Atto di Fede con San Tommaso Apostolo per chi ha perso la fede
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Atto di Fede nella Prova
O san Tommaso, apostolo della ricerca e della presenza,
tu che hai avuto il coraggio di chiedere e il dono di credere,
intercedi per noi, comunità chiamata a vivere nella fede anche quando tutto vacilla.
Quando sentiamo il peso della prova e la nostra fiducia si fa incerta,
quando i giorni diventano oscuri e ci sentiamo smarriti nella fede,
fa’ che, come te, possiamo stendere la mano e toccare le ferite del Risorto.
Sostieni la nostra Comunità, perché davanti al dubbio, alla fatica,
alla solitudine e al silenzio che pare invadere il cuore,
sappiamo ripetere con umiltà e coraggio:
Mio Signore e mio Dio!
Concedici la grazia di una fede che non fugge la prova,
ma che nella prova si fa più vera, più profonda,
più piena di speranza.
Fa’ che nella ferita riconosciamo la tua presenza viva:
aprici gli occhi alla tua misericordia e rinnova
in noi il desiderio di cercarti, di amarti, di credere ancora.
San Tommaso, padre nella notte del dubbio,
fa’ che anche noi, smarriti e insieme chiamati,
possiamo testimoniare con tutta la nostra vita
che il Signore è presenza reale anche tra le nostre fragilità.
Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
L’“Atto di Fede nella Prova” è una preghiera profondamente radicata nella tradizione cristiana, ispirata alla figura di san Tommaso apostolo, spesso ricordato come Tommaso “il dubbioso”, ma sempre più riconosciuto dalla teologia moderna come Tommaso “il cercatore”. Il contesto spirituale della preghiera si fonda sull’esperienza comune della crisi, del dubbio e della prova percorse dalla fede. Questa preghiera si pone all’interno di un cammino ecclesiale ed esistenziale, dove la crescita personale e comunitaria nell’esperienza di Dio attraversa momenti di fatica, buio, distanza dal Signore e bisogno di concretezza.
La spiritualità di questa preghiera assume un carattere pasquale, perché richiama apertamente l’apparizione del Risorto a Tommaso (cf. Gv 20,24-29): è proprio la risurrezione di Cristo, insieme all’invito a “toccare le ferite”, che diviene il fondamento su cui poggia la possibilità di credere anche quando sembra mancare ogni altra certezza.
Dottrinalmente, l’atto di fede non nega la prova o il dubbio, ma li assume come parte del cammino del credente. Trova riscontro nella comprensione cristiana del rapporto tra grazia e libertà, tra ricerca umana e dono divino; si inserisce nella riflessione sulla fede “provata e purificata”, tema centrale nelle epistole di san Pietro (“la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro…”, cf. 1Pt 1,7).
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera si rivolge a san Tommaso apostolo. Non si tratta solo di un’omaggio devozionale, ma di riconoscere in Tommaso la figura di un apostolo vicino all’esperienza umana del dubbio e della ricerca. Viene chiamato “apostolo della ricerca e della presenza”, non semplicemente del dubbio, in quanto la sua vicenda mostra il valore della domanda sincera davanti a Dio e la beatitudine della fede che nasce dall’incontro col Risorto.
Invocare Tommaso ha anche un significato ecclesiale: diventa patrono e modello per tutti coloro che vivono la fatica o la crisi della fede. L’esperienza di Tommaso suggerisce che il dubbio non è in sé una colpa, ma una tappa possibile del cammino, da abitare con sincerità e apertura al dono che Dio può elargire anche nel momento della debolezza.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
Il testo prega in modo esplicito per tutta la comunità dei credenti, soprattutto nei momenti in cui “la nostra fiducia si fa incerta”, i giorni si fanno “oscuri”, o ci si sente “smarriti nella fede”. Gli intercessi principali sono:
- Coloro che vivono situazioni di dubbio, prova e crisi spirituale;
- Le persone che soffrono la fatica di credere davanti al dolore, alla solitudine, al silenzio, alla distanza di Dio percepita;
- Tutta la comunità, chiamata a testimoniare la fede proprio nella notte del dubbio.
I bisogni affrontati sono principalmente spirituali: il bisogno di rinforzare la fede nelle difficoltà, di sperimentare la presenza viva del Risorto, di riscoprire “la misericordia” e il “desiderio di cercare, amare e credere ancora”. Ma si toccano anche bisogni psicologici e comunitari: la capacità di sostenersi nel buio, di trovare senso nelle ferite (sia fisiche che interiori), di ritrovare speranza nella prova.
