Lamento a Gesù Crocifisso per le anime tormentate dal demonio
Gesù Crocifisso, nel silenzio del dolore più profondo, ci rivolgiamo a Te, portando davanti alla Tua Croce le grida di tutte le anime oppresse dal maligno. Il loro pianto echeggia nel mio cuore, e sento il peso della loro sofferenza come una notte senza luna.
Signore, vedi quanto sono lacerate queste vite, quante catene le tengono legate nella tenebra e nella paura. Perché tanto male contro chi cerca luce? Perché la prova sembra non avere fine?
Alzo lo sguardo a Te, Crocifisso e abbandonato, sapendo che sulla Tua Passione redentrice è stato riversato ogni dolore. Unisco ora il lamento di queste sorelle e di questi fratelli al Tuo grido silenzioso sulla Croce.
Concedi, Gesù, che nel tormento essi possano intravedere una speranza. Che il Tuo amore, più forte di ogni ombra, dia loro la forza di affrontare e attraversare la notte.
Nel mistero della Tua sofferenza, chiediamo luce per chi è nella disperazione, conforto per chi è nel pianto, liberazione per chi è schiavo del maligno.
O Crocifisso, non lasciare soli coloro che gridano a Te nel dolore: dona loro la Tua pace e la certezza che nella ferita si apre, già ora, il segno della Risurrezione.
Gesù, nostra Speranza nel dolore, abbi pietà di chi è oppresso.
Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera
La preghiera presentata si inserisce profondamente nel solco della spiritualità cristiana della Passione di Gesù Cristo. Il contesto dottrinale di questa supplica è quello della meditazione sul mistero della Croce e della solidarietà con coloro che soffrono. Fin dal Nuovo Testamento, la crocifissione di Gesù viene considerata non solo un evento storico, ma il cuore stesso della fede cristiana: “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia” (1Pt 2,24).
Questa preghiera nasce dalla consapevolezza della presenza del male nel mondo, che si manifesta non solo come peccato personale, ma anche come oppressione, sofferenza fisica, spirituale e sociale. Il riferimento alle anime oppresse dal maligno richiama la dottrina sull’azione demoniaca, nonché la consapevolezza della battaglia spirituale che ogni credente è chiamato a combattere: “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potenze […] contro gli spiriti del male” (Ef 6,12).
La preghiera si colloca, dunque, nell’alveo delle tradizioni spirituali che invitano i cristiani a sostare ai piedi della Croce, unendo il proprio dolore e quello del prossimo alla Passione redentrice di Cristo, nella certezza che da essa scaturisce la speranza, la liberazione e la risurrezione. Tale atteggiamento è ben rappresentato dalla tradizione patristica, ad esempio in Sant'Ambrogio (“La croce del Signore è la mia unica speranza”) e nella spiritualità di grandi santi come Giovanni della Croce o Teresa d’Avila.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è rivolta a Gesù Crocifisso, il Figlio di Dio che, per amore dell’umanità, si è lasciato crocifiggere, assumendo su di sé ogni sofferenza, abbandono, male e peccato del mondo. L’appellativo “Crocifisso e abbandonato” rimanda al Cristo che sulla croce ha vissuto la massima esperienza di dolore e solitudine umana (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” – Mt 27,46) per essere solidale con ogni angoscia e notte del cuore umano.
Il ricorso a Lui non è casuale ma radicato nella fede che solo chi ha sofferto e – nella Passione – ha vinto sul male può davvero comprendere, sostenere e liberare chi oggi è schiavo di oscurità e angoscia. Gesù, nella sua condizione di abbandono e sofferenza, diventa “fratello” di chi soffre, e mediatore del conforto e della liberazione di Dio.
Rivolgendosi al “Crocifisso”, l’orante domanda quella vicinanza compassionevole e quella forza redentrice che solo Cristo può offrire, compiendo l’atto più pieno di fede e abbandono cristiano.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
La preghiera è chiaramente di intercessione: si fa voce di chi soffre, in particolare delle anime oppresse dal maligno. Questi beneficiari sono descritti come lacerati, circondati da catene, avvolti dalla tenebra e dalla paura, immersi in una “notte senza luna”, privati della speranza.
I bisogni per cui si intercede sono molteplici:
- Liberazione dal male e dalle catene (spirituali e psichiche) che opprimono la persona.
