Supplica a San Giuseppe Benedetto Cottolengo per la forza nella sofferenza dei disabili

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San Giuseppe Benedetto Cottolengo,
tu che hai aperto il tuo cuore e la Piccola Casa della Divina Provvidenza ai più fragili e scartati della società, guarda benigno a tutti i disabili che affrontano ogni giorno la sofferenza e la prova.
Ti supplichiamo con tutto il nostro cuore: intercedi presso il Signore perché doni loro forza nella fatica e coraggio nella difficoltà. Fa’ che nessuno si senta solo o abbandonato nella propria condizione, ma che in ogni momento possa sperimentare la presenza amorevole di Dio e delle persone accanto a sé.
Chiediamo la tua intercessione affinché tutti i disabili siano sempre accolti e trattati con dignità e amore, e che, nella prova, scoprano la speranza e il senso che soltanto la fede può donare.
San Cottolengo, esempio di carità infinita, sii vicino a chi soffre: fa’ che il loro dolore diventi seme di santità e sorgente di luce per il mondo. Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
La preghiera a San Giuseppe Benedetto Cottolengo si inserisce all’interno di una ricca tradizione spirituale e dottrinale della Chiesa cattolica relativa alla carità concreta verso i più fragili e all’importanza dell’intercessione dei santi. San Cottolengo (1786-1842) fu fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino—più nota come “Cottolengo”—un’opera che ha raccolto e assistito sin dalle origini malati, disabili, orfani e ogni tipo di “scartato”. Nel carisma di Cottolengo, l’accoglienza incondizionata si fa gesto tangibile della Provvidenza divina; egli si affidava totalmente a Dio, confidando che nulla manca a chi si abbandona fiduciosamente nelle Sue mani.
Dal punto di vista dottrinale, la preghiera evidenzia il senso tutto cristiano della solidarietà con chi soffre, la dignità inviolabile della persona umana (cf. Gaudium et Spes, 27) e il valore redentivo della sofferenza, vissuta in unione con Cristo (cf. Salvifici Doloris, Giovanni Paolo II, 1984). Inoltre, richiama la dottrina della comunione dei santi, ovvero l’opera salvifica di Gesù condivisa tra membra vive (santi in cielo) e pellegrini sulla terra, ciascuno partecipe e solidale con l’altro (cf. Catechismo Chiesa Cattolica, n. 953).
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera si rivolge a San Giuseppe Benedetto Cottolengo come principale destinatario, invocandolo quale intercessore potente e modello luminoso di carità. San Cottolengo, chiamato “il padre dei poveri”, è per antonomasia il santo dei fragili, di chi è stato scartato dalla società. La scelta di rivolgersi a lui è motivata dalla sua esemplarità nella risposta al Vangelo (“Ciò che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”, Matteo 25,40) e dalla sua testimonianza concreta di amore verso persone segnate da malattia, handicap, solitudine.
La fiducia nell’intercessione del santo nasce dal principio spirituale che i santi, già partecipi pienamente della gloria di Dio, possono presentare e sostenere le suppliche di chi ancora lotta nel tempo. Tutta la preghiera è animata dal senso di una “catena di comunione”:
- Noi (la comunità, i fedeli) che supplichiamo,
- il santo che intercede,
- Dio che elargisce forza, coraggio, speranza.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
La preghiera intercede esplicitamente per tutte le persone disabili, indicando una attenzione universale, senza limiti di età, condizione o provenienza. In particolare, si ricordano coloro che affrontano la sofferenza e la prova quotidiana (fatica, difficoltà, solitudine, abbandono). Questi bisogni sono sia di ordine fisico (malattia, disabilità, sofferenza corporea) sia spirituale e psicologico (senso di emarginazione, perdita di speranza, crisi del senso della vita).
Nello specifico, la supplica si articola in alcuni punti chiave:
- Chiede forza e coraggio per affrontare la fatica quotidiana.
- Invoca la presenza costante di Dio e degli altri, per vincere la solitudine e l’abbandono.
- Domanda che ogni persona sia accolta e trattata con dignità e amore.
- Prega affinché la sofferenza diventi occasione di santità e di testimonianza (“sorgente di luce per il mondo”).
