Canto ripetuto per la pace nel cuore dei Bambini in guerra

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Canto ripetuto per i Bambini in guerra
Al Principe della Pace, Gesù Bambino
Ritornello:
Gesù Bambino, dona la pace,
Gesù Bambino, resta vicino,
Gesù Bambino, luce e abbraccio,
Gesù Bambino, dona la pace.
Nelle notti di paura e rumore,
quando il cielo è coperto di pianto,
porta un soffio di gioia nel cuore,
porta un sogno di calma e d’incanto.
Gesù Bambino, dona la pace,
dona pace ai bambini, ovunque sono.
Quando corrono via senza calore,
quando il vento sussurra terrore,
vieni tu, Principe dolce dell’Amore,
ai tuoi piccoli regala interiore splendore.
Gesù Bambino, dona la pace,
riempi i loro cuori di luce buona.
Porta loro una carezza di cielo,
fa che trovino riposo nel Tuo velo,
ché ogni lacrima diventi una stella,
che brilla su ogni bambina e bambino.
Gesù Bambino, dona la pace,
fa che il Tuo amore li protegga sempre.
- Gesù Bambino, dona la pace.
- Gesù Bambino, resta vicino.
- Gesù Bambino, abbraccia la notte.
- Gesù Bambino, dona la pace.
Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Il “Canto ripetuto per i Bambini in guerra” nasce da un profondo bisogno spirituale e umano: invocare la pace per coloro che più soffrono le conseguenze dei conflitti, ovvero i bambini. Nella dottrina cristiana, i piccoli hanno un posto privilegiato nel cuore di Gesù: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio” (Mc 10,14). Questo testo si colloca nel solco di una lunga tradizione che riconosce nei più deboli – e specialmente nei bambini – il volto stesso di Cristo sofferente.
Rivolgere la supplica al “Principe della Pace” (appellativo di Isaia 9,5: “Si chiamerà Principe della Pace”) nella sua forma più umile e vulnerabile – Gesù Bambino – innerva il canto di una dolcezza che si fa speranza tra le sofferenze della guerra. I drammi dei più piccoli sono raccolti in una liturgia di invocazione: il Cristo incarnato non è soltanto il Signore onnipotente, ma anche il Bambino fragile e compassionevole.
Da un punto di vista dottrinale, la preghiera si fonda su alcuni cardini:
- La fede nell’intercessione di Gesù come mediatore e fonte di pace.
- La fiducia nella forza della misericordia e dell’amore divino, che si china sui giovani e sui poveri.
- Una spiritualità incarnata nella storia concreta, capace di raccogliere il grido degli innocenti come preghiera gradita a Dio (Sal 8,3 - “Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto una lode”).
2. Destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è esplicitamente rivolta a Gesù Bambino, il Principe della Pace. Scegliere questa immagine di Gesù non è casuale: il Natale cristiano, in ogni tempo di tribolazione, diventa simbolo di tenerezza che abbraccia la sofferenza. La figura di Gesù Bambino richiama la semplicità, la piccolezza, la vicinanza di Dio ai poveri, agli indifesi, a chi non trova riparo.
Nel contesto della guerra, rivolgersi a Gesù nella sua infanzia ha un significato profondo: il Salvatore che si manifesta fragile, umile e minacciato (ricordando la fuga in Egitto da perseguitato in Mt 2,13-15), si fa prossimo ai bambini perseguitati oggi. Egli è colui che, avendo patito la precarietà e la violenza dell’esilio, può capire e accogliere la preghiera di chi vive l’orrore delle armi e della fuga.
La supplica a Gesù Bambino nasce quindi da una spiritualità dell’incarnazione concreta: Lui “resta vicino”, comprende, consola e abbraccia le notti di paura. La scelta di questo destinatario rende la preghiera accessibile anche ai più piccoli, invitandoli a sentirsi ascoltati e amati.
3. Beneficiari per cui intercede e bisogni spirituali/fisici che affronta
La preghiera intercede per i bambini che soffrono a causa della guerra, spesso dimenticati dalla società e invisibili nei drammi che si consumano nel mondo. I beneficiari sono dunque:
- I bambini costretti a vivere notti di paura e rumore (“nelle notti di paura e rumore”).
- Coloro che piangono (“cielo coperto di pianto”), che vivono l’incertezza, la fuga (“quando corrono via senza calore”) e la solitudine.
- I piccoli che hanno bisogno di un abbraccio, di un rifugio interiore (“porta un sogno di calma e d’incanto... riempi i loro cuori di luce buona”).
La richiesta si fa globale: “dona pace ai bambini, ovunque sono”. A questi beneficiari si augurano tanto doni materiali (riposo, carezza di cielo, protezione) quanto beni spirituali (pace interiore, gioia, luce, amore). La necessità di essere accolti in un “velo” che li ripari allude alla protezione materna di Maria e, più in generale, alla custodia divina:
fa che trovino riposo nel Tuo velo,
ché ogni lacrima diventi una stella,
che brilla su ogni bambina e bambino.
