Intercessione al Beato Giovanni Battista Scalabrini per la speranza dei Migranti

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Beato Giovanni Battista Scalabrini, padre e guida dei migranti, a te affidiamo la nostra supplica piena di speranza e fiducia.
Tu che hai saputo riconoscere nel volto di chi parte la dignità di ogni persona, intercedi presso il Signore per chi oggi è costretto a lasciare la propria terra, i propri affetti, la propria casa.
Fa’ che nel lungo viaggio della vita i migranti incontrino accoglienza, mani amiche e cuori aperti, che sappiano riconoscere il valore di ciascuno.
Ottieni loro la forza di non perdere mai la speranza nel futuro, anche quando il cammino si fa difficile e la nostalgia pesa sul cuore.
Chiedi per loro la possibilità di costruire una nuova esistenza, dove la dignità sia rispettata e coltivata, e ogni passo sia guidato dalla luce della pace.
Beato Scalabrini, accompagna i migranti con la tua paterna protezione, affinché trovino sempre una casa dove posare il capo e un domani sereno per sé e per i loro figli.
Per tua intercessione, si apra davanti a loro una strada di speranza e di futuro, nella fiducia che il Signore conduce ogni cammino verso la fraternità.
Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera
La preghiera a Beato Giovanni Battista Scalabrini nasce all’interno di un contesto ecclesiale profondamente segnato dal fenomeno delle migrazioni. Scalabrini, vescovo di Piacenza (1839-1905) e fondatore dei Missionari e delle Missionarie di San Carlo Borromeo (detti Scalabriniani), fu proclamato beato per il suo impegno instancabile accanto ai migranti italiani delle grandi emigrazioni ottocentesche. Egli comprese il dramma umano e spirituale di chi emigra, ritenendo che la cura dei migranti fosse una “questione sacra” intrisa di Vangelo e di carità concreta.
Teologicamente, la preghiera riflette una viva coscienza della comunione dei santi, cioè la convinzione che i fedeli in cielo intercedano per i fratelli che ancora sono in cammino. Invocare Scalabrini significa affidare i migranti a chi nella sua vita terrena li comprese, li difese e ne tutelò la dignità secondo i principi evangelici. La dottrina sociale della Chiesa, specialmente nei documenti recenti (come Caritas in veritate di Benedetto XVI e Fratelli tutti di Papa Francesco), riconosce la migrazione come fenomeno universale che interpella la coscienza cristiana alla fraternità e all’accoglienza.
Nel testo si percepiscono anche riferimenti all’esodo biblico e al cammino del popolo di Dio: il viaggiare non è solo una realtà sociologica, ma assume un valore spirituale di ricerca, speranza e costruzione di futuro, nella prospettiva della patria celeste.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è chiaramente rivolta a Beato Giovanni Battista Scalabrini, riconosciuto come “padre e guida dei migranti”. Egli è scelto quale intercessore privilegiato proprio perché, nella sua esistenza terrena, si è fatto voce e sostegno dei migranti che lasciavano l’Italia per terre sconosciute in cerca di una vita migliore. Scalabrini viene presentato non solo come modello di carità, ma soprattutto come amico e patrocinatore “celeste”, capace di comprendere dall’interno le angosce e le speranze di chi è in cammino.
La scelta di rivolgersi a lui poggia sul principio della intercessione dei santi: la fede cattolica insegna che i santi possano pregare Dio in nostro favore. Scalabrini, conoscitore della sofferenza dei migranti, viene quindi chiamato a essere ponte tra la grazia di Dio e le attuali necessità di chi è costretto a migrare.
La supplica iniziale “a te affidiamo la nostra supplica piena di speranza e fiducia” esprime non solo devozione, ma anche affidamento filiale: i fedeli si sentono figli spirituali di chi ha speso la vita in difesa dei più deboli.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
La preghiera chiede l’intercessione di Scalabrini per “chi oggi è costretto a lasciare la propria terra, i propri affetti, la propria casa”: i migranti di ogni tempo e luogo.
I bisogni specifici messi in luce sono molteplici:
- Accoglienza: invocata come esperienza di mani amiche e cuori aperti, indispensabile a chi giunge in terra straniera.
- Speranza nel futuro: la forza di non lasciarsi abbattere da nostalgia, difficoltà e solitudine.
- Dignità e rispetto: che siano riconosciuti i diritti fondamentali di ogni persona, senza discriminazioni.
- Pace e serenità: che il cammino porti a una nuova esistenza, non segnata da guerre, persecuzioni o precarietà.
- Casa e futuro per i figli: il desiderio universale di una dimora stabile e di prospettive per le nuove generazioni.
