Lamento a Dio con San Girolamo per i momenti di aridità spirituale

Ascolta la Preghiera
San Girolamo, tu che hai cercato il volto di Dio tra le rocce aride del deserto, ascolta la voce di chi vaga nel silenzio.
A te ci rivolgiamo, noi che sentiamo vacillare la fiducia e che siamo avvolti da un silenzio pesante. Così spesso la preghiera è come un seme caduto su terra secca, e le parole volano senza ritorno.
Perché, Signore, resti muto davanti al grido del nostro cuore? Dove sei, o Dio, quando le ginocchia si piegano e l’anima si fa piccola? Ci sentiamo soli, e la Tua assenza pesa più del peccato.
Santo patrono di chi lotta con la fede debole, concedici tu, Girolamo, la perseveranza che ti tenne saldo durante i giorni senza consolazione. Tu hai conosciuto la notte della fede, tu hai pianto la distanza di Dio.
Intercedi per noi: portaci dalla sterilità della preghiera alla speranza silenziosa, dalla sete di Dio all’intima certezza che Egli, anche tacendo, ci è vicino.
Guida ogni nostro lamento, trasforma il dolore muto in un’attesa fiduciosa. Fa’ che possiamo resistere come tu hai fatto, fino a quando il Silenzio si sciolga in Parola e la Notte apra le porte all’Alba.
Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Questa preghiera a San Girolamo nasce da una profonda esperienza di aridità spirituale e di “silenzio di Dio”. Il contesto è quello delle cosiddette “notti dello spirito”, momenti di prova tipici nel cammino cristiano in cui si sperimenta uno stato di lontananza o assenza percepita di Dio. Approfondendo la storia e la spiritualità di San Girolamo, emerge come egli stesso abbia vissuto a lungo nelle rocce aride del deserto, sia fisicamente sia spiritualmente, impegnato in ascesi, penitenza, studio delle Scritture e lotta interiore.
Dottrinalmente, tali esperienze sono riconosciute e valorizzate nella tradizione cristiana come tappe di purificazione e maturazione spirituale. Santi come Giovanni della Croce ne hanno parlato riguardo ai “notti oscure” della fede, paragonandole a stagioni necessarie in cui la creatura viene spogliata delle false sicurezze per imparare a cercare Dio con maggiore purezza di cuore (cf. Salmo 42: “L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente”).
Questa preghiera è intrisa della domanda autentica su dove sia Dio quando tace, e riflette un itinerario di crescita: dal silenzio arido verso una speranza nuova, passando per la perseveranza e l’intercessione dei santi.
2. Destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è indirizzata anzitutto a San Girolamo, importante Padre e Dottore della Chiesa. Vissuto tra IV e V secolo, egli è celebre per la sua vita ascetica nel deserto, la passione per la Sacra Scrittura (tradusse la Bibbia in latino, la Vulgata) e una fede temprata nell’aridità e nella solitudine. È invocato come patrono degli studiosi, dei traduttori, di chi cerca Dio anche tra le asperità dello spirito.
Perché rivolgersi a lui? La preghiera lo richiama come guida di chi “vaga nel silenzio” e si confronta con la stanchezza, il dubbio, la percezione che Dio sia distante. San Girolamo rappresenta il credente che non si arrende all’aridità, e diventa così modello e intercessore per chi affronta deserti spirituali.
3. Beneficiari per cui intercede e bisogni spirituali/fisici che affronta
I beneficiari diretti della preghiera sono tutti i fedeli che vivono momenti di fede debole, solitudine o aridità interiore. Essi si riconoscono nella descrizione: “noi che sentiamo vacillare la fiducia... avvolti da un silenzio pesante... Ci sentiamo soli…”.