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche
Tra i principali temi teologici emergono:
- Il valore del dubbio e della prova: La fede cristiana non è ingenua sicurezza, ma passaggio attraverso l’incertezza. Come dice Papa Francesco, “il Signore non teme le nostre domande… anzi le accoglie e le trasforma in atto di fede”. Il Vangelo di Giovanni narra: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!” (Gv 20,29), rivolto proprio a Tommaso.
- La relazione personale con il Cristo risorto: È centrale il gesto di “toccare le ferite”, simbolo della concretezza della fede cristiana, una fede incarnata che si fonda su Gesù realmente presente e sofferente. Origene sottolineava:
“Non vediamo con occhi di carne ma tocchiamo con quelli dello spirito le piaghe di Cristo, per credere nell’amore che egli ha per noi”
- La testimonianza nella fragilità: La preghiera chiede di poter “testimoniare con tutta la nostra vita che il Signore è presenza reale anche tra le nostre fragilità”, facendo eco a san Paolo: “Quando sono debole è allora che sono forte” (2Cor 12,10).
- La fede come dono e come ricerca: Sant’Agostino, nei suoi “Discorsi”, affermava:
“La fede cerca, l’intelligenza trova, e la beatitudine gode.”
In questa preghiera si invoca la grazia che rende la ricerca non vana, ma luogo di incontro col Signore.
In sintesi, la preghiera unisce la teologia del buio della fede (formulata da san Giovanni della Croce) e la speranza pasquale, mostrando come Dio si lasci trovare e tocchi soprattutto “nella ferita”, nell’umana debolezza, che diventa luogo di rivelazione.
5. Genere di preghiera e collocazione liturgica
Il testo si colloca tipologicamente tra le preghiere di intercessione e, per certi aspetti, di penitenza e abbandono fiducioso. Alla fine contiene un’acclamazione di fede (“Mio Signore e mio Dio!”) che richiama la proclamazione liturgica, un atto di lode che svela il culmine del dialogo tra Tommaso e Gesù nel Vangelo.
Nel ritmo della liturgia, la preghiera trova un posto privilegiato:
- Nelle celebrazioni legate all’apostolo Tommaso (3 luglio, memoria liturgica);
- Nei tempi forti della fede provata, cioè durante la Settimana Santa e il Tempo Pasquale;
- Quando la comunità celebra momenti penitenziali, ritiri, o nei “vespri della prova” dopo un lutto, una calamità, una crisi collettiva o personale.
La struttura stessa della preghiera suggerisce che può essere usata sia come orazione preparatoria per la liturgia, sia come momento centrale di intercessione e proclamazione comunitaria della fede.
6. Indicazioni pratiche per l’uso: preghiera personale, comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico
Per trarre pieno beneficio spirituale dalla preghiera, si suggerisce di:
- Nella preghiera personale:
- Meditarla in momenti di dubbio, crisi, sconforto;
- Recitarla lentamente sostando sui passaggi che più risuonano nel cuore;
- Soffermarsi con particolare attenzione sulle parole “toccare le ferite” e “Mio Signore e mio Dio!”, visualizzando il proprio incontro personale con Cristo. - Nella preghiera comunitaria:
- Utilizzarla all’inizio o al termine di celebrazioni comunitarie nei periodi dell’anno in cui si riflette sul tema della fede (es. Quaresima, Pasqua);
- Inserirla durante veglie di preghiera, incontri di catechesi per giovani e adulti, o momenti di rinnovamento spirituale della parrocchia;
- Farne una parte dell’esame di coscienza, specie laddove il dubbio sia percepito come esperienza normale della crescita cristiana. - Nella liturgia e nell’anno liturgico:
- Usarla in occasione della festività di san Tommaso;
- Proporla dopo la celebrazione della Passione o la Domenica in Albis (II domenica di Pasqua), nella quale il Vangelo di Tommaso viene proclamato;
- Recitarla a conclusione della preghiera dei fedeli o come orazione d’invio in missioni pastorali fra i “lontani” o i “cercatori”.
In ogni caso, questa preghiera offre la possibilità di accogliere la fragilità umana nella fede come luogo teologico, dove la grazia opera e dove, sulle orme di san Tommaso, ciascuno può sperimentare che le ferite non sono ostacolo, ma via privilegiata all’incontro col Risorto.
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