Offerta delle sofferenze per i malati di cancro

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Gesù Crocifisso, nostro Redentore, tu che hai portato sulle tue spalle il peso della sofferenza per amore nostro, oggi ti guardiamo dalla nostra fragilità e dalla fatica della malattia.
Ti presento, Signore, le mie sofferenze e le mie debolezze, unite alle tue sulla Croce. Accogli il mio dolore come un atto di offerta, perché possa unirsi al tuo sacrificio per la salvezza mia e di tutto il mondo.
Donami, Gesù, la forza nella sofferenza, la luce della tua Speranza, la pazienza che supera ogni disperazione, la gioia che nasce dalla certezza che nulla va perduto per chi ama.
Ti offro ogni istante della mia malattia, ogni paura, ogni solitudine: possa il mio piccolo dolore contribuire, insieme al Tuo, a portare consolazione e speranza a tanti fratelli e sorelle che soffrono.
O Gesù Crocifisso, resta accanto a me. Trasforma la mia croce in salvezza, la mia debolezza in forza, la mia sofferenza in preghiera d’amore.
In Te confido, Signore, oggi e sempre. Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
La preghiera “Gesù Crocifisso, nostro Redentore...” si inserisce profondamente nella tradizione spirituale cristiana, in particolare nell’ambito della spiritualità della Croce e della teologia redentiva della sofferenza. L’atto di rivolgersi a Gesù Crocifisso evoca il cuore del Vangelo: il mistero della Pasqua, in cui Cristo, tramite la Sua Passione e Morte sulla Croce, offre la salvezza all’umanità. L’offerta delle proprie sofferenze, unita a quella di Gesù, trova radici profonde nella dottrina cattolica, a partire dagli insegnamenti degli Apostoli (“Sono stato crocifisso con Cristo; non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” – Galati 2,20), fino ai grandi mistici e testimoni della fede.
Nel magistero della Chiesa e nei testi dei santi – basti pensare a san Giovanni Paolo II con l’esortazione apostolica Salvifici Doloris – la sofferenza, pur non voluta da Dio ma permessa nel mistero della libertà umana, acquisisce valore redentivo se offerta a Dio con amore. Questo dato dottrinale colloca la preghiera in un solco millenario in cui la vita cristiana viene vissuta come partecipazione al mistero pasquale: morire con Cristo per risorgere con Lui.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera si rivolge direttamente a Gesù Crocifisso, il Redentore e il Figlio di Dio che ha accettato volontariamente la sofferenza per amore dell’umanità. Scegliere la figura di Cristo sulla Croce come interlocutore unico è teologicamente rilevante: si riconosce in Lui il significato pieno del dolore umano che, solo tramite la Sua oblazione, assume un valore di redenzione.
Il ricorso a Gesù Crocifisso esprime una profonda fiducia e identificazione. Egli non è più distante dal dolore umano, ma lo ha vissuto in prima persona (“Egli ha portato i nostri dolori”, Is 53,4). La Croce di Cristo diviene così il trono da cui Egli ascolta le suppliche di chi soffre, incarnando perfettamente il Dio che si fa prossimo, condivide la condizione umana fino all’estremo, e può quindi comprenderla e trasfigurarla.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
Il primo beneficiario esplicito della preghiera è chi si trova nella sofferenza, personale o di altri. La supplica nasce da una condizione di malattia, debolezza, solitudine, paura. Tuttavia, l’orizzonte si estende immediatamente all’intera umanità sofferente: “per la salvezza mia e di tutto il mondo” e “portare consolazione e speranza a tanti fratelli e sorelle che soffrono”.
I bisogni di cui si fa eco sono tanto fisici (malattia, fatica, dolore) quanto spirituali (paura, solitudine, disperazione). L’essere umano malato chiede forza, luce, pazienza e gioia: doni che solo lo Spirito di Cristo può effondere in chi si apre alla sua grazia. In più, riconosce che la sofferenza può divenire preghiera d’amore per il bene degli altri, secondo la dottrina dell’offerta della sofferenza a vantaggio della Chiesa e del mondo, concetto tipicamente cattolico e radicato nella comunione dei santi (“Compio nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” – Col 1,24).