Sono sottesi tutti i bisogni di chi vive situazioni di marginalità: dalla necessità materiale a quella di senso, dall’esigenza di una rete sociale e affettiva al desiderio di sentirsi parte della Chiesa e della società.
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche
Nella struttura e nel contenuto, la preghiera sviluppa temi fondamentali:
- La compassione e la carità cristiana:
“Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Matteo 22,39). La vita di Cottolengo realizza concretamente questo comando; la preghiera invita a imitarlo, ponendo al centro l’attenzione ai più “piccoli”. - Dignità e amore verso ogni persona:
“Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti” (1 Corinzi 1,27). Ogni uomo, creato a immagine di Dio (cf. Genesi 1,27), conserva una dignità che nessuna condizione può cancellare. - Valore spirituale della sofferenza e della prova:
“Nel nostro corpo portiamo sempre e dovunque la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2 Corinzi 4,10). L’esperienza della croce, se vissuta nella fede, diventa possibilità di grazia e crescita nella santità. - L’intercessione dei santi:
“Pregate gli uni per gli altri perché possiate essere guariti. Molto vale la preghiera fervorosa del giusto presso Dio” (Giacomo 5,16). Sant’Agostino affermava:“Noi preghiamo per i nostri cari defunti… e i santi in Cielo intercedono per noi sulla terra.” (Enarrationes in Psalmos, 85,8)
- La speranza cristiana:
“Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Romani 12,12).
Così, attraverso intercessione e carità, la comunità cristiana ritrova la propria identità di “corpo di Cristo”, in cui ogni membro ha uguale importanza e valore (cf. 1 Corinzi 12,22–26).
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
Questa supplica si configura prevalentemente come preghiera di intercessione: il fedele si rivolge al santo affinché interceda presso Dio per le necessità specifiche dei disabili e dei sofferenti. É anche una preghiera di implorazione e, in tono minore, una preghiera di lode (per la carità eroica del santo) e di speranza (per la fiducia nella Provvidenza). La presenza di toni di “offerta” (trasformare la sofferenza in seme di santità e luce) richiama implicitamente la preghiera di offerta.
Nella tradizione liturgica, questo tipo di preghiera può essere inserito:
- Durante celebrazioni particolari dedicate ai malati e ai disabili (es. Giornata mondiale del malato, 11 febbraio).
- All’interno di momenti di preghiera comunitaria nelle parrocchie o istituzioni di assistenza.
- Nella liturgia delle ore—specificamente nelle intercessioni delle Lodi o dei Vespri—inserendo la preghiera tra le invocazioni.
I testi liturgici della Chiesa onorano San G. B. Cottolengo soprattutto nella sua memoria il 30 aprile, benché la preghiera abbia una valenza più ampia e “trasversale”.
6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale, comunitaria e nell’anno liturgico
Per un uso personale, questa preghiera può essere recitata quotidianamente da chi vive o accompagna esperienze di fragilità, solitudine, malattia, o si prende cura di persone disabili. Si rivela preziosa anche in momenti di scoraggiamento, quando si sente il peso dell’esclusione o del dolore.
Nell’ambito comunitario, trova naturale collocazione in:
- Momenti di adorazione eucaristica o veglie di preghiera in favore dei malati.
- Iniziative della Caritas o di associazioni che lavorano nel sociale, in case di cura, ospedali, centri per persone disabili.
- Momenti assembleari durante le giornate dedicate ai disabili o agli “ultimi” della società.
Nel ciclo dell’anno liturgico, è particolarmente indicata:
- Nel mese di febbraio, intorno alla Giornata mondiale del malato (11 febbraio).
- Alla memoria liturgica di San Cottolengo (30 aprile).
- Nei tempi forti—soprattutto quaresima—quando la Chiesa è chiamata a conversione e umile servizio ai fratelli.
Si può integrare la preghiera con gesti simbolici (accensione di una candela, imposizione delle mani, piccola processione con persone disabili) e associarla alla recita di salmi di supplica (Salmo 22, Salmo 41) o canti di affidamento alla Provvidenza. Il testo suggerisce anche la possibilità della offerta spirituale delle sofferenze, in unione alle tribolazioni di Cristo, e invita a un impegno concreto verso chi soffre, facendo della preghiera ponte tra esperienza spirituale e azione caritativa concreta.
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