Mantra Cristiano a Gesù Emmanuele per la vicinanza ai Malati infettivi

Ascolta la Preghiera
Emmanuele, Dio con noi,
nel silenzio delle corsie, quando la paura e il dolore stringono il cuore, Tu sei la nostra speranza.
Resta vicino a chi soffre nei Malati infettivi, abbraccia le loro angosce e fragilità, porta luce nell’ombra della solitudine.
Infondi coraggio nei corpi provati, e fede nei cuori che vacillano.
Emmanuele, apri sentieri di guarigione, alimenta la speranza che non delude, rendi ogni respiro un inno di fiducia nella Vita.
Ripeti nel dolore: Tu sei con noi, Tu sei la mia forza.
Sia la Tua presenza in ogni lacrima e la Tua pace in ogni inquietudine.
Emmanuele, resta con noi, ora e sempre.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
La preghiera “Emmanuele, Dio con noi” si inserisce in un contesto profondamente cristiano, radicato nella fede dell’Incarnazione: “Emmanuele” – dall’ebraico עִמָּנוּ אֵל ("Dio con noi") – è uno dei titoli messianici di Gesù, come annunciato da Isaia (Isaia 7,14: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”) e ripreso in Matteo 1,23 in riferimento alla nascita di Cristo. Questo titolo racchiude il cuore del mistero cristiano: Dio non è remoto, ma si è fatto vicino fino a condividere la condizione umana, specialmente nelle sue fragilità, dolori e paure.
In questa preghiera si avverte il silenzio carico di attesa degli ospedali, luoghi di sofferenza e speranza, accentuato dalla presenza della paura e della solitudine, realtà profondamente vissute durante malattie infettive o epidemie. Il testo attinge quindi al tema fondamentale della compagnia di Dio nel dolore: Cristo che patisce con i malati, che rinnova la speranza e conduce a una guarigione integrale.
Dottrinalmente, la preghiera richiama anche la speranza cristiana, che non è mera attesa di un benessere terreno, ma fiducia nella forza risanante dello Spirito e nell’accompagnamento di Dio in ogni circostanza (“speranza che non delude”: Romani 5,5). Essa riconosce la “forza nella debolezza” (2 Corinzi 12,9) e la forza pasquale della Risurrezione come fondamento per affrontare la prova.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
Il destinatario principale della preghiera è Gesù Cristo, invocato come “Emmanuele”. La scelta di questo titolo esprime la fede in un Dio vicino, presente e coinvolto nelle vicende umane, non solo come spettatore, ma come partecipante attivo delle sofferenze, soprattutto nei malati. Dire “Emmanuele” significa credere che Gesù continui ad abitare nei luoghi in cui le persone faticano, piangono ed hanno bisogno di consolazione.
Dal punto di vista spirituale, rivolgersi a Emmanuele in un contesto di malattia riconosce che solo Lui può essere conforto autentico: “Tu sei la nostra speranza”, si legge nella preghiera. Questo appello diventa particolarmente urgente nelle “corsie”, cioè nei reparti ospedalieri dove la solitudine, la vulnerabilità e l’incertezza spesso dominano. Viene così espressa una fede teologica nella presenza reale e operante del Cristo sofferente accanto a ogni uomo e donna segnati dal dolore.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
La preghiera è una supplica d’intercessione per i malati, soprattutto coloro ricoverati nei reparti infettivi, ma si estende idealmente a chiunque sia immerso nella sofferenza, nella solitudine e nello smarrimento. Si affida al Signore la condizione di chi vive la malattia non solo come disagio fisico, ma anche come prova psicologica e spirituale.
- Bisogni fisici: Guarigione dal male, sostegno nei corpi provati dalla malattia, forza vitale capace di resistere alle difficoltà cliniche e alle cure spesso dolorose.
- Bisogni spirituali: Fede e speranza quando la fiducia vacilla; coraggio per affrontare le prove; consolazione nella solitudine; pace interiore contro l’angoscia e il turbamento; presenza di Dio come sollievo e compagnia nel dolore; fiducia nella vita anche di fronte al mistero della sofferenza e della morte.
