Lamento a Dio con Santa Liduina per chi soffre di malattie rare

Destinatari:  Santa Liduina di Schiedam
Beneficiari:  Malati rari
Tipologie:  Lamento
Lamento a Dio con Santa Liduina per chi soffre di malattie rare
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Lamento a Santa Liduina di Schiedam per i Malati Rari

O Dio della misericordia, ascolta il grido di chi soffre nel silenzio e nell’ombra delle malattie rare. Nel dolore che ci avvolge e ci isola dal mondo, sentiamo spesso il peso dell’incomprensione e della solitudine; ci sembra che le nostre voci si perdano, e la speranza sembra sbiadire.

Santa Liduina di Schiedam, tu che fosti visitata dalla sofferenza fin dalla giovane età, tu che hai conosciuto l’abbandono del corpo ma non hai mai smarrito la fiducia in Dio, intercedi per noi presso il Signore. Fa’ che la tua testimonianza sia per noi come luce nell’oscurità, e dona alle nostre anime la speranza che resiste anche quando il dolore ci sembra infinito.

Signore, ti affidiamo le nostre lacrime, i giorni che scorrono tra prove e attese, la fatica di continuare quando ogni passo richiede coraggio. Dona a chi è afflitto dalla malattia rara la grazia della consolazione, la forza di non cedere allo sconforto e il conforto della Tua presenza accanto a noi.

Attraverso l'esempio di Santa Liduina, insegnaci a trasformare la sofferenza in preghiera, il nostro lamento in offerta, il nostro amore sofferente in speranza viva. Non abbandonarci nel buio, ma riempici di quella pace che solo Tu puoi donare.

Amen.

Spiegazione della Preghiera

1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera

La preghiera denominata "Lamento a Santa Liduina di Schiedam per i Malati Rari" nasce da una tradizione profondamente cristiana che riconosce la sofferenza come luogo d'incontro tra l'umanità e Dio. Essa si inserisce in una corrente spirituale che vede nella malattia non solo una prova personale, ma anche un mistero redentivo, alla luce della Passione di Cristo. Nel cattolicesimo e in altre tradizioni cristiane, la sofferenza accettata e offerta è un potente mezzo di santificazione; accostarsi a Dio nel dolore significa, come insegna la Scrittura, essere consapevoli che «egli guarisce i cuori affranti e fascia le loro ferite» (Sal 147,3).

Liduina di Schiedam (1380-1433), proclamata santa dalla Chiesa cattolica, offre un esempio paradigmatico di questo cammino. Colpita da una gravissima malattia da bambina, Liduina passò trentotto anni immobilizzata dal dolore, vivendo un singolare cammino mistico e di vicinanza ai sofferenti. La sua esistenza e i miracoli narrati nella sua biografia la pongono come patrona dei malati cronici e dei malati rari, offrendo nella fede il senso e la forza per affrontare la sofferenza. Sul piano dottrinale, questa preghiera si confronta con due dimensioni centrali: il valore dell’intercessione dei santi e la dignità inalienabile di ogni persona sofferente.

Il “lamento” nella preghiera cristiana non è mai un semplice sfogo, ma la trasfigurazione della sofferenza in supplica fiduciosa, come nei Salmi, che diventano voce collettiva di chi spera nonostante tutto: «Signore, ascolta la mia preghiera, porgi l’orecchio al mio grido; non essere sordo alle mie lacrime» (Sal 39,13).

2. I destinatari a cui è rivolta e perché

Questa preghiera si rivolge primariamente a Dio, in qualità di fonte di misericordia, e chiede la sua attenzione e compassione per chi vive la sofferenza “nel silenzio e nell’ombra delle malattie rare”. Nel secondo movimento, si invoca l’intercessione di Santa Liduina di Schiedam, scelta in quanto figura esperta di dolore e capace di comprendere in profondità il vissuto dei malati cronici, dei “piccoli” e degli emarginati dalla società a causa della loro condizione.

La scelta di Santa Liduina non è solo devozionale: nella tradizione cristiana, i santi vengono scelti come intercessori proprio perché la loro esistenza terrena ha riflesso le situazioni per cui si prega (“patronato”). Liduina, costretta all’immobilità e spesso incompresa dalla sua stessa comunità, sperimentò la solitudine e il rischio dell’abbandono. È dunque ideale mediatrice per chi oggi si trova a vivere malattie poco conosciute, spesso ignorate dal sistema sanitario o sociale, dove lo stigma e l’incomprensione sono ancora maggiori.

Infine, la preghiera riconosce che la mediazione della santa non è fine a sé stessa, ma orientata sempre alla comunione con Dio, secondo la dottrina cattolica espressa anche dal Concilio Vaticano II: «L’unione di quanti sono ancora in cammino con quelli che si sono addormentati nella pace di Cristo non è in alcun modo interrotta, anzi secondo la perenne fede della Chiesa, è rafforzata dalla comunicazione dei beni spirituali» (Lumen Gentium, 49).