Oltre ai migranti diretti, la preghiera si rivolge implicitamente anche a tutti coloro che sono chiamati a incontrare il migrante: le comunità cristiane destinatarie della supplica vengono esortate a “riconoscere il valore di ciascuno” e ad attivare concrete opere di carità.
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche
Questa preghiera è ricca di forti temi teologici:
- La dignità della persona: “riconoscere nel volto di chi parte la dignità di ogni persona” richiama Genesi 1,27 (“Dio creò l’uomo a sua immagine”) e l’insegnamento conciliare di Gaudium et spes 27: “Rispettare e amare il prossimo è il comandamento più grande”.
- La speranza cristiana: tema centrale del Nuovo Testamento, come ricorda Romani 15,13: “Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza”.
- La fraternità universale: secondo Mt 25,35 (“ero straniero e mi avete accolto”), l’accoglienza dell’altro è autentico criterio escatologico.
- La pace come dono di Dio: “una nuova esistenza, dove la dignità sia rispettata… e ogni passo sia guidato dalla luce della pace” richiama Gv 14,27: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”.
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La protezione dei santi: nella Tradizione, i Padri della Chiesa hanno sottolineato il valore dell’intercessione; Origene scriveva:
“Anche i santi, che dormono nella speranza della risurrezione, pregano per noi” (Omelia sui Numeri).
Il riferimento biblico all’“esodo” e al “cammino della vita” (cfr. Esodo 12 e segg.) apre inoltre la preghiera al senso del popolo in viaggio verso la promessa, esperienza spirituale condivisa da ogni credente.
5. Genere di preghiera e collocazione nella tradizione liturgica
La preghiera a Scalabrini è intercessoria e supplice, ma assume anche tratti di lode ( espressa nella memoria e nell’ammirazione per il beato) e di speranza (invocando il futuro e la protezione divina). Non si tratta di una preghiera penitenziale o di ringraziamento in senso stretto, ma principalmente di una supplica fiduciosa.
Nella tradizione liturgica, questa preghiera trova spazio soprattutto:
- In memoria del Beato Scalabrini (30 maggio), durante le celebrazioni a lui dedicate.
- Nelle liturgie eucaristiche per i migranti o in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato.
- All’interno di veglie di preghiera, rosari, adorazioni eucaristiche tematiche sul tema dell’accoglienza.
- Come preghiera personale quotidiana di affidamento.
Sebbene non faccia parte del patrimonio liturgico universale obbligatorio, è inserita nelle raccolte di preghiere devozionali e largamente utilizzata negli ambienti scalabriniani e tra le comunità legate al fenomeno migratorio.
6. Indicazioni pratiche: uso personale, comunitario e nei tempi liturgici
La preghiera a Scalabrini può essere impiegata in vari modi:
- Nella preghiera personale: recitata quotidianamente come atto di affidamento, specie da chi vive l’esperienza della migrazione, da operatori pastorali, volontari, familiari di emigrati.
- In piccoli gruppi o comunità: come parte di momenti meditativi, incontri di formazione su giustizia, carità, accoglienza.
- Nelle liturgie ufficiali: come preghiera dei fedeli nella Messa, in modo particolare nelle celebrazioni per migranti o durante la Giornata del Migrante e del Rifugiato (ultima domenica di settembre, secondo il calendario della Chiesa).
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Durante l’anno liturgico: il tempo ordinario e i tempi forti (Avvento, Quaresima, Pasqua) sono particolarmente indicati, poiché i temi della speranza, del cammino e dell’accoglienza si intrecciano con il mistero cristiano della salvezza, ma la sua recita può essere particolarmente significativa:
- nella memoria liturgica del Beato Scalabrini (30 maggio);
- in occasione di anniversari di partenze o arrivi delle comunità migranti;
- all’inizio o alla fine di iniziative di solidarietà;
- in celebrazioni di accoglienza di nuovi arrivati.
Può essere adattata a esigenze particolari – per esempio, aggiungendo intenzioni specifiche – e integrata con altri brani del Vangelo o con testimonianze di migranti. La recita collettiva, magari accompagnata da un gesto simbolico (come l’accensione di una candela per ogni migrante ricordato), aiuta a rendere visibile la comunione ecclesiale e a educare alla cultura dell’incontro e della solidarietà.
Infine, la preghiera a Scalabrini può essere una risorsa preziosa sia nelle parrocchie sia negli istituti religiosi che si occupano di mobilità umana, rinnovando continuamente la consapevolezza che ogni migrante è un fratello da accogliere, una speranza da sostenere, una presenza che interpella il cuore del Vangelo.
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