Preghiera per la Stabilità Professionale a San Giuseppe Benedetto Cottolengo

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Primo giorno
San Giuseppe Benedetto Cottolengo, padre degli umili e dei lavoratori, affidiamo a te gli operai e gli impiegati, che ogni giorno si adoperano con sacrificio e dedizione. Intercedi presso il Signore perché possa essere loro donata sicurezza economica, affinché non manchi mai il pane sulla loro tavola e siano sollevati dalle ansie materiali. Rafforza la speranza nei cuori scoraggiati e accompagna ciascuno di noi nel cammino verso una vita dignitosa e serena.
Secondo giorno
San Giuseppe Cottolengo, tu che hai conosciuto la fatica e la responsabilità, veglia su tutti coloro che vivono momenti di instabilità professionale. Aiuta chi ha perso il lavoro a trovare presto un’occupazione degna e che chi lavora abbia rispetto, dignità e giustizia. Illumina i datori di lavoro affinché promuovano ambienti giusti e sicuri, e fa’ che ogni impiego sia occasione di crescita e serenità.
Terzo giorno
San Giuseppe Benedetto Cottolengo, dono di carità e di coraggio, raccomandiamo a te tutti gli operai e impiegati nella loro quotidiana missione. Chiedi per noi la grazia della stabilità lavorativa e della protezione nelle difficoltà, fortifica le nostre famiglie e dona pace ai cuori. Sustienici nelle prove, sorreggici nella fede, rendici strumenti della Provvidenza di Dio per chi è nel bisogno. Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera
La preghiera nei tre giorni rivolta a San Giuseppe Benedetto Cottolengo si inserisce pienamente nel solco della tradizione cattolica che vede nei Santi degli alleati potenti nell’intercessione presso Dio. Cottolengo, sacerdote torinese dell’Ottocento, fu fondatore della “Piccola Casa della Divina Provvidenza”, opera di carità volta a dare dignità ai poveri e agli ammalati. Il suo carisma fu profondamente radicato nella fiducia nella Provvidenza di Dio e nella cura dei bisogni materiali e spirituali dei più fragili.
Questa preghiera si sviluppa all’interno della dottrina sociale della Chiesa, particolarmente attenta, a partire dall’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII (1891), alle condizioni degli operai, all’equilibrio tra capitale e lavoro, alla dignità della persona nelle realtà lavorative, e al diritto al giusto sostentamento. I testi dei giorni riflettono, anche nella scelta delle parole, la sensibilità evangelica per la giustizia, la sicurezza e la solidarietà, valori fondanti la missione stessa di San Giuseppe Cottolengo, che accoglieva quanti rischiavano l’emarginazione sociale.
Sul versante spirituale, la preghiera incorpora temi come la fiducia nella Provvidenza, la vita dignitosa, la speranza e il sostegno nella fatica umana, attingendo a verità evangeliche e ad un’antropologia cristiana che valorizza il lavoro come collaborazione al disegno della Creazione (cfr. Gaudium et Spes, 67).
2. Destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è indirizzata specificamente a San Giuseppe Benedetto Cottolengo. Questo perché egli è visto come padre degli umili e dei lavoratori, colui che, nel suo ministero e nelle sue opere, si è fatto prossimo soprattutto di chi sperimenta fatica, insicurezza e bisogno materiale. In quanto santo canonizzato e riconosciuto per le sue virtù di carità operosa e di saggia amministrazione, Cottolengo è considerato uno speciale intercessore presso Dio per tutte le necessità legate a lavoro, precarietà e disagio.
Rivolgersi a un santo come lui ha anche un valore pedagogico per il fedele: invita a riscoprire la spiritualità della carità concreta e della solidarietà, incoraggiando a invocare l’aiuto del cielo non in modo individualistico, ma sempre collegato alla comunità dei fratelli e delle sorelle bisognosi. Inoltre, la scelta di Cottolengo segnala attenzione a una figura “prossima” ai problemi contemporanei di molti cristiani: lavoro, sicurezza, giustizia sociale.
3. Beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
La preghiera, pur essendo indirizzata a San Giuseppe Cottolengo, invoca la sua intercessione a beneficio di operai, impiegati, disoccupati e famiglie che patiscono incertezza e disagio economico. I destinatari della supplica, quindi, sono:
- Operai e impiegati, messi in primo piano come esempi di sacrificio quotidiano e dedizione;
- Disoccupati, menzionati espressamente come coloro che “hanno perso il lavoro” (secondo giorno), per cui si chiede la grazia di un’occupazione degna;
- Datori di lavoro, perché siano illuminati a promuovere ambienti giusti e sicuri;
- Le famiglie dei lavoratori, inserite nel desiderio della pace dei cuori e della stabilità.
