Lamento a Dio per la sofferenza in Terra Santa (Israele e Palestina)
Dio dei padri, Dio della misericordia,
A Te leviamo il nostro lamento: la Terra Santa, luogo della promessa, è ferita da pianto e discordia.
Popoli di Israele e Palestina, figli di Abramo, siedono tra le ceneri del dolore, cercando la Tua luce nelle notti della paura e del lutto.
Ascolta, Signore, il grido di chi piange i propri cari; guarda chi vaga senza casa, chi porta il peso della perdita e dello smarrimento.
Ti affidiamo la pace frantumata in questa terra benedetta, dove più forte si leva il nostro gemito d’impotenza.
Nel mezzo delle rovine, fa’ nascere la speranza. Insegna ai cuori l’arte del perdono e della riconciliazione, dove il sangue è stato versato e la sfiducia abita le strade.
Tu che hai dato la vita in Gesù proprio su questa terra, mostra ancora la Via dell’amore che vince l’odio, la Via della giustizia che sana le ferite.
Imploriamo la Tua pace, o Dio, per Israele e Palestina: dona consolazione a chi soffre, fermezza a chi semina dialogo, conforto a chi resiste alla disperazione.
Rendi le lacrime sorgente di vita nuova, e il dolore, seme di speranza. Nel buio, accendi la Tua luce.
Noi crediamo che Tu ascolti il pianto dei tuoi figli: trasforma le nostre ferite in canti di speranza, e fa’ rifiorire, tra le macerie, la Tua pace.
Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
La preghiera proposta nasce in un momento storico segnato da profonde tensioni e sofferenze nella Terra Santa, luogo centrale della rivelazione biblica e cuore delle tre religioni monoteistiche. Invocare “Dio dei padri, Dio della misericordia” radica il testo nel patrimonio spirituale comune delle fedi abramitiche e nella tradizione della preghiera che attraversa la storia di Israele e della Chiesa.
Nel contesto dottrinale, la supplica si inserisce nella lunga tradizione biblica dell’intercessione per la pace e della solidarietà verso il sofferente: “Cercate la pace della città… e pregate per essa il Signore” (Geremia 29,7). Anche il pianto delle vittime e il dolore di chi è colpito dal conflitto richiamano i salmi di lamentazione, in particolare quelli dove il popolo leva al Signore il proprio grido nelle tribolazioni (Sal 42, Sal 44). La preghiera mostra la tensione tra speranza e dolore, affidando però tutto a Dio come unica fonte di consolazione e riconciliazione.
Dal punto di vista cristiano, la supplica richiama il mistero pasquale di Cristo, Redentore morto e risorto proprio in quella terra: dalla morte e dal peccato può germogliare una nuova speranza. L’intercessione si fa così atto di comunione con la sofferenza di tutti, e ricerca concreta della pace, in continuità con l'insegnamento della Chiesa, che non cessa di chiedere la riconciliazione tra i popoli e la dignità di ogni persona, come ribadito nei numerosi appelli papali per la Terra Santa.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è rivolta innanzitutto a Dio, riconosciuto come “Dio dei padri” — quindi fonte delle promesse abramitiche rivolte a Israele, ma anche come “Dio della misericordia”, che, secondo la rivelazione biblica e cristiana, volge lo sguardo ai suoi figli nel dolore (Esodo 3,7: “Ho visto la miseria del mio popolo…”). In questo senso, il destinatario primario è Dio stesso, invocato nella dimensione relazionale e paterna. La scelta di queste epiclesi evidenzia sia il radicamento nella storia della salvezza (patriarchi e promesse) sia l’anelito alla compassione e alla giustizia.
Ai sensi della preghiera liturgica comunitaria, il “noi” con cui si apre la supplica (“leviamo il nostro lamento”, “Ti affidiamo”, “imploriamo la Tua pace”) coinvolge l’intera assemblea dei fedeli nel compito di intercedere per la pace, secondo la vocazione sacerdotale del popolo di Dio (1 Pietro 2,9), rendendo così la preghiera atto ecclesiale oltre che personale.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
La preghiera nomina esplicitamente i popoli di Israele e Palestina, “figli di Abramo”, sottolineando la fratellanza spirituale a dispetto delle attuali divisioni. Intercede per:
- Chi piange i propri cari: domanda consolazione per coloro che hanno perso familiari — un bisogno umano universale, profondamente sentito in situazioni di conflitto.
- Chi vaga senza casa e chi porta il peso della perdita: un riferimento diretto ai profughi, sfollati e feriti, ai quali si chiede di donare rifugio, accoglienza e conforto.
- Chi semina dialogo e chi resiste alla disperazione: una preghiera per quanti si impegnano attivamente nella ricerca di vie di riconciliazione, anche nei momenti più bui.
Dal punto di vista spirituale, i bisogni invocati sono:
- La speranza, come luce nel buio della distruzione (“fa’ nascere la speranza”);
- la capacità di perdonare e di riconciliarsi, là dove il conflitto ha scavato solchi profondi;
- il superamento dell’odio attraverso l’amore e della giustizia riparatrice.
Non mancano anche richieste sui bisogni materiali: la pace materiale per la “terra benedetta”, la consolazione per le lacrime, un tetto per chi è smarrito.
