Preghiera del cuore a Santa Bakhita per la speranza nel futuro dei migranti

Destinatari:  Santa Bakhita
Beneficiari:  Migranti
Tipologie:  Preghiera del cuore
Preghiera del cuore a Santa Bakhita per la speranza nel futuro dei migranti
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Santa Bakhita, tu che hai conosciuto il dolore dello sradicamento e il peso della lontananza dalla tua terra, ascolta la voce di chi cammina nella speranza.

Ti affido, con il cuore colmo di fiducia, tutti i migranti che oggi affrontano viaggi pericolosi alla ricerca di una nuova vita. Dona loro il coraggio e la forza che solo chi ha attraversato la sofferenza sa comprendere.

Santa Bakhita, ottieni per ognuno di loro la speranza in un futuro migliore. Prega perché nessuno si senta solo, abbandonato, rifiutato. Conduci i passi di chi fugge dalla guerra, dalla fame, dalla violenza, verso luoghi di accoglienza e di dignità.

Aiuta i nostri cuori a essere aperti e capaci di accogliere, affinché insieme, sotto il tuo sguardo materno, possiamo costruire ponti di fratellanza e nuovi inizi.

Santa Bakhita, intercedi per tutti i migranti: mantieni accesa in loro la luce della speranza e fa’ che trovino sempre mani amiche e cuori pronti a donare amore.

Amen.

Spiegazione della Preghiera

1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera

La preghiera a Santa Bakhita proposta si colloca in un contesto spirituale profondamente segnato dalla mobilità umana contemporanea, dal trauma delle migrazioni forzate e dalla sofferenza della marginalizzazione. Dal punto di vista dottrinale, questa supplica trova il suo fondamento nella solidarietà cristiana e nell’insegnamento sociale della Chiesa sulla dignità umana, l’accoglienza e la cura dei più vulnerabili.

Santa Giuseppina Bakhita (1869-1947), originaria del Sudan, fu rapita da bambina e ridotta in schiavitù, quindi venduta più volte prima di giungere in Italia. Qui trovò la fede in Cristo, la libertà e la dignità attraverso il Battesimo e la vita consacrata nelle Figlie della Carità. La sua vicenda personale richiama i temi dello sradicamento, della sofferenza patita e trasfigurata attraverso la fede, ma anche della redenzione e della riconciliazione. Questi elementi ne hanno fatto una figura di riferimento per i migranti e per quanti patiscono ingiustizie e discriminazioni.

La preghiera esprime una spiritualità della compassione (“chi ha attraversato la sofferenza sa comprendere”) e della speranza attiva (“camminare nella speranza”, “ponti di fratellanza”), in linea con l’esortazione evangelica a vedere Cristo nei poveri, negli stranieri e nei sofferenti (cfr. Mt 25,35-40). Anche il Magistero contemporaneo, in particolare i recenti pontificati, hanno posto grande attenzione al dramma delle migrazioni e al dovere cristiano dell’accoglienza (cfr. Fratelli tutti n. 39; Papa Francesco, Messaggi per la Giornata del migrante).

2. I destinatari a cui è rivolta e perché

La preghiera è direttamente rivolta a Santa Bakhita. Il motivo di questa scelta si radica nel vissuto personale della santa, che fu vittima di tratta e schiavitù e ha sperimentato su di sé il dolore dell’essere profuga e sradicata. Bakhita è oggi patrona universale delle vittime di tratta e dei migranti (eletta tale da Papa Francesco nel 2015), vista come sorella spirituale e madre dei senza voce.

Rivolgersi a lei ha un senso privilegiato: la sua preghiera è colma di autorevolezza davanti a Dio proprio in virtù delle sue sofferenze patite e della sua piena conformazione a Cristo crocifisso. Ella comprende in modo unico le angosce dei migranti; pregare la sua intercessione significa riconoscere la santità che nasce dal dolore vissuto nell’amore.

3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta

I beneficiari della preghiera sono, anzitutto, tutti i migranti del nostro tempo: uomini, donne, bambini che, come Bakhita, intraprendono viaggi pericolosi nella speranza di una nuova vita, spesso costretti da guerra, fame e violenza.

La preghiera esplicita i loro bisogni fisici (“viaggi pericolosi”, “luoghi di accoglienza”), chiedendo protezione, sicurezza, sostegno nel dolore e nel rischio costante di vita. Ma la supplica abbraccia soprattutto i bisogni spirituali: il coraggio, la forza di chi si sente solo, abbandonato o rifiutato; la speranza per un futuro migliore; la dignità personale, spesso negata nei Paesi di arrivo.

