Preghiera a Gesù, Agnello di Dio, per gli Agnelli

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O Gesù Cristo, Agnello di Dio, che hai dato la vita per amore nostro, ascolta la supplica dei tuoi figli.
Nel contemplare gli agnelli, esseri miti e innocenti, il nostro cuore si volge a Te, che in essi hai voluto raffigurare il sacrificio puro e la dolcezza infinita del Tuo Amore.
Ricolma la nostra vita della Tua pace; fa' che la mitezza degli agnelli sia per noi esempio e guida, affinché possiamo abbandonare ogni violenza, rancore e superbia, e vivere secondo il Tuoi sentimenti di Misericordia.
Agisci nei nostri cuori, o Redentore, perché ogni gesto sia ispirato dalla forza disarmata dell’Amore, che Tu ci hai insegnato dal legno della croce.
O Gesù, che ti sei immolato come Agnello senza macchia, donaci di riconoscere negli umili e nei miti il riflesso del Tuo volto, insegnaci la tenerezza e la pazienza, rendici strumenti di pace tra gli uomini.
Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera “O Gesù Cristo, Agnello di Dio”
La preghiera “O Gesù Cristo, Agnello di Dio” si inserisce profondamente nella tradizione cristiana, richiamando il cuore della dottrina del sacrificio redentore di Cristo. Il titolo “Agnello di Dio” trova le sue radici nell’Antico Testamento, dove l’agnello immolato rappresentava il sacrificio perfetto e senza macchia, soprattutto nella celebrazione della Pasqua ebraica (Pèsach, Es 12,1-14). Nel Nuovo Testamento, san Giovanni Battista indica Gesù come “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29), ponendo così il fondamento del significato cristologico di questa immagine: Cristo è l’offerta sacrificale definitiva, mite e innocente, che libera l’umanità dal peccato con la propria morte e resurrezione.
La spiritualità della mitezza, della pace e dell’abbandono fiducioso nelle mani di Dio che pervade questa preghiera, rispecchia lo spirito delle Beatitudini, in particolare: “Beati i miti, perché erediteranno la terra” (Mt 5,5) e “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9). Inoltre, essa richiama la centralità della misericordia, valore che emerge come una delle coordinate essenziali della vita cristiana secondo gli insegnamenti di Gesù.
A livello dottrinale, la preghiera esprime le dimensioni dell’imitazione di Cristo, della conversione dei cuori e della vocazione alla pace, che sono pilastri sia della teologia paolina (“Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”: Fil 2,5), sia della tradizione patristica. Sant’Agostino, in particolare, mette in luce la potenza dell’amore disarmato quale “forza della croce”.
2. Destinatari a cui è rivolta e perché
Il destinatario principale di questa preghiera è Gesù Cristo, invocato ripetutamente come “Agnello di Dio”, termine liturgico, dottrinale e altamente evocativo. Egli è invocato come il modello sommo di mitezza e sacrificio, il Redentore che manifesta nella propria persona l’amore sconfinato di Dio per la creazione. Tutte le invocazioni della preghiera sono rivolte direttamente a Gesù, in un rapporto di filiale abbandono, supplica e desiderio di imitazione.
Il motivo di tale scelta risiede nel riconoscimento teologico che solo in Cristo risorto l’essere umano trova la piena realizzazione del desiderio di pace, di misericordia e di comunione. Chiedere a Lui di ispirare i cuori, di diffondere la sua pace, di rendere i credenti strumenti di riconciliazione, significa affidarsi alla sua potenza redentrice e alla sua grazia trasformatrice. La preghiera si colloca dunque come atto di fede e affidamento totale al Cristo crocifisso e risorto, vero mediatore tra Dio e l’umanità.
3. Beneficiari per cui intercede e bisogni spirituali/fisici che affronta
Tra i beneficiari principali della preghiera ci sono, in prima istanza, coloro che la recitano – i fedeli stessi che desiderano conformarsi interiormente alla mitezza di Cristo e lasciare che la sua pace ricolmi le loro vite. Si intercede anche in modo indiretto per tutti coloro che hanno bisogno di pace, di riconciliazione, per chi patisce violenza, superbia e rancore, per le vittime di conflitti e per ogni situazione in cui vengono meno la tenerezza e la pazienza.
I bisogni affrontati sono principalmente spirituali:
- La conversione dei cuori verso la mitezza e la non-violenza;
- La richiesta di pace interiore e di capacità di trasmetterla agli altri;
- La liberazione dal rancore, dalla superbia e dai sentimenti di ostilità;
- Il desiderio di vivere la misericordia e la pazienza come virtù cristiane.