4. I temi teologici principali, con eventuali citazioni bibliche o patristiche
Questa preghiera racchiude alcuni grandi temi teologici:
- La partecipazione al Sacrificio di Cristo: il credente offre i suoi dolori unendoli a quelli di Gesù “sulla Croce”, secondo l’insegnamento paolino (Rm 12,1).
- Redenzione e Salvezza Universale: la sofferenza accolta e offerta contribuisce misteriosamente all’opera salvifica (“per la salvezza mia e di tutto il mondo”).
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La forza nella debolezza: si cerca la trasformazione della sofferenza – “la mia debolezza in forza” – principio ben illustrato nella Seconda lettera ai Corinzi:
“Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2Cor 12,9).
- La speranza cristiana: la preghiera invoca la “gioia che nasce dalla certezza che nulla va perduto per chi ama” (cfr. Rm 8,28).
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La comunione dei sofferenti: il dolore offerto si fa solidarietà spirituale; come insegna san Giovanni Paolo II:
“Nella sofferenza matura una particolare forza che avvicina interiormente l'uomo a Cristo, una speciale grazia della chiamata” (Salvifici Doloris, 26).
Dal punto di vista patristico, sant’Agostino sottolinea:
“Dio aveva un Figlio senza peccato, ma mai senza sofferenza” (Enarrationes in Psalmos).Questa teologia della sofferenza come via di comunione con Cristo crucifisso attraversa tutta la storia della spiritualità cristiana.
5. Il genere di preghiera e la collocazione nella tradizione liturgica
Dal punto di vista tipologico, questa preghiera è una orazione di intercessione e di offerta. Essa si articola in:
- Intercessione: il supplicante prega per sé (“donami la forza, la luce, la pazienza...”) e per “tanti fratelli e sorelle che soffrono”.
- Offerta: la sofferenza propria viene presentata come sacrificio spirituale, unita a quella di Cristo (“ti offro le mie sofferenze... come atto di offerta...”).
- Innocua lode e affidamento: c’è riconoscimento della signoria di Cristo, fiducia nel Suo amore redentivo (“In Te confido, Signore, oggi e sempre”).
Nella liturgia ufficiale della Chiesa, preghiere di questo genere trovano la loro collocazione in riti come l’Unzione degli Infermi, la celebrazione della Via Crucis, o momenti di preghiera personale e comunitaria per i malati. Non fa parte di testi liturgici fissi, ma si ispira largamente alla spiritualità della Passione e all’itinerario quaresimale.
6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale o comunitaria e tempi dell’anno liturgico
La preghiera può essere utilizzata in diversi contesti:
- Nella preghiera personale: in momenti di dolore, sofferenza fisica o spirituale, malattia personale. Può essere recitata prima di interventi medici, durante il riposo, o alla sera come atto di offerta delle fatiche della giornata.
- Nella preghiera comunitaria: nei gruppi di preghiera per i malati, nelle cappellanie ospedaliere, durante la celebrazione della Messa per gli Infermi o in occasione della Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio).
- Nella liturgia domestica: con la famiglia in presenza di sofferenza, o come catechesi sul senso cristiano del dolore.
- Nei tempi liturgici: in particolare nella Quaresima (meditazione sulla Passione), nel Venerdì Santo, nelle vigilie di grandi decisioni, oppure nelle celebrazioni per la memoria dei santi che hanno vissuto la sofferenza in modo esemplare (come san Camillo de Lellis o san Giovanni Paolo II).
Praticamente, può essere inserita nel Rosario dei malati, nella preghiera di intercessione oppure come meditazione dopo la comunione. Può diventare spunto per meditazioni personali o ritiri sull’offerta del dolore, aiutando a riconoscere che “nulla va perduto per chi ama”.
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