I bisogni affrontati sono molteplici: sicurezza economica (che non manchi il pane sulla tavola), sollevamento dalle ansie materiali, speranza nei cuori scoraggiati, dignità e giustizia nel lavoro, protezione dalle difficoltà quotidiane, stabilità lavorativa. Si intrecciano dunque esigenze sia materiali che spirituali; la richiesta di pace, serenità e fede manifesta un orizzonte che va oltre il semplice benessere economico per abbracciare la totalità della vita umana, compresa la crescita e la carità verso gli altri.
4. Temi teologici principali e riferimenti biblici e patristici
Questa preghiera mette in rilievo diversi temi teologici centrali:
- La Provvidenza Divina: si chiede che “non manchi mai il pane sulla tavola”, segno di fiducia in Dio che sostiene nel bisogno (cf. Mt 6,25-34: “Cercate prima il Regno di Dio… e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”).
- Dignità del lavoro umano: il lavoro non è solo mezzo di sostentamento, ma partecipazione alla creazione e luogo di crescita personale e familiare (cf. Genesi 2,15: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”; Gaudium et Spes, 34).
- Giustizia e rispetto: si intercede perché tutti abbiano giusta retribuzione e rispetto, eco del magistero sociale della Chiesa e delle parole di san Giovanni Crisostomo:
“Non condividere i propri beni con i poveri significa derubarli e togliere loro la vita. I beni che possediamo non sono nostri, ma loro.”
- Speranza e consolazione: la preghiera si affida a Cottolengo “rafforza la speranza nei cuori scoraggiati”, ricalcando numerosi salmi e invocazioni bibliche (cfr. Sal 9,19: “Il Signore è rifugio per l’oppresso, in tempi di angoscia”).
- Essere strumenti della Provvidenza: il fedele domanda di diventare esso stesso “strumento della Provvidenza” per gli altri, secondo l’insegnamento di san Francesco d’Assisi o della lettera di Giacomo (Gc 2,14-17: “La fede senza le opere è morta”).
La preghiera rende così attuali, per i credenti di oggi, i tesori della Scrittura e della tradizione, testimoniando la centralità della diaconia (servizio) nella sequela cristiana.
5. Genere di preghiera e collocazione nella tradizione liturgica
I tre testi presentano i caratteri propri della preghiera di intercessione. In essa, il fedele non si limita a lodare o ringraziare Dio, ma domanda al Santo di fare da mediatore presso il Signore, chiedendo grazie materiali e spirituali per una specifica categoria di persone.
Tali preghiere non sono parte della liturgia “ufficiale” della Chiesa (come la Messa o la Liturgia delle Ore), ma trovano il loro spazio in celebrazioni devozionali, novene, tridui, momenti di preghiera comunitaria o personale. Sono quindi pienamente “liturgia popolare” o "pietas", preziosa per la vitalità spirituale del popolo cristiano e fortemente raccomandata dal Magistero (cfr. Marialis Cultus, 33-35).
Pur dominando l’elemento intercessorio, non mancano note di lode (per esempio nel riconoscere Cottolengo “padre degli umili e dei lavoratori”, “dono di carità e coraggio”) e di supplica fiduciosa. I toni della penitenza sono solo impliciti, nella consapevolezza del bisogno e della propria insufficienza senza Dio.
6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale, comunitaria e nell’anno liturgico
Come pregare con questi testi?
- Preghiera personale: recitare i testi giornalmente, magari al mattino, affidando la propria giornata lavorativa o i membri della famiglia che vivono difficoltà economiche. Può essere utile accompagnare la preghiera con una breve meditazione sulla figura di San Giuseppe Cottolengo oppure su un passo della Scrittura tra quelli citati.
- In comunità: durante una Novena o Triduo in preparazione alla memoria del Santo (30 aprile), inserire la preghiera tra i momenti di intercessione della Messa o di una liturgia della Parola. Può essere anche un’ottima apertura per incontri di associazioni di lavoratori cristiani, momenti di riflessione sul lavoro o di solidarietà.
- Nell’anno liturgico: i testi sono particolarmente adatti per la festa di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, ma possono essere utilizzati anche nel mese di marzo (dedicato a San Giuseppe Sposo, patrono dei lavoratori) o in occasione della Festa del Lavoro (1° maggio), valorizzando la comunione dei santi sulle difficoltà dei nostri tempi.
- In momenti di particolare crisi: Se una famiglia o una comunità è colpita da licenziamenti, precarietà o sofferenze legate al lavoro, questa preghiera può essere recitata come momento di conforto e affidamento.
Ulteriori consigli: accompagnare la preghiera con piccoli gesti di carità concreta (sostegno a chi cerca lavoro, aiuto a chi è in difficoltà, sostegno morale e spirituale), così da diventare davvero, come suggerito nel testo, “strumenti della Provvidenza di Dio”.
In sintesi, questi testi favoriscono una fede incarnata, orientata all’azione caritativa e alla solidarietà, con la certezza che il Signore, per intercessione dei suoi santi, non lascia mai soli coloro che confidano in Lui.
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