Grido a Gesù Redentore per la liberazione da ossessioni diaboliche

Destinatari:  Redentore
Tipologie:  Grido a Dio
Grido a Gesù Redentore per la liberazione da ossessioni diaboliche

Gesù Redentore, ascolta il grido di chi è schiacciato dall’oppressione del male!

Tu che hai spezzato le catene della morte, guarda ora alle persone oppresse dal maligno, prigioniere di pensieri ossessivi, tentazioni insopportabili e bestemmie imposte dal nemico.

Ti supplichiamo, Signore misericordioso: con la forza del tuo amore, libera la mente e il cuore, rompi le catene dell’ossessione e del peccato. Dona una mente nuova, libera e in pace.

Gesù Salvatore, tu sei venuto a cercare chi era perduto: non lasciare che il Nemico trionfi! Soccorri ora i tuoi figli, mostra la tua potenza sulle profondità dell’anima, liberaci dal peccato e dal tormento trionfante sull’oscurità con la tua Luce.

Accogli questo grido, non allontanare il tuo sguardo da chi invocherà il tuo Nome. Ricordati della tua vittoria sulla croce: fa’ che la tua libertà risplenda nella vita degli oppressi!

Tu che hai detto: “La verità vi farà liberi”, fa’ scorrere su di noi il fiume della tua grazia, concedi pace alla mente, purezza al cuore, gioia allo spirito risanato.

Per la tua misericordia, libera ora le anime oppresse, affinché ogni voce possa ancora lodarti nella libertà e nella pace.

Gesù, Redentore e Liberatore, ascolta il nostro grido. Amen.

Spiegazione della Preghiera

1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera

Questa preghiera si inserisce pienamente nella tradizione cristiana della supplica a Cristo Redentore per la liberazione dal male e dell’oppressione spirituale. A livello dottrinale, la preghiera manifesta la fede nel potere redentivo e liberatore di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, che attraverso la Sua morte e risurrezione ha vinto il peccato e la morte (Cfr. Romano 8,2).

Nel Nuovo Testamento, Gesù è raffigurato frequentemente come colui che ascolta il grido dei sofferenti (ad esempio, Luca 4,18-19: “Mi ha mandato a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi”). Il contesto spirituale dell’invocazione è quello di una lotta concreta e quotidiana contro le forze del male, una dimensione centrale sia nella spiritualità biblica sia nella tradizione patristica e nell'insegnamento della Chiesa.

Tale preghiera richiama l’esigenza, fortemente sentita in ogni epoca, di essere liberati non solo dal male fisico ma soprattutto dall’oppressione morale e spirituale che può imprigionare la mente e il cuore delle persone. È una supplica che si fonda sulla consapevolezza del limite umano, della debolezza di fronte alle tentazioni, e della necessità costante dell’aiuto potente e misericordioso di Dio.

2. I destinatari a cui è rivolta e perché

La preghiera è rivolta direttamente a Gesù Redentore e Salvatore. Non si tratta di un’invocazione ai santi, agli angeli o a Dio Padre, ma al Figlio stesso, colui che, secondo la fede cristiana, è venuto nel mondo a salvare l’umanità e a sconfiggere il male. Questa scelta è molto significativa, perché si chiama in causa la missione specifica di Cristo: “non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Marco 2,17).

Il ricorso diretto a Gesù ricalca molte delle preghiere tramandate dalla tradizione, in particolare quelle che trovano nella Sua opera di liberazione e salvezza la fonte di ogni speranza. Gesù viene qui invocato sia come potentissimo vincitore del male (“hai spezzato le catene della morte”) sia come colui che non abbandona i suoi figli e interviene nella loro esistenza concreta e tribolata.

La preghiera si rivolge specificamente a Gesù non solo come colui che ascolta, ma come colui che agisce, libera, dona una mente nuova e ristabilisce pace interiore, rinnovando davanti a Lui la certezza della Sua presenza e della efficacia trasformante della Sua grazia.

3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta

I beneficiari sono chiaramente le persone oppresse dal male, tanto a livello interiore quanto – indirettamente – a livello comunitario. Le espressioni usate parlano di chi è “schiacciato dall’oppressione del male”, “prigioniero di pensieri ossessivi, tentazioni insopportabili, bestemmie imposte dal nemico”.

Ciò allude a sofferenze molto concrete: l’angoscia interiore, la compulsione, la difficoltà a vivere la pace, la lotta contro pensieri indesiderati e tentazioni ricorrenti che possono assumere la forma di ossessioni, turbamenti psichici, o vere e proprie vessazioni spirituali che la tradizione cristiana – specie in ambito ascetico – non ha mai taciuto.