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche
a) La fraternità abramitica: La preghiera insiste sui “figli di Abramo”, richiamando sia la Bibbia (Gn 12,1-3; 17,5) sia la teologia del Concilio Vaticano II (Nostra Aetate 3) sull’unità delle origini di cristiani, ebrei e musulmani. Tertulliano affermava già:
“Omnes enim qui de Abraham sumus, unius sanguinis sumus” — Siamo tutti di una sola discendenza, quella di Abramo.
b) Il dolore condiviso e la speranza escatologica: Il lamento, tipico della spiritualità biblica (cfr. Salmo 79: “Guarda, o Signore, la devastazione del tuo popolo”), è però sempre rivolto alla speranza nella promessa futura: “Rendi le lacrime sorgente di vita nuova”. Commentando il dolore come seme di rinascita, Sant’Agostino scriveva:
“Dalle lacrime che ora ci irrigano, fiorirà per noi la gioia della salvezza futura” (In Ps. 125).
c) Perdono, riconciliazione, giustizia riparatrice: L’invocazione di perdono e riconciliazione si radica nel Vangelo: “Beati gli operatori di pace…” (Mt 5,9), e nella richiesta del “Padre nostro” (“rimetti a noi i nostri debiti…”). La via della giustizia, “che sana le ferite”, richiama tutta la riflessione della Dottrina Sociale della Chiesa su riconciliazione e pace vera (cf. Compendio DSC §§495-520). San Giovanni Crisostomo:
“Dove non c’è perdono, non c’è pace duratura.”
d) La preghiera come fiducia nella Provvidenza: Nel dichiarare: “Sappiamo che Tu ascolti il pianto dei tuoi figli”, la preghiera si fa atto di fede, raccordando la supplica biblica alla fiducia evangelica (cf. Mt 6,8; Lc 11,11-13).
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione liturgica
La struttura e i toni della preghiera rivelano una dominante intercessoria: si invoca Dio perché apra strade di pace, consolazione, perdono. Vi è anche un elemento di lode (“Dio dei padri”) e di lamentazione (il grido per le ferite della Terra Santa). In modo delicato, si insinua il ringraziamento nella parte finale, per la fiducia che Dio ascolterà e trasformerà il male in bene (“fa’ rifiorire la Tua pace”).
Liturgicamente, una preghiera di questo genere trova naturale collocazione:
- nella Preghiera universale (o dei fedeli) durante la Messa, specie in giorni di lutto o commemorazioni per la pace;
- nei riti di supplica e intercessione per la pace, o nelle veglie ecumeniche;
- nell’Ora Media o nella preghiera comunitaria del Rosario, nei momenti dedicati all’invocazione della pace per il Medio Oriente.
6. Indicazioni pratiche: come usare la preghiera e nei tempi dell’anno liturgico
La preghiera può essere adoperata:
- come invocazione personale davanti alle notizie di guerra, per mantenere uno sguardo cristiano e misericordioso sulle vittime di ogni popolo;
- in gruppi di preghiera, associazioni, movimenti e comunità parrocchiali, come schema per la supplica comunitaria a Dio;
- recitata durante giornate di digiuno e preghiera per la pace, specialmente in Quaresima, Avvento, o in occasione delle Giornate mondiali della pace (1° gennaio), oppure durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio);
- come parte di veglie ecumeniche/interreligiose per la pace e la riconciliazione.
Nel tempo ordinario, può essere utilizzata nel personale cammino spirituale per educarsi a una compassione attiva. Nei tempi forti, come la Quaresima, può guidare motivi di conversione: dalla logica della vendetta a quella del perdono e della speranza.
Un uso prolungato e meditato (ad esempio, come esame di coscienza o nel silenzio d’adorazione) può aiutare a rafforzare intenzionalmente percorsi di pace, partendo dal cuore del credente, secondo le parole di San Paolo: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rm 12,21).
Commenti
I commenti saranno disponibili a breve.
Preghiere per Dio
-
Preghiera Litania a Dio per Bambini Malati
-
Preghiera a Dio per i Problemi tra Marito e Moglie
-
Preghiera di perdono per gli imprenditori ricchi che hanno smarrito la via
-
Preghiera a Dio in Canto Ripetuto per la protezione degli amici cari
-
Preghiera a Dio per l'Anima di Papa Francesco
-
Preghiera di Ringraziamento a Dio per il Lavoro Svolto da Giovanni Paolo II
-
Preghiera a Dio per la Felicità dei Genitori
-
Preghiera a Dio per Papa Leone XIV
-
Preghiera di Lode a Dio per la Vita Comunitaria dei Fedeli
-
Lamento a Dio per i popoli in guerra
Preghiere per Palestina, Israele
Preghiere per Speranza nel dolore
-
Preghiera a Santa Lucilla per chi ha Perso la Vista
-
Intercessione a San Raimondo Nonnato per i detenuti e le loro famiglie
-
Mantra Cristiano a Gesù Emmanuele per la vicinanza ai Malati infettivi
-
Rosario meditato con San Pier Giorgio Frassati per i sofferenti
-
Intercessione a Santa Elisabetta per la Madre anziana
-
Preghiera del cuore a San Pafnuzio per le Persone sfigurate o mutilate
-
Meditazione guidata con Santa Veronica Giuliani sulla Passione di Cristo
-
Salmo di fiducia per chi affronta una diagnosi difficile
-
Lamento a Gesù Crocifisso per le anime tormentate dal demonio