Offerta delle sofferenze per la liberazione delle anime oppresse
Offerta del Giorno a Gesù Crocifisso per le Persone Oppresse dal Maligno
O Gesù Crocifisso, davanti a Te innalzo il mio cuore e le mie sofferenze quotidiane. Offro con umiltà e amore ogni mia fatica, ogni mio dolore, ogni mia rinuncia come suffragio per le anime di coloro che sono oppressi dal maligno, travolti dalla tentazione, dal male e dall’angustia.
Ti supplico, Salvatore misericordioso: accogli la mia offerta e uniscila al Tuo sacrificio sulla Croce. Per la Tua piaga gloriosa, soccorri chi soffre, consola chi è smarrito, libera chi è prigioniero delle tenebre. Che ogni mia ferita e lacrima possa diventare, per Tua grazia, sollievo e luce nell’ombra per chi lotta contro il male.
Sia questo giorno interamente donato a Te e, attraverso il Tuo Cuore trafitto, trasformato in segno di speranza e liberazione per ogni anima tormentata. Intercedi per loro, o Gesù, perché possano ritrovare in Te la pace, la libertà e la gioia dei figli di Dio.
Confido in Te, e Ti offro tutto per amore.
Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
L’Offerta del Giorno a Gesù Crocifisso per le Persone Oppresse dal Maligno si inserisce in una tradizione spirituale e dottrinale profondamente radicata nella storia della Chiesa cattolica e più in generale nel cristianesimo. La croce di Gesù è il cuore della fede: in Essa si compie la redenzione, il sacrificio volontario del Figlio di Dio per la liberazione dell’umanità dal peccato e dal potere del male. Nei Vangeli e negli scritti apostolici, il male non è solo una forza astratta: Satana è «l’oppressore» (At 10,38), il divisore, e la lotta contro di lui è compito di ogni credente.
Questa preghiera, ponendosi nella consapevolezza di un mondo segnato dal male — tentazione, sofferenza, angoscia, prigionia spirituale — risponde all’invito di San Paolo: «offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, santo, gradito a Dio» (Rm 12,1). Essa mutua anche la prospettiva della comunione dei santi e del suffragio: il credente può, offrendo le proprie fatiche a Cristo, associarsi attivamente all’opera di liberazione e redenzione della Chiesa.
Dottrinalmente, emerge la certezza che le sofferenze umane unite al sacrificio di Cristo partecipano della Sua opera salvifica: «Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi, e completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1,24). L’azione di offrire la propria giornata diviene preghiera e atto sacerdotale in senso battesimale (cf. 1Pt 2,5), rendendo ogni atto quotidiano strumento di salvezza e di liberazione per gli altri.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è rivolta direttamente a Gesù Crocifisso, identificato esplicitamente come il Salvatore misericordioso, cuore e centro del mistero cristiano. Non è rivolta ai santi o alla Vergine ma a Cristo stesso, colui che ha vinto il male con la sua passione.
Il riferimento insistente alla Croce e alle piaghe gloriose di Gesù sottolinea il contatto personale e affettivo con il Redentore nel suo atto supremo d’amore. Gesù viene implorato come intercessore, medico e liberatore — possiede l’autorità che deriva dal suo sacrificio, e a Lui solo spetta la vittoria sul male.
La scelta di rivolgersi a Gesù Crocifisso deriva dalla tradizione che vede nella Passione il momento in cui le forze demoniache sono sconfitte e l’essere umano trova redenzione. A sostegno di ciò, si può citare San Giovanni Crisostomo:
«Con la morte sulla croce, Cristo sconfisse il diavolo, abolì il peccato, annientò il potere della morte e aprì ai credenti le porte del cielo.»
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
Questa preghiera è esplicitamente intercessoria; infatti, chi la recita si presenta davanti a Cristo per offrire la propria giornata non solo per sé ma soprattutto per le persone oppresse dal maligno. Tali persone sono descritte nella loro fragilità e sofferenza:
- Coloro che sono travolti dalla tentazione, cioè vivono la fatica della lotta spirituale.
- Chi è afflitto dal male in senso fisico, psichico o spirituale.
- Chi vive l’angoscia, la perdita di speranza, la prigionia interiore («chi è prigioniero delle tenebre»).
- Chi si sente smarrito o abbandonato («consola chi è smarrito»).
