Preghiera a Santa Bakhita per le Vittime della Tratta

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Santa Bakhita, tu che conosci il dolore della schiavitù, ascolta la nostra supplica dal profondo del cuore. Intercedi per tutte le vittime della violenza, della tratta e dello sfruttamento, affinché la loro prigione finisca e la luce della libertà irrora le loro vite spezzate.
Guarda a chi soffre nel silenzio, ai cuori piegati dalla paura e all’anima intrappolata dall’ingiustizia. Dona loro il coraggio di rialzarsi, il sostegno della solidarietà e la speranza di una rinascita vera. Fa’ che ogni catena si infranga e nasciano in loro forza e dignità.
Santa Bakhita, chiedi al Signore la conversione degli aguzzini: che possano abbandonare le vie del male e riconoscere il volto umano di chi hanno ferito. Trasforma i cuori induriti affinché scoprano la grazia del pentimento e diventino strumenti di giustizia e misericordia.
Per tutte le donne, i bambini e gli uomini oppressi, imploriamo la tua protezione. Segui i loro passi verso la luce, sostieni le loro mani tremanti e accompagna il mondo verso la fine dello sfruttamento, nell’abbraccio liberante di Dio.
Santa Bakhita, prega per noi e per tutti gli oppressi.
Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Questa preghiera a Santa Bakhita nasce nel solco della recente riflessione cristiana sui temi della dignità umana, della liberazione dall’oppressione e della giustizia sociale, con uno sguardo particolare alle dolorose piaghe della schiavitù moderna e della tratta di persone. Suor Giuseppina Bakhita, vissuta tra il XIX e il XX secolo, fu lei stessa rapita da bambina in Sudan, schiavizzata e commerciata più volte prima di ritrovare, in Italia, la libertà e la fede cristiana. Canonizzata nel 2000 da Giovanni Paolo II, Santa Bakhita è oggi patrona delle vittime di tratta, simbolo di speranza e di riscatto per tutti gli oppressi.
Sebben la Chiesa abbia sempre proclamato il valore assoluto della libertà umana («Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi», Gal 5,1), nella storia recente — anche a seguito degli ammonimenti papali (ad esempio, papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, n. 24) — c’è una rinnovata consapevolezza circa le nuove forme di schiavitù, alcune subdole e diffuse, di cui la tratta di esseri umani è uno degli esempi più atroci.
Santa Bakhita, per la sua esperienza personale di sofferenza e redenzione, incarna non solo il dolore delle vittime, ma anche la luce della misericordia e della speranza. La preghiera quindi si pone in continuità con la dottrina della Chiesa che, dal Compendio della Dottrina Sociale, ribadisce che ogni vita va protetta, difesa, liberata da ogni forma di ingiustizia ed oppressione.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è indirizzata direttamente a Santa Giuseppina Bakhita, invocata come intercessora presso Dio. Ella è figura di sorella accanto, modello di fede nell’oscurità, e testimone credibile per tutte le persone segnate dalle ferite della schiavitù e dell’abuso. Nella tradizione cattolica, i santi non vengono pregati come destinatari ultimi, ma come «amici» presso il Padre e Gesù Cristo, mediatori nell’unica Mediazione del Cristo stesso (1Tm 2,5).
Santa Bakhita è scelta non solo per la sua storia personale ma anche per il riconoscimento ecclesiale quale «Patrona universale delle vittime della tratta». Il riferimento continuo a lei (“Santa Bakhita, tu che conosci il dolore della schiavitù…”) sottolinea empatia e credibilità: è una testimone autorevole presso Dio per le suppliche di chi soffre l’ingiustizia, di chi spera in una rinascita, come lei già vissuta.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
La preghiera intercede in primo luogo per le vittime della violenza, della tratta e dello sfruttamento, ma anche per tutte le persone oppresse: donne, uomini, bambini, schiavi nelle molte forme della modernità. Le richieste esplicite e implicite abbracciano:
- Bisogni spirituali: Sollievo nell’angoscia, speranza nella disperazione, coraggio nella prova, forza di perdonare e rinascere, riscoperta della dignità personale («sostieni le loro mani tremanti», «accompagna verso la fine dello sfruttamento»).
- Bisogni fisici/sociali: Liberazione dalla schiavitù (“che la loro prigione finisca”), protezione concreta nelle fughe e nei pericoli, sostegno delle reti di solidarietà, reinserimento nella comunità, possibilità di una vita sicura e libera.