Significativa è anche la richiesta rivolta a chi già vive nelle società di accoglienza: “aiuta i nostri cuori a essere aperti e capaci di accogliere”, superando la paura e costruendo “ponti di fratellanza”. In tal modo, la preghiera si fa appello alla responsabilità cristiana collettiva, chiedendo che ogni fedele si apra alla carità, all’ascolto e all’ospitalità.

4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche

La supplica a Santa Bakhita richiama alcuni fondamentali temi teologici:

  • La dignità inviolabile della persona umana: Ogni migrante è immagine di Dio (Gen 1,27), degno di accoglienza e rispetto.
  • L’esodo e la speranza: Il popolo biblico ha vissuto l’esperienza dell’Esodo (Es 3,7-8), modello di ogni cammino di liberazione.
  • L’ospitalità evangelica: “Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,35); “ciascuno di voi usi l’ospitalità senza mormorare” (1Pt 4,9).
  • La compassione che nasce dalla ferita guarita: Citando San Paolo: “Dio ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque genere di afflizione” (2Cor 1,4).
  • Comunità come ponte, non come muro: “Cristo è la nostra pace: di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione” (Ef 2,14).

Padri della Chiesa, come San Giovanni Crisostomo, ricordano:

“Se non riceverete lo straniero, non riceverete il Signore.”

5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica

Questa supplica rientra prevalentemente nel genere dell’intercessione, ma contiene anche elementi di lode (per la testimonianza di Santa Bakhita) e di invocazione del dono dello Spirito (coraggio, speranza). È una preghiera per gli altri – in particolare per i più vulnerabili – secondo la più antica tradizione cristiana di “presentare le necessità dei fratelli” a Dio.

Nella liturgia, la preghiera può essere inserita:

  • Nelle preghiere dei fedeli (Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 8 febbraio – memoria di Santa Bakhita, momenti di crisi migratorie).
  • All’interno di veglie di preghiera per la pace o per i migranti.
  • Nel Rosario o come inno di apertura gruppi di riflessione sociale e caritativa.

Nel calendario liturgico, la memoria di Santa Bakhita ricorre l’8 febbraio, giornata che la Chiesa dedica a preghiera e sensibilizzazione contro la tratta di persone e a intercessione per i migranti.

6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale, comunitaria e nei tempi liturgici

A livello personale, la preghiera può essere recitata quotidianamente, specialmente da chi desidera mantenere una memoria viva degli ultimi e coltivare uno spirito di apertura. È particolarmente adatta a chi opera con i migranti, nei servizi pastorali o nel volontariato: può essere pregata all’inizio e alla fine dei turni di servizio, chiedendo la protezione e la guida della santa.

In ambito comunitario, questa preghiera può essere inserita:

  • Durante celebrazioni eucaristiche nei giorni della memoria di Santa Bakhita.
  • Come atto penitenziale in liturgie di riconciliazione che prevedano anche il “pentimento sociale” per l’indifferenza verso i migranti.
  • In momenti di formazione sul tema dell’accoglienza cristiana degli stranieri.
  • In incontri di preghiera ecumenica e interreligiosa, come segno di solidarietà universale.

Nel ciclo liturgico annuale, oltre all’8 febbraio, la preghiera trova un senso speciale nelle domeniche del Tempo Ordinario in cui viene proclamato il Vangelo del Buon Samaritano (Lc 10,25-37) o di Mt 25 (“avevo fame, ero straniero,…”), nelle solennità della Pentecoste (accoglienza dei popoli nello Spirito) o nelle ricorrenze civili legate ai diritti dell’uomo e al ricordo delle vittime della tratta.

È anche suggerito il recitarla in famiglia insieme ai figli per educare alla compassione e per suscitare vocazioni al servizio sociale e missionario. Può essere usata come “preghiera del viaggio” prima di intraprendere un cammino o un servizio in zone di confine o periferie esistenziali, rinforzando la consapevolezza che ogni cammino è protetto dal Signore e dai suoi santi intercessori.

Questa supplica a Santa Bakhita, dunque, non solo risponde a un bisogno emergente della storia contemporanea, ma traduce in gesti e parole concrete una spiritualità della prossimità, della speranza e della carità operosa – segno distintivo del cammino ecclesiale e della missione cristiana nel mondo di oggi.

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