La preghiera abbraccia tanto i bisogni immediati (protezione, rinascita della speranza, fine della violenza), quanto quelli spirituali (fiducia, luce nell’oscurità, capacità di resistere nella fede e nell’amore).
4. Temi teologici principali (con citazioni bibliche e patristiche)
Il testo sviluppa alcuni temi teologici di grande importanza, con echi scritturistici e patristici:
- Pace come dono divino: Gesù è il Principe della Pace (Isaia 9,5). La sua venuta inaugura una pace che il mondo non può dare (Gv 14,27).
- Centralità dei piccoli nel Regno: I bambini sono i prediletti di Dio, la cui preghiera è potente e pura (Mt 18,3-5). Un insegnamento ripreso anche dai Padri della Chiesa: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me” (S. Giovanni Crisostomo).
- Compassione e presenza di Dio nelle sofferenze umane: Il Signore si fa vicino a chi lo invoca nel dolore (Sal 34,19: “Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato”).
- Luce e abbraccio come immagini di redenzione: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12), e “come una gallina raduna i suoi pulcini sotto le ali, così ho voluto radunarvi” (Mt 23,37). L’abbraccio divino si fa riparo nella prova.
- Lode e supplica continua: Il canto ripetuto richiama la tradizione biblica della preghiera semplice (“Signore Gesù, abbi pietà di me” – Lc 18,38), che nella liturgia delle ore e nel rosario trova la sua forma orante attraverso la ripetizione e la meditazione dei misteri.
Inoltre, il canto si fa eco di una teologia dell’infanzia spirituale: come insegnava Santa Teresa di Lisieux, la piccolezza e la fiducia nei confronti del Padre sono il cammino per ottenere ogni bene (“Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” – Mt 18,3).
5. Genere di preghiera e collocazione nella tradizione liturgica
Questa composizione appartiene principalmente al genere dell’intercessione, poiché domanda la pace per i bambini sofferenti. Ma contiene in sé anche elementi di supplica, lode ("porta un soffio di gioia nel cuore") e invocazione (“Gesù Bambino, resta vicino”).
Dal punto di vista liturgico, si ispira sia alla tradizione dei canti d’invocazione e delle orazioni ripetute (come il “Kyrie eleison” o certe litanie), sia ai momenti di preghiera spontanea, specialmente nei tempi di crisi e bisogno collettivo. Ricorda le preghiere dei vespri e le veglie comunitarie per la pace. Inserire brani come questo nella liturgia delle ore, nelle celebrazioni penitenziali e nei momenti di catechesi per i bambini è cosa pienamente consigliata.
A titolo di esempio, la supplica ripetuta (“Gesù Bambino, dona la pace”) si avvicina all’uso delle litanie, mentre le strofe narrative si prestano alla meditazione comunitaria o personale.
6. Indicazioni pratiche: uso personale e comunitario, tempi dell’anno liturgico
Questo canto può essere valorizzato sia nella preghiera personale che comunitaria:
- Preghiera personale: Può essere recitato come meditazione mattutina o serale, specialmente nei giorni in cui si è particolarmente toccati da fatti di cronaca riguardanti i conflitti armati. Può diventare un mantra di pace per chi si sente impotente di fronte al dolore innocente.
- Preghiera familiare o con i bambini: Proposto nei momenti di catechesi o durante la preghiera serale in famiglia, aiuta i piccoli a sentirsi partecipi della grande rete di preghiera della Chiesa universale. Può precedere la “preghiera degli affidamenti” o un’offerta di candeline e disegni per la pace.
- Liturgia comunitaria: Inseribile in momenti di veglia per la pace, nella “preghiera dei fedeli” delle Messe per la pace o celebrazioni speciali (Giornata internazionale dell’infanzia, Giornata della Pace, ecc.), soprattutto in Avvento/Natale e Quaresima, tempi di speciale attenzione ai poveri e agli indifesi.
- Laboratori spirituali e incontri di formazione: Il testo può diventare spunto per riflessioni, lavori di gruppo e laboratori di musica e arte nella pastorale giovanile e parrocchiale.
Sarà particolarmente significativo cantarlo o recitarlo:
- Durante l’Avvento e il Natale, facendo memoria dell’infanzia di Gesù e della sua missione di pace.
- Nel Tempo di Quaresima, in spirito di solidarietà, penitenza e conversione sociale.
- Ogni qualvolta l’attualità imponga uno sguardo partecipe sulle sofferenze dei piccoli nel mondo, come segno di speranza e impegno cristiano.
Infine, la ripetizione del ritornello può aiutare la meditazione silenziosa: “Gesù Bambino, dona la pace” può essere pregato come invocazione semplice e costante, capace di ottenere – nella fede del cuore – ciò che domanda.
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