Preghiera a Sant'Agostino di Canterbury per il Dialogo tra Cristiani

Beneficiari:  Cristiani
Tipologie:  Invocazione interiore
Preghiera a Sant'Agostino di Canterbury per il Dialogo tra Cristiani
Ascolta la Preghiera

O Sant’Agostino di Canterbury, apostolo tra i popoli d’Inghilterra, posa il tuo sguardo benevolo su tutti noi che cerchiamo la comunione tra le chiese sorelle.

Imploriamo la tua guida per custodire nel cuore il desiderio ardente di unità, affinché il dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa d’Inghilterra sia sempre segnato dalla franchezza, dalla carità e dal rispetto.

Dona a noi, tuoi figli, la voglia di cercare la verità insieme, con pazienza e umiltà, per riconoscere nell’altro il volto di Cristo. Fa’ che superiamo antiche diffidenze, ascoltando con cuore sincero e sapendo vedere, nei diversi cammini, lo stesso Spirito che ci guida.

Tu che hai varcato le frontiere della fede, sostieni ogni sforzo di riconciliazione e collaborazione. Intercedi perché le nostre Chiese diventino sempre più segni viventi di unità nella diversità, testimoniando al mondo una speranza di fraternità fondata sull’Evangelo.

Sant’Agostino di Canterbury, infondi in noi la pace del dialogo e la gioia dell’incontro. Amen.

Spiegazione della Preghiera

1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera

Questa preghiera rivolta a Sant’Agostino di Canterbury si inserisce profondamente nel delicato tessuto dell’ecumenismo cristiano, ossia del movimento volto a risanare le separazioni e a promuovere l’unità tra le diverse confessioni cristiane, in particolare tra la Chiesa cattolica e la Chiesa d’Inghilterra. Il testo richiama la figura storica e spirituale di Sant’Agostino – monaco benedettino inviato da Papa Gregorio Magno nel 597 a evangelizzare i popoli anglosassoni – come simbolo vivente del superamento di frontiere di fede e della costruzione di ponti tra tradizioni differenti.

Sul piano dottrinale, la preghiera si colloca in continuità con l’insegnamento del Concilio Vaticano II, che così afferma:

“Questa conversione del cuore e questa santità di vita, insieme alle preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani, si devono considerare come l’anima di tutto il movimento ecumenico.” (Unitatis redintegratio, 8)

Vi è dunque, alla radice, anche un invito a una conversione personale e comunitaria, credendo che sia possibile – per grazia e per sforzo umano – crescere nella comprensione reciproca e nella comunione.

2. I destinatari a cui è rivolta e perché

La preghiera si rivolge direttamente a Sant’Agostino di Canterbury, venerato sia dalla Chiesa cattolica sia da molte comunità anglicane e ortodosse. Egli viene invocato come apostolo tra i popoli d’Inghilterra e modello di zelo missionario e amore per la Chiesa.

Sant’Agostino rappresenta il ponte storico e spirituale tra Roma e la tradizione cristiana inglese; la sua missione ha dato origine a una feconda storia cristiana ancora oggi segnata da divisioni, ma anche da continui sforzi di riconciliazione. Il fatto che sia riconosciuto da entrambe le comunità rende particolarmente significativa la sua intercessione come “testimone della comunione possibile”, capace di comprendere le sfide del dialogo e di incarnare il desiderio di unità.

3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta

Per chi preghiamo tramite Sant’Agostino? I diretti beneficiari sono:

  • Tutti i fedeli che cercano la comunione tra le Chiese sorelle, in particolare cattolici e anglicani.
  • Le Chiese stesse e i loro pastori, specialmente coloro che si impegnano nel dialogo ecumenico.
  • Le comunità che soffrono per le ripercussioni concrete della divisione: dalla mancata condivisione eucaristica alle difficoltà nel testimoniare unità davanti al mondo secolare.

La preghiera affronta bisogni spirituali profondi:

  • Il superamento di antiche diffidenze e di atteggiamenti difensivi o polemici.
  • La crescita nella capacità di ascoltare con cuore sincero, riconoscendo nell’altro il volto di Cristo.
  • Il desiderio e l’impegno concreto per l’unità nella diversità, secondo il disegno di Dio.
  • Il bisogno di pace e speranza nei cammini di riconciliazione.

