della gratitudine, così sottolineata da San Giovanni Paolo II: “L’universo dona se stesso all’uomo come casa, ma anche come segno dell'amore di Dio" (Redemptor Hominis, 8).
- La fatica come via alla santità: La salita, la condivisione della fatica, il raggiungimento della cima sono esperienze simboliche della vita cristiana (cfr. 2Tm 4,7 “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa…”).
- La comunione e l’amicizia sul sentiero: “Per ogni amico incontrato sul sentiero”: l’avventura in montagna diventa metafora di cammino ecclesiale; la solitudine si trasforma in fraternità rediscovered nelle esperienze condivise.
- La contemplazione come risposta al Creatore: “Scoprire la pace... la gioia che tu hai vissuto tra le montagne”. Sant’Agostino scriveva: “Interroga la bellezza della terra, del mare, dell’aria... risponderanno: Dio ci ha fatti” (Sermo 241,2).
Questi elementi si intrecciano con la teologia della creazione e della santità della vita quotidiana, che sono pilastri del magistero di San Giovanni Paolo II.
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
La preghiera si colloca principalmente tra le preghiere di intercessione (invocazione a un santo), ma assume anche i toni della lode, del ringraziamento e, indirettamente, della contemplazione.
Non esiste una collocazione ufficiale nella tradizione liturgica universale (cioè nei testi della Messa o della Liturgia delle Ore), ma trova il suo spazio nei momenti di preghiera privata o in iniziative di gruppi cristiani di alpinisti, giovani e sportivi cattolici. Rientra inoltre nel filone delle “preghiere per gli sportivi” e per chi si mette in cammino, tradizione viva nella Chiesa soprattutto nei pellegrinaggi, nelle benedizioni degli escursionisti e negli incontri spirituali in montagna.
Eventi, ritiri spirituali o santuari di montagna potrebbero facilmente includere questa supplica come parte integrante del proprio patrimonio orante.
6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale, comunitaria e nell’anno liturgico
La preghiera a San Giovanni Paolo II per gli alpinisti è particolarmente versatile e può essere inserita in diversi contesti:
- Uso personale: prima di un’escursione, come ringraziamento al ritorno, oppure per trovare pace e serenità contemplando la natura, anche solo nel quotidiano camminare.
- Uso comunitario: in gruppo, prima della partenza di una gita, durante ritiri di spiritualità tra giovani, weekend in montagna, campi scuola o incontri di catechesi dedicati al tema della natura e del creato.
- Momenti speciali dell’anno liturgico: in occasione delle festività legate ai santi (in particolare il 22 ottobre, memoria liturgica di San Giovanni Paolo II), in estate (tempo particolarmente favorevole agli sport e alle escursioni), nel Tempo del Creato (settembre-ottobre), o durante la Giornata per la custodia del Creato (1 settembre).
- Luoghi: in rifugi alpini, santuari di montagna, cappelle situate lungo i sentieri, oppure negli incontri parrocchiali o di movimenti sportivi cattolici.
Un'ulteriore modalità suggerita è quella di associare la preghiera a un breve momento di silenzio contemplativo davanti a un panorama, o di concluderla con un inno di lode (ad esempio il Salmo 8 o il Cantico delle Creature di San Francesco).
In sintesi, questa orazione permette a chi ama la montagna di vivere la propria passione come via di elevazione spirituale, affidando se stesso, i propri compagni di avventura e l’intera creazione all’intercessione di chi ha coniugato, nella sua vita e nel suo magistero, l’amore per Dio e lo stupore di fronte alle opere delle sue mani.
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