Intercessione a San Giovanni Paolo II per il dialogo tra religioni
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San Giovanni Paolo II, pastore di pace e instancabile costruttore di ponti tra i popoli, ci rivolgiamo a te che hai saputo radunare ad Assisi le Associazioni religiose di ogni fede, mostrando al mondo la forza del dialogo e della fraternità.
Intercedi presso il Signore, affinché in ogni angolo della terra le comunità religiose sappiano riconoscersi sorelle, capaci di ascolto, di rispetto e di condivisione. Fa’ che, attraverso il rispetto reciproco e la collaborazione sincera, i credenti di tutte le religioni lavorino insieme per costruire un mondo più giusto e pacifico.
Dona alle Associazioni religiose luce e coraggio, perché possano superare le differenze e testimoniare, con gesti concreti di solidarietà, che la pace è possibile solo attraverso l’unità e il servizio umile al bene comune.
San Giovanni Paolo II, guida e sostegno del nostro viaggio, prega per noi e accompagna il nostro impegno per un dialogo autentico e la riconciliazione tra i popoli.
Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera
La preghiera proposta si colloca nel solco della spiritualità del dialogo e della fraternità universale, racchiudendo l’eredità lasciata da San Giovanni Paolo II, figura eminente nel promuovere la pace e la riconciliazione tra i popoli. In particolare, essa fa riferimento allo storico incontro di Assisi del 1986, evento senza precedenti in cui Giovanni Paolo II volle riunire rappresentanti delle principali religioni mondiali per invocare insieme il dono della pace. Tale gesto non aveva lo scopo di confondere le diverse tipologie di fede, ma di sottolineare che ogni cammino autentico verso il divino deve condurre alla ricerca della pace, della fraternità e del rispetto reciproco.
Dal punto di vista dottrinale, questa preghiera riflette l’insegnamento del magistero della Chiesa a partire dal Concilio Vaticano II e, in particolare, dai documenti Nostra Aetate (“Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane”, 1965) e Dignitatis Humanae (“Dichiarazione sulla libertà religiosa”). Questi testi affermano l'importanza di riconoscere «il seme del Verbo» anche nelle altre religioni (Ad Gentes, 11), valorizzando ciò che è vero e santo in esse e promuovendo il dialogo come via alla pace.
La preghiera si radica inoltre nella visione cristiana della Chiesa “sacramento universale di unità” (Lumen Gentium, 1), e nel comandamento evangelico della carità, fondamento di ogni autentico impegno per il bene comune e per la riconciliazione tra i popoli. Essa assume una dimensione ecumenica e interreligiosa, collocandosi in quella “diaconia della pace” che la Chiesa è chiamata ad esercitare tra le genti.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera si rivolge esplicitamente a San Giovanni Paolo II, invocandolo come intercessore privilegiato davanti a Dio. È a lui che ci si affida, riconoscendone il ruolo di pastore di pace e “costruttore di ponti tra i popoli”. Il Papa polacco, canonizzato nel 2014, è ricordato universalmente quale autorevole promotore del dialogo interreligioso e dell’incontro tra culture. La sua testimonianza è stata segnata da gesti profetici, tra cui spicca la convocazione di Assisi del 1986, vero simbolo di apertura, ascolto e volontà di ricercare punti comuni tra le fedi.
Con il rivolgersi a lui — secondo una dimensione tipica della preghiera cristiana ai santi — si riconosce non solo il suo esempio luminoso, ma anche la sua presenza spirituale come guida e compagno nei cammini di pace ancora oggi. San Giovanni Paolo II diventa il “modello” e il “patrono” di tutti coloro che credono nella forza del dialogo e della fraternità.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
La preghiera intercede principalmente per le Associazioni religiose e, più in generale, per le comunità religiose di ogni fede e tradizione che operano nel mondo. Si prega perché queste realtà si riconoscano sorelle, capaci di ascoltarsi e di collaborare nella costruzione di una società più pacifica e giusta.
I bisogni sottolineati sono di ordine tanto spirituale (capacità di dialogo, di rispetto reciproco, di solidarietà concreta) quanto pratico (impegno per il bene comune, superamento delle differenze, attuazione della pace). Viene fatta memoria delle differenze che talvolta dividono, implorando luce e coraggio per superarle, e si sottolinea come la collaborazione tra associazioni religiose possa offrire un testimonianza di unità e servizio nella società.
Non vengono dimenticati i bisogni fisici e materiali, poiché la preghiera si conclude invocando una “testimonianza concreta di solidarietà”, e collega così il desiderio di unità spirituale alle necessità reali delle persone e delle società segnate da ingiustizie, diseguaglianze e conflitti.