Sul piano fisico e pastorale, il testo non chiede doni materiali, ma punta a quei beni “spirituali” (gioia, pace, capacità di dialogo costruttivo) che inevitabilmente riflettono effetti anche nella vita concreta delle comunità, nei loro rapporti e nella loro missione nel mondo.

4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche

Tra i temi centrali della preghiera troviamo:

  • Unità della Chiesa: “Il desiderio ardente di unità” richiama il grande comandamento di Gesù:
    “Che tutti siano una cosa sola; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.” (Gv 17,21)
  • Carità, franchezza e rispetto: l’atteggiamento suggerito è quello di un dialogo sincero, rispettoso, animato dalla carità, secondo le parole di san Paolo:
    “La carità è paziente, è benigna […]; non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto [...] la carità non avrà mai fine.” (1Cor 13,4-8)
  • Riconoscere nell’altro il volto di Cristo: ecco il principio della presenza universale dello Spirito, tema caro sia alla teologia patristica che contemporanea.
  • Riconciliazione e collaborazione: la “riconciliazione” è il cuore della fede neotestamentaria, trovando la sua sorgente nel mistero pasquale (2Cor 5,18-20: “Dio ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione.”).
  • Unità nella diversità: tema attuale e patristico, ad esempio nella visione di sant’Ireneo (“Le differenze dei doni accentuano la bellezza del Corpo di Cristo…”).

Questi temi si intrecciano anche nelle parole di Papa Francesco:

“L’unità dei cristiani è un cammino che viene fatto ‘insieme’, non da soli… Solo nel dialogo e nell’incontro, mossi da un amore sincero, possiamo superare le chiusure e aprirci all’ampiezza dello Spirito.” (Udienza generale, 25 gennaio 2017)

5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica

Questa preghiera è principalmente una preghiera di intercessione: si chiede a un santo, modello di fede e di unità, di intercedere presso Dio per il suo popolo. Ma reca in sé anche accenti di supplica (“imploriamo la tua guida”), di lode (“Tu che hai varcato le frontiere della fede”), e velatamente anche di ringraziamento per il cammino già compiuto nella via dell’ecumenismo.

La preghiera trova il suo contesto privilegiato in occasioni legate a:

  • Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio);
  • Memoria liturgica di Sant’Agostino di Canterbury (27 maggio nella Chiesa cattolica; 26 maggio in molte Chiese anglicane);
  • Incontri ecumenici, sinodi e momenti di dialogo interconfessionale;
  • Tutti quei momenti comunitari che richiedono invocazione di unità, pace e collaborazione tra le Chiese.

Nel contesto liturgico ufficiale, potrebbe trovare spazio nelle preghiere dei fedeli, nelle veglie ecumeniche, o come orazione conclusiva di incontri di preghiera condivisi tra confessioni diverse.

6. Indicazioni pratiche: come usarla nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico

Uso personale:

  • Prega questa invocazione come inizio o conclusione delle tue orazioni quotidiane, specialmente se hai a cuore l’unità dei cristiani o conosci situazioni di divisione familiare o comunitaria.
  • Meditala lentamente, fermandoti sulle parole chiave (“desiderio di unità”, “cuore sincero”, “riconciliazione”).
  • Puoi inserirla nell’esame di coscienza: in che modo io favorisco o ostacolo la comunione tra i fratelli?

Uso comunitario:

  • Intonala come preghiera conclusiva durante incontri ecumenici, consigli pastorali, riunioni di catechesi per adulti.
  • Recitala coralmente insieme ad altre confessioni cristiane come segno di rispetto reciproco, magari alternando la lettura tra i presenti.
  • Nel tempo liturgico ordinario, usala in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio) o nella memoria di Sant’Agostino (fine maggio).
  • Adattala nel corso di liturgie penitenziali o di riconciliazione, come risposta al Vangelo di Giovanni 17.

Nel calendario liturgico:
Particolarmente idonea:

  • Nel tempo di Pasqua, quando la Chiesa celebra il mistero della riconciliazione e dell’unità nel Risorto.
  • Durante le assemblee sinodali, come stimolo a un dialogo ispirato.
  • In occasione di anniversari di incontri storici tra leader delle Chiese (ad esempio l’incontro di Paolo VI e l’arcivescovo anglicano Ramsey nel 1966).

In tutti i suoi usi, questa preghiera diventa una invocazione di riconciliazione e profezia di speranza, che da Sant’Agostino si estende come benedizione sulla via comune dei cristiani.

Commenti

I commenti saranno disponibili a breve.