I bisogni affrontati sono dunque primariamente:

  • La liberazione mentale e spirituale (mente nuova, libera e in pace)
  • La vittoria sul peccato e sulle catene dell’ossessione
  • La guarigione e la gioia spirituale
  • Il risanamento interiore, con ritorno alla pace e alla capacità di lodare Dio
Anche se il bisogno fisico non è esplicitamente menzionato, il riferimento ai tormenti e alle catene può essere esteso, secondo la sensibilità biblica e patristica, anche a forme di oppressione esteriori, inclusa la malattia o la persecuzione.

L’intercessione ha quindi una valenza profondamente compassionevole, nella quale chi prega si fa voce non solo per sé stesso ma per tutti coloro che soffrono in questa “prigionia” del male.

4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche

La preghiera si sviluppa attorno a questi grandi temi teologici:

  • La Redenzione e la Liberazione: Cristo ha vinto il male con la sua Pasqua (“hai spezzato le catene della morte”).
  • Il combattimento spirituale: il male non è astratto, ma ha una presenza attiva che cerca di opprimere, indurre al peccato, disperdere l’uomo.
  • La Grazia che rinnova: si chiede una mente nuova, un cuore libero (Efesini 4,23-24: “rinnovatevi nello spirito della vostra mente e rivestite l’uomo nuovo”).
  • La Preghiera come grido e invocazione: la Scrittura invita a gridare a Dio nei momenti di oppressione (Salmo 34,18: “Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti”).
  • La libertà dei figli di Dio: “La verità vi farà liberi” (Giovanni 8,32), citazione esplicita nella supplica.

Patristicamente, il tema dello scontro con il male è centrale:

“Cristo mediante la sua morte ha sconfitto la morte e il diavolo, liberandoci dalla nostra antica servitù” (cfr. Origene, Commento al Vangelo di Giovanni, X, 39).
Sant’Agostino sottolinea come sia necessario gridare al Redentore:
“Nella tempesta delle tentazioni grida a Cristo: Egli verrà presso di te e ti farà camminare sulle acque” (Sermoni, 76,9).

5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica

Il testo è una preghiera di intercessione e di liberazione, che contiene elementi di supplica, invocazione di misericordia, ma anche di lode implicita alla potenza salvifica di Gesù. Non si tratta primariamente di una preghiera penitenziale (non si insiste sulla confessione diretta del peccato), bensì di un’affidamento fiducioso e appassionato.

Nella tradizione liturgica cattolica, preghiere simili sono molto presenti nei riti di esorcismo minore, nelle suppliche per la liberazione dal male (ad es. litanie, esame di coscienza, preghiere di guarigione interiore). Non è un testo liturgico ufficiale, ma si colloca nel grande filone delle preghiere “deprecative” – domandanti la liberazione – ampiamente praticate nei secoli.

Potrebbe essere impiegata in occasioni di adorazione eucaristica, nelle celebrazioni penitenziali, nei momenti di intercessione per persone sofferenti o oppresse e anche a livello personale, specie in situazioni di turbamento o lotta con tentazioni particolarmente pesanti.

6. Indicazioni pratiche: come usarla nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico

Preghiera personale:

  • Prega questo testo nei momenti di particolare combattimento interiore, ansia, oppressione, tentazione.
  • Recitalo come parte dell’esame di coscienza serale, unendo il tuo grido a quello di chi lotta contro il male.
  • Può essere usato durante un tempo di adorazione davanti al Santissimo, affidando a Cristo le tue aree di debolezza.

Preghiera comunitaria:

  • Nel contesto di una veglia di preghiera per chi soffre, nei gruppi di preghiera carismatica, negli incontri di intercessione.
  • Come supplica nelle celebrazioni penitenziali collettive, specialmente in Quaresima o nei tempi forti dell’anno liturgico.
  • In comunità famigliari o parrocchiali per pregare per amici o parenti oppressi spiritualmente e moralmente.

Collocazione nell’anno liturgico:

  • Quaresima: per riflettere sul potere di Cristo che libera dal peccato e dalla morte.
  • Tempo Pasquale: per celebrare la vittoria definitiva di Cristo sul male e sulla morte.
  • Anche durante i ritiri spirituali o i momenti di discernimento personale.
  • In ogni occasione di bisogno urgente di aiuto e liberazione.

Infine, è buona pratica meditare dopo la recita della preghiera, ringraziando Gesù Redentore per la Sua presenza e mantenendo un atteggiamento fiducioso nelle Sue promesse.

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