I bisogni principali sono di tipo spirituale:
- Il bisogno di consolazione quando la preghiera sembra sterile (“come un seme caduto su terra secca”)
- Il desiderio di sentire Dio vicino nella notte dell’anima
- La richiesta di perseveranza e capacità di resistere (“concedici la perseveranza che ti tenne saldo… nella notte della fede”)
- La trasformazione del dolore muto in attesa fiduciosa, e della sterilità in speranza
Sebbene non siano menzionati bisogni materiali specifici, la preghiera racchiude tutto il peso umano del dubbio, della stanchezza e della lotta interiore, rivolgendosi a chi si trova in questa “sete di Dio”.
4. Temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche
La preghiera tocca alcuni nodi teologici di grande rilievo:
- La notte della fede: Esperienza in cui ci si sente lontani da Dio ma si è chiamati a perseverare. Come scrive San Giovanni della Croce:
L’anima deve passare per la notte oscura per giungere alla luce. (“Notte Oscura”)
- Il silenzio di Dio: Eco di molti salmi (“Perché, Signore, resti muto davanti al grido del nostro cuore?”). Cf. Salmo 22,2-3:
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Lontano dalla mia salvezza sono le parole del mio lamento.
- La perseveranza e la speranza: La fede non è sempre entusiasmo immediato, ma anche attesa fiduciosa. Cf. Rm 8,24-25:
Nella speranza infatti siamo stati salvati… se speriamo in ciò che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
- L’intercessione dei santi: La Chiesa insegna il valore dell’intercessione dei santi, compagni di viaggio nei momenti difficili.
La nostra preghiera può essere sostenuta dalla preghiera di Maria e dei santi (“Catechismo della Chiesa Cattolica” §2683).
- Il deserto come luogo di prova e incontro con Dio: Tema ricorrente nella Scrittura (Esodo, Elia, Gesù stesso nel deserto - cf. Mt 4), e nella tradizione patristica e monastica. San Girolamo scriveva:
Spesso nella solitudine del deserto mi pareva di essere tra le delizia di Roma; ma poi piangevo i miei peccati e invocavo Dio come giudice e salvatore. (“Lettere”, 22,7)
5. Genere di preghiera e collocazione nella tradizione liturgica
Questa è una preghiera di intercessione (si chiede a San Girolamo di intercedere presso il Signore), ma contiene anche elementi di supplica, lamento e meditazione. Non è una preghiera liturgica ufficiale nel senso stretto (come un’orazione del Messale), ma rientra nel vasto genere delle preghiere devozionali e di affidamento ai santi.
Può essere utilizzata durante la liturgia delle ore (momenti di ufficio personale o comunitario), in tempi di ritiro spirituale, nei centri di ascolto o nei gruppi di preghiera, specie nei momenti di meditazione personale o durante le “notti spirituali”. La tradizione cristiana ha sempre valorizzato queste forme di preghiera spontanea come espressione sincera del cuore che cerca Dio.
6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale, comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico
Uso personale:
- Recita nei momenti di aridità, dubbio, fatica nel pregare: quando la preghiera “sembra cadere sulla terra secca”.
- Meditazione personale di passi biblici sul “deserto”, la sete di Dio, la perseveranza nella fede.
- Prima di addormentarsi o al mattino, come affidamento per affrontare giornate spiritualmente difficili.
Uso comunitario:
- Durante i ritiri spirituali, per aiutare il gruppo ad affrontare insieme la prova della fede “debole”.
- Nell’ambito della preghiera dei fedeli, specie in serate di adorazione o vigilia, quando si invoca la luce di Dio sul popolo provato.
Tempi liturgici adatti:
- Particolarmente indicata in Quaresima, tempo di penitenza, deserto e ricerca di Dio.
- Nella memoria di San Girolamo (30 settembre).
- Nei giorni di prova, lutto o discernimento personale.
In sintesi, questa preghiera si inserisce profondamente nel vissuto umano e spirituale di chi sperimenta la fatica della fede, invitando a non scoraggiarsi ma a cercare, col sostegno dei santi, la speranza che nasce anche nel silenzio e nel deserto interiore.
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