- Conforto nella disperazione e nella prova, per chi si sente abbandonato o soverchiato dalla sofferenza.
- Luce nelle tenebre, cioè la capacità di interpretare almeno come passaggio, e non come fine, il tempo della fatica.
- Speranza, che scaturisce dalla certezza che la Passione di Cristo non resta senza frutto, ma è l’alba della Risurrezione.
- Pace e certezza che la ferita è ormai diventata, nella croce di Cristo, feritoia di salvezza.
Ci si fa, così, eco della compassione di Cristo stesso (“Unisco ora il lamento di queste sorelle e di questi fratelli al tuo grido silenzioso sulla Croce”), entrando nella logica della comunione dei santi che porta gli uni a portare i pesi degli altri (Gal 6,2).
4. Temi teologici principali e citazioni bibliche o patristiche
Questa preghiera si articola, sul piano teologico, intorno ai grandi nuclei del cristianesimo:
- La Croce come mistero di redenzione e solidarietà: il Crocifisso è colui che assume su di sé il male, lo soffre e lo vince (Is 53,4: “Si è caricato delle nostre sofferenze”).
- La presenza reale del male, qui non solo come peccato personale ma come oppressione spirituale (“anime oppresse dal maligno”), in sintonia con le narrazioni evangeliche dei liberati da Gesù (Mc 1,32-34; Lc 8,26-39).
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La speranza pasquale: anche nel dolore, si può vedere nella ferita il segno della Risurrezione. Sant’Agostino afferma:
«La croce è stata una scala per salire al cielo e la passione del Signore è stata la vittoria sulla morte»
- Intercessione solidale: il pregare per gli altri, unire i propri e altrui dolori a Cristo, realizzando la “comunione dei santi” (Col 1,24: “Porto a compimento nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a vantaggio del suo corpo che è la Chiesa”).
Tutta la preghiera è impregnata della consapevolezza che la sofferenza, unita a quella di Cristo, può essere redenta e trasformata, diventando misteriosamente via di pace e di speranza.
5. Genere di preghiera e collocazione liturgica
Questa supplica si colloca soprattutto al genere dell’intercessione, unita però a elementi di offerta del dolore (dimensione penitenziale) e di speranza cristiana (dimensione pasquale). C'è un’invocazione di liberazione e conforto per chi soffre (“abbi pietà di chi è oppresso”), insieme all’offerta solidale del lamento.
Nella tradizione liturgica, simili preghiere sono più facilmente collocate:
- In riti di intercessione per i sofferenti, soprattutto nel Venerdì Santo o nelle Via Crucis.
- Nel tempo di Quaresima, tempo pedagogico e contemplativo per eccellenza della Croce e della lotta contro il male.
- Durante preghiere di liberazione e guarigione nella prassi pastorale.
- Nell’adorazione della Croce o nelle Ore sante davanti al Santissimo Sacramento, soprattutto in momenti di crisi personali o comunitarie.
La sua ricchezza teologica la rende adatta anche per l'uso individuale, come meditazione personale nei momenti di notte dello spirito e bisogno di speranza.
6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale e comunitaria e nei tempi liturgici
Per valorizzare questa preghiera nella vita spirituale, si possono suggerire alcune modalità:
- Preghiera personale: recitala, meditando ogni frase con calma, durante i momenti di sofferenza personale o per intercedere per chi conosci portando pesi spirituali opprimenti.
- Preghiera comunitaria: utilizzala nelle adorazioni eucaristiche, in preghiere di liberazione, nei gruppi di intercessione, nel contesto della Via Crucis o nel Venerdì Santo.
- Tempi liturgici privilegiati: Quaresima, Triduo Pasquale (soprattutto Venerdì Santo), giornate di preghiera per i malati e i sofferenti, momenti di crisi nella comunità o nella società.
- Iniziative per la meditazione: prima di recitare la preghiera, puoi leggere e contemplare alcune delle parole di Gesù sulla Croce (Mt 27,46; Lc 23,34) o meditare immagini del Crocifisso.
- Unione alla recita del Rosario doloroso: può essere inserita come preghiera finale dopo la quinta decina (Gesù muore in croce).
In ogni caso, l’importante è lasciare spazio al silenzio dopo la preghiera, per raccogliere in sé il dolore proprio e altrui e affidarlo fiduciosamente a Colui che ha fatto della croce la porta della speranza per tutti gli oppressi.
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