3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta

I beneficiari della supplica sono:

  • I malati rari, cioè coloro che soffrono di patologie poco comuni, spesso non riconosciute dalla medicina ufficiale e prive di cure risolutive.
  • Tutti coloro che vivono la sofferenza prolungata e l’isolamento fisico/sociale dovuto alla malattia.

I bisogni che emergono nella preghiera sono molteplici:

  • Bisogni spirituali: la forza per non cedere alla disperazione, la grazia della speranza contro ogni evidenza, la consolazione nella fede e la certezza che la presenza di Dio accompagna ogni dolore – anche quello che agli altri sembra incomprensibile.
  • Bisogni esistenziali e psicologici: la necessità di non sentirsi soli o dimenticati, di ricevere empatia dall’esterno, di essere riconosciuti nella propria sofferenza e valorizzati come persone piene di dignità.
  • Bisogni fisici: il sollievo dal dolore, la perseveranza nelle terapie, la forza di affrontare il peso quotidiano di una malattia che “richiede coraggio ad ogni passo”.

In definitiva, la preghiera si fa voce di chi, vivendo una condizione rara o cronica, rischia di essere abbandonato anche spiritualmente: il “lamento” diventa così riverbero delle molte “lacrime” che attraversano il corpo e il cuore di questi malati.

4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche

Numerosi sono i temi teologici coinvolti:

  • Il valore redentivo della sofferenza: unendo il proprio dolore a quello di Cristo (cf. Col 1,24: «Completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo»), il sofferente riceve una nuova dignità e partecipa attivamente all’opera salvifica.
  • L’intercessione dei santi: i santi non sono solo modelli, ma amici spirituali che intercedono per noi presso Dio. S. Gregorio di Nazianzo afferma: «Gli amici di Dio non lasciano indifferenti i viventi; la loro intercessione è efficace davanti al Signore» (Elogio ai martiri). Santa Liduina diventa perciò “luce nell’oscurità”.
  • La solidarietà cristiana: il ricordo che nessuno è solo nella malattia; come insegna S. Paolo: «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme» (1Cor 12,26).
  • Speranza escatologica: la preghiera non si limita al semplice sollievo, ma apre alla fiducia radicale in una pace e una salvezza che vengono da Dio: «Riempici di quella pace che solo Tu puoi donare».
  • La trasfigurazione del dolore: riprendendo la tradizione ascetica e mistica, che invita a offrire la sofferenza come “preghiera” e “offerta” (cf. Rm 12,1: «Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio»).

«La sofferenza presente non è paragonabile alla gloria futura che sarà rivelata in noi.» (Rm 8,18)
«Il cristiano, quando soffre, non si rifugia in una passiva rassegnazione, ma trasforma la sofferenza in un atto di amore e di fede.» (S. Giovanni Paolo II, Salvifici doloris, 19)

5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica

Questa preghiera si configura come un lamento orante, un genere antico quanto la tradizione dei Salmi, ma anche come supplica e intercessione, ossia una richiesta fiduciosa rivolta a Dio e ai santi a favore di chi soffre. Presenta anche elementi di offerta, perché chiede a Dio di trasfigurare sofferenza e lamento in preghiera e speranza.

Nella tradizione liturgica cattolica, la preghiera di intercessione per i malati trova spazio in molti momenti: nella celebrazione della Unzione degli infermi, nella Liturgia delle Ore (principalmente nelle intercessioni), nelle messe votive per i malati, nei “rosari dei malati” e in vari riti di preghiera personale o comunitaria presso santuari e cappelle. Santa Liduina, soprattutto in Olanda e tra le associazioni dedite ai pazienti rari, viene menzionata il 14 aprile, giorno della sua memoria liturgica, ma nulla vieta di utilizzare questa supplica in qualsiasi tempo e luogo di sofferenza.

6. Indicazioni pratiche: come usarla nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico

  1. Nella preghiera personale:
    • Recitarla durante momenti di particolare sofferenza fisica o emotiva, chiedendo a Santa Liduina forza e consolazione.
    • Pregare sostando sui passaggi chiave, lasciando che le immagini (il “silenzio”, la “luce nell’oscurità”, le “lacrime”) diventino occasione per confidare a Dio la propria storia.
    • Può essere accompagnata dalla lettura di brevi passi evangelici sulla compassione e sulla guarigione (es: Gv 9,1-7).
  2. Nella preghiera comunitaria:
    • Usarla in gruppi di preghiera, in ospedali e associazioni di pazienti rari, prima di assemblee o incontri dedicati ai malati e alle loro famiglie.
    • Integrarla nella liturgia delle ore (ad es. nelle intercessioni delle Lodi o dei Vespri), oppure durante la messa (dopo l’omelia o nella preghiera dei fedeli), specie in occasione della memoria di Santa Liduina (14 aprile) o della Giornata mondiale delle Malattie Rare (ultimo giorno di febbraio).
    • Inserirla come atto penitenziale e offerta nei tempi forti della Quaresima, quale richiamo alla compassione e alla solidarietà ecclesiale.

Infine, questa preghiera può essere stampata e affidata come dono spirituale a chi attraversa la sofferenza, stimolando la fiducia nella comunione dei santi e nella potenza della preghiera condivisa: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).

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