- Conversione degli aguzzini: La supplica si estende — in spirito evangelico — anche ai «carnefici», affinché riconoscano il male commesso e si aprano alla grazia della conversione (“trasforma i cuori induriti... grazia del pentimento”).
La visione è dunque integrale: non si domanda solo una liberazione materiale, ma una rigenerazione dell’umanità ferita sia in chi subisce che in chi infligge il male.
4. I temi teologici principali, con eventuali citazioni bibliche o patristiche pertinenti
Nella preghiera si intrecciano diversi grandi temi teologici, tra i quali:
- La dignità imprescrittibile di ogni essere umano: “Facciamo l’uomo a nostra immagine” (Gen 1,26), dunque nessuno può essere ridotto a merce.
- La liberazione dalla schiavitù: L’esodo biblico e la liberazione di Israele sono icone del desiderio di Dio per ogni popolo e persona. In Gal 5,1: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi”.
- La solidarietà attiva: “Piange con chi piange” (Rm 12,15), ovvero la comunione delle membra della Chiesa con chi soffre.
- La conversione e il perdono: “Pregate per quelli che vi perseguitano” (Mt 5,44); la preghiera va oltre l’odio e chiede la redenzione degli aguzzini.
- La speranza pasquale: Un incessante richiamo alla luce, alla rinascita, all’intervento di Dio che “asciuga ogni lacrima” (Ap 21,4).
Padri della Chiesa come Sant’Agostino insegnavano:
“La giustizia umana è tanto più piena quanto più difende gli oppressi.”Tale difesa degli ultimi è principio fondamentale della carità cristiana.
In coerenza con la dottrina sociale della Chiesa, questa preghiera è anche un atto di denuncia profetica e un’implorazione di giustizia, come esplicitato nei documenti del Magistero contemporaneo.
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
Questa supplica rientra prevalentemente nel genere dell’intercessione — ovvero il rivolgersi a un Santo perché interceda presso Dio per persone bisognose. Veicola anche elementi di lode (esaltare la santità di Bakhita), penitenza (invocando la conversione dei persecutori), e supplica (domandare liberazione e protezione).
Nella tradizione liturgica, preghiere simili sono utilizzate:
- Durante la memoria liturgica di Santa Bakhita (8 febbraio), giornata mondiale di preghiera contro la tratta di persone.
- In celebrazioni o veglie per i diritti umani, la pace e la liberazione degli oppressi.
- Nella liturgia delle ore, come orazione finale o preghiera dei fedeli.
Tale preghiera è parte delle recenti iniziative ecclesiali, quali l’International Day of Prayer and Awareness against Human Trafficking, promosse da papa Francesco e dalla rete Talitha Kum.
6. Indicazioni pratiche: come usarla nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico
Uso personale: Nel proprio itinerario spirituale, questa preghiera può essere recitata:
- Ogni volta che si desidera intercedere per le vittime di violenza, tratta, schiavitù o ingiustizia.
- Come accompagnamento alla lettura di testi di Santa Bakhita o del Vangelo della liberazione.
- In momenti di difficoltà personale, identificandosi con chi soffre e meditandone la pazienza e la speranza.
Uso comunitario:
- Come parte delle celebrazioni dell’8 febbraio, magari dopo la proclamazione del Vangelo o all’interno della preghiera universale.
- In giornate dedicate alla giustizia sociale, nei gruppi parrocchiali, nei movimenti per la dignità della donna e dei migranti.
- Durante veglie di preghiera e rosari tematici, quale meditazione o intenzione specifica.
Tempi dell’anno liturgico:
- Quaresima: Nel tempo della penitenza e conversione, può essere tema di riflessione sul peccato sociale e sul dovere di liberare gli oppressi.
- Pasqua: Come inno di speranza e di rinascita, sottolinea la vittoria della libertà, della luce e della dignità su ogni schiavitù.
- Tempo Ordinario: Ogni volta che si riflette sul comandamento dell’amore per il prossimo e la missione della Chiesa verso gli ultimi.
A livello pratico, si suggerisce di accompagnare la recita a un momento di silenzio per pensare ai volti delle vittime; oppure di unirla all’ascolto di una breve meditazione della vita di Santa Bakhita, coinvolgendo la comunità nella preghiera e nell’azione concreta a favore della libertà e della giustizia.
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