La preghiera coglie il profondo bisogno di liberazione e consolazione che molte persone vivono, consciamente o inconsciamente, a causa dell’azione del male, delle proprie ferite interiori, delle condizioni di sofferenza fisica e morale. Si chiede a Gesù di liberare, consolare e donare speranza, riconoscendolo come unica fonte di pace, gioia e libertà, secondo la promessa evangelica: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28).
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche
La ricchezza teologica della preghiera si sviluppa attorno a quattro temi principali:
-
Redenzione e partecipazione al sacrificio di Cristo: Il credente offre le proprie sofferenze quotidiane come Cristo ha offerto la Sua croce. Si realizza così il principio espresso da San Paolo:
«Completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo» (Col 1,24).
- Potere della Croce contro il male: La fede nella liberazione dal maligno fondata sull’opera di Cristo (cf. Gv 12,31: «ora sarà gettato fuori il principe di questo mondo») e sostenuta dalla tradizione esorcistica e liturgica della Chiesa.
-
Comunione dei santi e solidarietà spirituale: Il gesto dell’offrire la propria giornata funge da suffragio. Sant’Ambrogio disse:
«Nessuno si salva da solo: la salvezza dei molti dipende dalle preghiere dei pochi giusti.»
- Centralità della misericordia e della speranza cristiana: Gesù viene chiesto di rendere la propria ferita e lacrima “sollievo e luce” per chi lotta. La speranza è motivata dalla sua vittoria pasquale: «Nel mondo avrete tribolazione, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo» (Gv 16,33).
5. Il genere di preghiera e la collocazione nella tradizione liturgica
Questa preghiera appartiene principalmente al genere dell’intercessione, ma in essa si intrecciano anche l’offerta (dimensione oblativa), la supplica e in parte lode e fiducia (Confido in Te).
Non si tratta di un testo liturgico ufficiale (non è presente nel Messale Romano o nella Liturgia delle Ore), ma si ispira a una tradizione amatissima nella devozione quotidiana cristiana:
- L’offerta della giornata a Cristo (cf. Preghiera del mattino, Atto di offerta).
- La supplica a Cristo crocifisso, diffusa nel culto delle Ore della Passione e nelle preghiere per la liberazione.
- La preghiera di liberazione, tradizione che si affianca agli esorcismi ufficiali e alla preghiera per gli afflitti dal male.
Tali elementi sono profondi nella pietà popolare, nella spiritualità del Sacro Cuore e nella pratica dei gruppi di preghiera carismatici. La funzione di suffragio e intercessione l’avvicina anche alle preghiere per i defunti o per i sofferenti.
6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale e comunitaria e nei tempi liturgici
Questa preghiera può essere utilizzata sia personalmente che comunitariamente. Di seguito alcune modalità pratiche:
- Preghiera personale quotidiana: all’inizio della giornata, al risveglio o prima delle attività ordinarie, come atto di offerta del proprio vissuto a favore di chi soffre.
- Durante momenti di difficoltà personale: quando ci si sente oppressi o tentati, recitarla può dare senso alle proprie sofferenze e associarle al mistero della Croce.
- In comunità: come intercessione durante la liturgia delle Ore (in particolare Lodi mattutine o Vespri nei giorni feriali), in momenti di adorazione eucaristica, durante incontri di preghiera carismatica o catechesi sui temi della liberazione.
- Tempi liturgici particolari: la Quaresima — tempo di lotta spirituale contro il male — è particolarmente adatto, così come i Venerdì dell’anno, la Settimana Santa, le memorie dei santi esorcisti o dei martiri della fede.
- Per le intenzioni di preghiera della comunità parrocchiale, in particolare per chi vive situazioni di sofferenza, dipendenza, disperazione.
Nella preghiera personale si può pronunciare il testo lentamente, sostando sulle frasi più significative e associando nel cuore i volti concreti delle persone da affidare. Si può anche scrivere un’intenzione specifica per i propri cari o per le situazioni nei notiziari che più colpiscono.
Nella dimensione comunitaria si può inserirla dopo la lettura del Vangelo nei gruppi di ascolto, oppure come conclusione di una Via Crucis o di una meditazione sulle piaghe di Cristo. Può essere recitata sia da un solo lettore sia da tutti i presenti in forma responsoriale.
Infine, la sua recita frequente aiuta ad alimentare una dimensione missionaria e compassionevole della fede, ricordando che ogni cristiano, reso partecipe del mistero pasquale, può collaborare misticamente alla liberazione dal male di tutto il popolo di Dio.
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