Lamento a Santa Liduina di Schiedam per i Malati Cronici

Destinatari:  Santa Liduina di Schiedam
Beneficiari:  Malati cronici
Tipologie:  Lamento
Lamento a Santa Liduina di Schiedam per i Malati Cronici
Ascolta la Preghiera

Santa Liduina di Schiedam, tu che hai conosciuto il peso devastante della sofferenza continua, guarda a noi, malati cronici, che viviamo giorni segnati dal dolore e dalla stanchezza senza fine.

Le nostre forze vacillano, il corpo ci tradisce, e spesso il cuore si perde nello scoraggiamento. Vediamo lontana la speranza, e ci sentiamo soli nelle nostre lotte silenziose.

Santa Liduina, che hai fatto della tua fragilità un ponte verso la Grazia, intercedi per noi affinché non venga mai meno la forza di sopportare, di rialzarci, di cercare ancora luce nel buio delle giornate disperse. Dona sollievo ai nostri corpi e infondi coraggio ai nostri spiriti oppressi.

Sentiamo il peso di ogni ora, e ci chiediamo: "Quando finirà questo cammino di fatica?". Ti affidiamo i nostri giorni fatti di lacrime, attese e silenzi. Chiediamo per noi e per tutti i sofferenti la capacità di credere ancora, anche quando non vediamo guarigione.

Santa Liduina di Schiedam, amica nostra nel dolore, prega per noi presso il Signore. Ottienici Consolazione e una speranza che non si arrenda, mentre camminiamo, anche zoppicando, nella nostra notte.

Amen.

Spiegazione della Preghiera

1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera a Santa Liduina di Schiedam

La preghiera rivolta a Santa Liduina di Schiedam nasce nel crogiolo della spiritualità cristiana che valorizza la sofferenza vissuta in unione a Cristo sofferente. Liduina (1380-1433), nata in Olanda, visse gran parte della sua vita immobilizzata da una malattia ingravescente, accompagnata da dolori acuti e ininterrotti. Nel suo tempo, la Chiesa vedeva nelle esistenze segnate dal dolore una partecipazione particolare alla Passione di Cristo, non una punizione, ma occasione di grazia e santificazione. Liduina, lungi dall’essere solo “paziente”, fu donna di intensa preghiera, di accettazione fiduciosa, capace di offrire la propria sofferenza per la conversione e la consolazione altrui.

La teologia, soprattutto nei secoli del tardo Medioevo, sottolineava il valore redentivo della sofferenza: “A ciò siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio” (1 Pietro 2,21). La figura di Liduina si colloca così nell’alveo della dottrina sulla comunione dei santi, dove chi soffre unisce il proprio calice a quello di Cristo (cfr. Colossesi 1,24) e, mediante la preghiera d’intercessione, chiede per sé e per gli altri forza e consolazione.

La preghiera proposta rispecchia questa sensibilità spirituale e dottrinale: non nasconde né nega la sofferenza, ma la eleva a dialogo con il cielo, invocando aiuto, sostegno e speranza, e invitando ad accogliere ogni fragilità come spazio in cui la grazia di Dio può irrompere.

2. I destinatari: a chi è rivolta la preghiera

Il destinatario diretto della supplica è Santa Liduina di Schiedam, riconosciuta dalla tradizione come patrona dei malati cronici e di chi soffre a lungo senza speranza di guarigione visibile. La Chiesa, nei secoli, ha sempre trovato nelle vite dei santi modelli di intercessione: “La preghiera dei santi ha una grande forza, mentre sono ancora sulla terra e ancora maggiore dopo la loro morte” (cfr. San Giovanni Crisostomo).

Santa Liduina è chiamata “amica nostra nel dolore”, sottolineando la sua vicinanza esistenziale: non è un’intercessora distante o irraggiungibile, ma colei che ha sperimentato sulla propria pelle la fragilità, la solitudine, la tentazione dello scoraggiamento. Per questo è scelta come mediatrice, con la fiducia che la sua compassione sia intrisa di autenticità e che la sua intercessione possa penetrare le pieghe della sofferenza.

In particolare, il testo la invoca come mediatrice presso il Signore, fonte di ogni consolazione: non esclude l’azione diretta di Dio, ma si inserisce nella grande catena della comunione dei santi, dove chi è già nella gloria “prega per noi” (cfr. Apocalisse 8,3-4).

3. I beneficiari: chi sono gli intercessi e quali bisogni esprime la preghiera

La preghiera intercede per tutte le persone che vivono la sofferenza cronica, che si identificano nell’espressione “noi, malati cronici, che viviamo giorni segnati dal dolore e dalla stanchezza senza fine”. L’autenticità di questo grido nasce dal vissuto quotidiano di tanti malati e di coloro che portano sulle proprie spalle fatica fisica e spirituale, spesso nascosta e silenziosa.