A un livello più ampio, la preghiera può essere interpretata come una supplica per il mondo intero, affinché si diffonda la pace tra i popoli, si curino le ferite dell’odio, della guerra e della divisione. Nei momenti storici o personali di crisi, dissidi e lacerazioni, essa diventa particolarmente attuale.
4. Temi teologici principali, citazioni bibliche e patristiche
La preghiera racchiude profondi temi teologici:
- Il sacrificio redentore di Cristo: “Agnello di Dio” rimanda al sacrificio pasquale, compimento definitivo della liberazione dall’Egitto e simbolo della salvezza (Es 12,1-14; Gv 1,29; 1Pt 1,19).
- Mitezza e umiltà: Gesù si definisce “mite e umile di cuore” (Mt 11,29), invitando a imparare da Lui e a lasciarsi trasformare da questa virtù che disarma l’odio.
- Misericordia e perdono: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34) mostra la misericordia sconfinata di Cristo anche sulla croce.
- Pace e riconciliazione: Cristo è chiamato “nostra pace" (Ef 2,14); Egli abbattere i muri di separazione e invita i suoi a essere “operatori di pace”.
- Forza dell’amore disarmato: Sotto la croce si manifesta una forza che non si impone ma si offre.
Citazioni patristiche:
“Il Signore si è degnato di essere agnello perché fosse mite di fronte al giudizio dei persecutori e, mentre le sue pecore erano straziate dai denti dei lupi, Egli stesso fu offerto in sacrificio.” (Sant’Agostino, Enarrationes in Psalmos, 32)
“Cristo, agnello senza macchia, ci insegna che la vera vittoria è nella mansuetudine e nella pazienza.” (San Giovanni Crisostomo)
5. Genere di preghiera e collocazione nella tradizione liturgica
La preghiera appartiene al genere dell’intercessione – perché supplica per la conversione dei cuori, la diffusione della pace, il dono della mitezza – ma custodisce elementi di lode (per ciò che Cristo ha compiuto), invocazione e riflessione esistenziale. Si può considerare anche una preghiera di imitazione, poiché chiede la grazia di vivere “secondo i tuoi sentimenti di Misericordia”.
Nella tradizione liturgica, l’invocazione all’“Agnello di Dio” è particolarmente presente nella Messa, in prossimità della comunione eucaristica (“Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis…”). Simili preghiere sono tipiche delle devozioni legate al Sacro Cuore di Gesù, alla meditazione della Passione, e ricorrono durante la Quaresima e il Tempo Pasquale, ma anche nella liturgia delle Lodi mattutine e nei riti penitenziali.
In alcune tradizioni monastiche si contemplano ogni giorno la mitezza e l’umiltà dell’agnello come modello di vita spirituale, e il tema della pace e della misericordia percorre tutto l’Anno Liturgico ma specialmente i Tempi Forti (Quaresima, Settimana Santa, Pasqua).
6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale, comunitaria e nell’anno liturgico
Nella preghiera personale:
- Recitala al mattino come offerta quotidiana, per chiedere la grazia di vivere la giornata nello spirito di mitezza e di pace.
- Nella meditazione sulla Passione di Cristo, specie il venerdì, o prima della comunione, per preparare il cuore a ricevere Gesù come “Agnello di Dio”.
- Come esame di coscienza serale, per rileggere la giornata alla luce della tenerezza, della pazienza e della non-violenza evangelica.
Nella preghiera comunitaria:
- In comunità religiose, associazioni o gruppi parrocchiali, come preghiera introduttiva o di conclusione per incontri orientati alla pace, alla riconciliazione, o alla formazione sulle Beatitudini.
- Nei riti penitenziali e nelle processioni, specie nei tempi di Quaresima e Pasqua.
- Durante celebrazioni dedicate alla pace o in memoria di vittime della violenza.
Nell’anno liturgico:
- Quaresima e Settimana Santa: In momenti di meditazione sulla Passione di Cristo e sulla chiamata alla conversione.
- Tempo di Pasqua: Come inno di ringraziamento per la resurrezione dell’Agnello.
- Giornate mondiali della pace: In particolare nel contesto di iniziative ecumeniche e di preghiera per la pace.
- Festa del Sacro Cuore di Gesù e altre solennità cristologiche: Per meditare sulla dimensione amorevole e misericordiosa del cuore di Cristo.
L’uso regolare di questa preghiera favorisce la crescita personale verso la mitezza evangelica, contribuisce a costruire spazi di pace nelle comunità e invita alla riconciliazione in ogni ambito della vita, promuovendo quella civiltà dell’amore e della non-violenza tanto desiderata dal Vangelo e dalla tradizione dei santi.
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