4. Temi teologici principali, con eventuali citazioni bibliche o patristiche pertinenti
Numerosi sono i temi teologici presenti nella preghiera:
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Il valore sacramentale della pace e dell’unità: La pace viene presentata come un frutto dell’unità e della collaborazione sincera, in sintonia con quanto afferma san Paolo:
"Sforzatevi di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace" (Efesini 4,3)
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La fraternità universale: Risuona l’insegnamento di Gesù che invita ad amare il prossimo come se stessi (Mt 22,39) e la parabola del Buon Samaritano (Lc 10,25-37), aprendosi a chi è “altro” per tradizione o fede. Nella Nostra Aetate si afferma:
"La Chiesa [...] guarda con sincerità e rispetto a quei modi di agire e di vivere, a quei precetti e insegnamenti che, sebbene differiscano in più punti da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia riflettono spesso un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini."
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Il dialogo come cammino di fede: La preghiera interpreta il dialogo non come compromesso, ma come via privilegiata per compiere la volontà di Dio nella storia. San Giovanni Paolo II stesso affermò:
"Il dialogo interreligioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa." (Redemptoris Missio, 55)
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La testimonianza della solidarietà: La pace non è pura assenza di guerra, ma frutto di una società giusta e solidale. Richiamando Isaia:
"Praticate il diritto e la giustizia, liberate l’oppresso" (Is 1,17)
A livello patristico, si può ricordare Sant’Agostino: “La pace è la tranquillità dell’ordine” (De Civitate Dei XIX,13), ossia della giustizia fondata sul rispetto e sulla collaborazione tra tutti gli uomini.
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
Il testo è principalmente una preghiera di intercessione. Ci si rivolge a San Giovanni Paolo II perché interceda presso il Signore, chiedendo doni spirituali e morali per le associazioni religiose e per tutte le comunità di fede. Contiene elementi secondari di lode (riconoscimento delle virtù e dell’opera di Giovanni Paolo II), e di richiesta (doni di luce, coraggio, solidarietà, unità e pace).
Nella tradizione liturgica, questo tipo di preghiera può essere inserito in occasioni particolari:
- Liturgie o celebrazioni in onore di San Giovanni Paolo II (22 ottobre, sua memoria liturgica);
- Giornate di preghiera per la pace, la giustizia e il dialogo interreligioso;
- Veglie o incontri ecumenici e interreligiosi;
- Momenti di riflessione sul servizio e sull’impegno sociale delle associazioni religiose;
- Celebrazioni comunitarie in contesto di crisi o tensioni tra popoli, culture o fedi.
Non è una preghiera direttamente collocabile nell’ordinario della liturgia eucaristica, ma trova il suo spazio nelle preghiere dei fedeli, nelle liturgie della Parola o nelle celebrazioni tematiche e nei momenti di adorazione o preghiera comunitaria.
6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico
Dal punto di vista pratico, la preghiera può essere utilizzata sia a livello personale — come supplica quotidiana o occasione di meditazione sul proprio impegno quotidiano per la pace — sia in contesti comunitari. Può essere recitata:
- All’inizio o alla fine di incontri tra diverse confessioni religiose o associazioni impegnate nel sociale;
- Durante veglie di preghiera per la pace o iniziative ecumeniche;
- In preparazione alla memoria liturgica di San Giovanni Paolo II (22 ottobre), magari abbinata alla lettura di brani del magistero o alle testimonianze delle sue iniziative per la pace;
- Come sostegno spirituale in contesti segnati da conflitti o divisioni, per chiedere unità e riconciliazione;
- Nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio), come pure in tempi propizi come l’Avvento o la Quaresima, per rafforzare il cammino verso la fraternità e il perdono.
Un suggerimento pratico è quello di abbinare la preghiera alla lettura di brani evangelici sulla pace e la fraternità o, in un contesto comunitario, di affidarle un momento di silenzio in cui ognuno possa riflettere sul proprio contributo alla costruzione dell’unità tra i popoli. Può essere integrata anche in una Novena a San Giovanni Paolo II, per chiedere la sua intercessione su specifiche situazioni di conflitto o di incontro tra diverse religioni.
Infine, la preghiera può ispirare un esame di coscienza personale o comunitario circa il proprio atteggiamento verso il “diverso”, la capacità di ascoltare e collaborare, e l’impegno concreto a favore della pace che parte dalle piccole cose quotidiane.
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