I bisogni invocati sono molteplici:

  • Spirituali: fede nonostante l’assenza di guarigione, coraggio nelle prove, forza per sopportare, speranza anche nel buio, capacità di “credere ancora” quando la prospettiva sembra chiusa.
  • Fisici: sollievo dal dolore, sostegno nella debolezza, ristoro nei giorni di stanchezza estrema (“Dona sollievo ai nostri corpi...”).
  • Umani: conforto nella solitudine, compassione nelle lotte silenziose.

Di rilievo è la richiesta di perseveranza (“che non venga mai meno la forza…”), perché la sofferenza cronica mina non solo il fisico ma anche la speranza e la resilienza interiore. Si offre anche la propria condizione – “i nostri giorni fatti di lacrime, attese e silenzi” – come sacrificio, chiedendo non solo la guarigione, ma soprattutto la capacità di non soccombere alla disperazione.

Il beneficiario concreto, dunque, è ogni persona che si consuma nel dolore prolungato, ma la preghiera ha anche un valore universale: si allarga a “tutti i sofferenti”.

4. Temi teologici principali, riferimenti biblici e patristici

Diversi sono i filoni teologici e scritturistici che attraversano questa preghiera:

  • La condivisione della Croce di Cristo: la sofferenza, se offerta, entra a far parte del mistero redentivo di Gesù (“completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a vantaggio del suo corpo che è la Chiesa” - Colossesi 1,24).
  • La comunione dei santi: il continuo invito a “intercedere per noi presso il Signore” rispecchia la fede che gli amici di Dio, per la carità che li unisce a Cristo, possono ottenere aiuto e grazia anche per coloro che sono ancora pellegrini nel dolore.
  • L’importanza della perseveranza nella fede: in linea con le parole di San Paolo, “nella speranza siamo stati salvati” (Romani 8,24) e “forti nella tribolazione” (Romani 12,12).
  • Il valore spirituale della fragilità: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Corinzi 12,10), paradigma paolino che trova in Liduina una realizzazione vivente.
  • La preghiera d’intercessione: già i Padri della Chiesa, come Origene, sottolineavano l’efficacia della preghiera portata da chi è immerso nella prova (“Chi soffre deve pregare” - Giacomo 5,13).

Si affaccia un’antropologia profondamente cristiana che vede nella debolezza il luogo della visita divina (“il mio potere si manifesta pienamente nella debolezza” - 2 Cor 12,9). Il testo celebra Liduina come “ponte verso la Grazia”, ossia luogo di mediazione tra umanità sofferente e misericordia divina.

“Ci gloriamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù una speranza che non delude.” (Romani 5,3-5)

Questa preghiera è eco della grande “teologia della consolazione”.

5. Genere di preghiera e collocazione liturgica

La supplica a Santa Liduina è strutturalmente una preghiera d’intercessione – si chiede alla santa di intercedere presso Dio – intrecciata con elementi di lamento (lamentatio), tipico dei Salmi, e invocazione di consolazione e speranza.

Non è tanto preghiera di lode, né penitenziale in senso stretto, quanto supplica solidale, ricca di empatia, nella tradizione della preghiera dei malati, che trova eco anche negli inni liturgici e nelle preghiere della Chiesa. Il tono è quello del grido a Dio nella tribolazione, stile profondamente scritturistico (“Gridarono e il Signore li esaudì” - Salmo 34,18).

Nell'ambito liturgico, non esiste una “festa” universale di Santa Liduina, ma in ambito locale (soprattutto nei Paesi Bassi) il suo ricordo è fissato al 14 aprile. La preghiera si inserisce facilmente in:

  • Novene per i malati
  • Liturgie penitenziali o di guarigione
  • Momenti di preghiera durante la Giornata del Malato (11 febbraio)
  • Preghiere di consolazione visitando ammalati

6. Indicazioni pratiche: uso personale, comunitario e tempi liturgici opportuni

Questa preghiera può essere un prezioso strumento sia nella preghiera personale sia comunitaria.

  • Nella preghiera personale: può essere recitata da chi vive direttamente la sofferenza, come sostegno quotidiano, specialmente nei momenti in cui la fatica supera le forze, o la speranza sembra venir meno.
  • A livello familiare: chi assiste un malato può trovare in queste parole un modo per condividere spiritualmente la sofferenza.
  • In ambito comunitario: molto adatta per gruppi parrocchiali, associazioni di volontariato, momenti di preghiera negli ospedali, o in occasione della Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio).

La preghiera può essere inserita:

  • Durante liturgie della Parola dedicate a malati e sofferenti
  • In novene a Santa Liduina (dal 5 al 13 aprile, vigilia della memoria)
  • Prima della benedizione dei malati o dell’Unzione degli infermi

Infine, può essere stampata come sussidio spirituale da donare ai malati, o recitata insieme nei pellegrinaggi sui luoghi della santa. Il tempo di Quaresima e quello pasquale, quando si medita la croce e la risurrezione, risulta particolarmente adatto, come pure tutte le circostanze in cui il dolore fisico e morale richiede una risposta di fede e consolazione.

La costante ripetizione o meditazione di questa preghiera può diventare una “scuola di speranza”, perché “beati coloro che piangono, perché saranno consolati” (Matteo 5,4).

Commenti

I commenti saranno disponibili a breve.