La menzione delle “lacrime” e dell’“inquietudine” rivela la consapevolezza di una condizione umana bisognosa di redenzione, sia nell’aspetto fisico che in quello emotivo-spirituale. L’invocazione appassionata chiede a Dio di farsi prossimo a tutti coloro che sono toccati dalla prova, anche indirettamente (famigliari, personale sanitario).
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche
La preghiera si regge su alcuni pilastri teologici fondamentali:
- La presenza salvifica di Cristo (“Emmanuele”):
“Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. (Matteo 28,20)
Essa richiama la vicinanza permanente del Risorto, soprattutto nei momenti di bisogno.
- La speranza che nasce dalla fede:
“La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. (Romani 5,5)
L’insistenza sulla “speranza che non delude” lega la preghiera alla fiducia indomita nella fedeltà divina.
- La forza nella debolezza:
“Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. (2 Corinzi 12,9)
La consapevolezza della fragilità umana, illuminata e sostenuta dalla grazia che opera proprio nelle situazioni di maggiore precarietà.
- La guarigione integrale (fisica e spirituale):
“Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie”. (Matteo 8,17; Isaia 53,4)
Cristo assume su di sé le ferite umane, portando una possibilità di riscatto e rinnovamento.
- Il valore cristiano della consolazione:
“Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione”. (2 Corinzi 1,3-4)
Gli antichi maestri spirituali, come Sant’Ambrogio, ricordavano che “nessuno può essere solo dove c’è Cristo”. La preghiera si fa eco di questa tradizione patristica, ricordando che la presenza di Dio consola, solleva, guarisce in profondità.
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
Dal punto di vista tipologico, si tratta di una preghiera di intercessione e supplica, intessuta anche di elementi di lode per la presenza di Dio nella sofferenza e dell’invocazione della sua azione risanatrice. Non manca una sfumatura di ringraziamento implicito per la sua costante vicinanza, nonostante non sia esplicitata in termini formali.
Nella tradizione liturgica, questo tipo di testo viene collocato nel contesto delle preghiere per i malati: può essere integrato nella celebrazione dell’Unzione degli Infermi, nei momenti di adorazione eucaristica in ospedale, oppure proposto durante le suppliche comunitarie in tempi di epidemie o difficoltà collettive. Può essere usata come preghiera spontanea dopo la comunione o all’inizio di turni ospedalieri da personale sanitario credente, e opportunamente adattata per la liturgia delle ore nella memoria di santi “guaritori” (Camillo de Lellis, Giovanni di Dio, etc.).
6. Indicazioni pratiche: uso personale, comunitario e nell’anno liturgico
Uso personale:
- Può essere recitata dal malato stesso come affidamento della propria condizione, oppure da chi ne condivide la prova (famigliare, amico, operatore sanitario).
- Si presta ad essere meditata, magari soffermandosi sui vari segmenti (“abbraccia le loro angosce...”, “infondi coraggio...”), lasciando spazio al silenzio per interiorizzare la presenza del Signore.
Uso comunitario:
- Può essere letta in gruppo nel corso di una veglia di preghiera per i malati, durante la celebrazione della Parola nelle corsie o nella cappella ospedaliera.
- Adatta anche nelle celebrazioni speciali (giornate mondiali del malato, novene, tridui per la salute, momenti di crisi pubblica come epidemie o calamità sanitarie).
Collocazione nell’anno liturgico:
- Tempio d’elezione sono il Tempo di Avvento e Natività del Signore, centrati sulla manifestazione di Emmanuele nel mondo.
- Particolarmente adatta nella Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio), nelle memorie di santi dediti ai sofferenti e in occasione di epidemie.
- Utilizzabile anche nel Tempo di Passione/Pasqua, quale invocazione della forza risanatrice che scaturisce dalla croce e dalla risurrezione.
Consigli pratici: tenere la preghiera scritta a portata di mano (in corsia, accanto al letto, in una tasca), recitarla nei momenti di maggiore angoscia o paura, oppure inserirla in un Rosario meditato dedicato ai malati. Quando si ha tempo e possibilità, meditare ciascuna strofa davanti all’Eucaristia o condividere la recita con altri, per ricevere conforto dalla preghiera corale.
Commenti
I commenti saranno disponibili a breve.