Lectio Divina con San Pafnuzio sulla fedeltà per i Vescovi

Destinatari:  San Pafnuzio di Tebe
Beneficiari:  Vescovi
Tipologie:  Lectio Divina
Lectio Divina con San Pafnuzio sulla fedeltà per i Vescovi
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Preghiera dei Vescovi alla luce di San Pafnuzio e delle Lettere Pastorali

O San Pafnuzio di Tebe, beato Vescovo fedele fino alla fine, tu che hai custodito con amore incorruttibile il tesoro della fede apostolica, assisti oggi i pastori delle Chiese nel loro cammino di fedeltà nel ministero.

Signore Gesù, che per bocca dell’apostolo Paolo hai esortato il tuo servo Timoteo a custodire il deposito e a restare saldo nella vera dottrina e nella carità, illumina i cuori dei nostri Vescovi.

Fa’ che, sull’esempio di San Pafnuzio, sappiano resistere alle prove e ai compromessi, siano instancabili nel servire il tuo popolo e mantengano la mente e il cuore radicati nella Tua Parola.

Donali, o Padre, la forza di annunciare il Vangelo senza timore, la sapienza per discernere il vero dal falso, il coraggio di difendere la fede cattolica e la mitezza per guidare con carità le tue pecorelle.

Sostieni con il tuo Spirito chi, come Pafnuzio, si trova a testimoniare la fedeltà anche nella sofferenza. Placa i timori nel loro cuore, rafforza la comunione tra fratelli nell’episcopato e fa’ che la loro vita sia specchio della Tua fedeltà, a gloria del tuo Nome e edificazione della Chiesa intera.

O San Pafnuzio, intercedi per tutti i Vescovi: perché rimangano fedeli alla dottrina e alla carità, perseverando sino alla fine in umiltà e verità. Amen.

Spiegazione della Preghiera

1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera

La “Preghiera dei Vescovi alla luce di San Pafnuzio e delle Lettere Pastorali” si inserisce in un ricco contesto storico e teologico, in bilico tra il patrimonio dei Padri della Chiesa e il vissuto attuale della comunità cristiana. Il riferimento a San Pafnuzio di Tebe, vescovo egiziano del IV secolo venerato per la sua tenacia nella difesa della fede durante le persecuzioni ariane, sottolinea l’importanza della fedeltà alla tradizione apostolica, soprattutto nei momenti di crisi ecclesiale o di compromesso dottrinale.

La preghiera è profondamente radicata nelle Lettere Pastorali del Nuovo Testamento, in particolare quelle attribuite a san Paolo (come le lettere a Timoteo e Tito). L’insistenza sul “custodire il deposito” (2 Timoteo 1,14) rappresenta la chiamata ricevuta dai vescovi attraverso l’ordinazione a preservare la purezza della dottrina e la coerenza della carità. È, quindi, una supplica che riprende la tradizione antichissima di invocare lo Spirito Santo affinché sappia guidare i pastori nei momenti di discernimento e prova.

San Pafnuzio è inoltre esemplificazione di testimonianza vissuta fino al sacrificio personale: sopravvissuto alle persecuzioni di Massimino Daia, portava i segni delle torture, diventando simbolo di resistenza alla corruzione della fede. Chi prega si colloca dunque entro una linea di continuità spirituale che valorizza il martirio, il coraggio profetico e la vita come testimonianza radicale del Vangelo.

2. I destinatari a cui è rivolta e perché

La preghiera è specialmente indirizzata a San Pafnuzio e, per suo tramite, a Dio stesso. San Pafnuzio viene invocato come modello e “avvocato” celeste per i vescovi della Chiesa: la sua statura spirituale fa di lui non solo testimone, ma intercessore privilegiato presso Dio.

L’invocazione comprende anche un’interlocuzione con Gesù Cristo (“Signore Gesù, che per bocca dell’apostolo Paolo hai esortato il tuo servo Timoteo…”), perché è Lui la fonte della missione episcopale. L’aspetto trinitario è presente: la preghiera si rivolge anche al Padre per il dono della forza, sapienza, coraggio e mitezza, e allo Spirito Santo per il sostegno nelle difficoltà.

Questa molteplicità di destinatari rispecchia la natura “relata” della preghiera cristiana: l’invocazione dei santi introduce nella comunione ecclesiale tra cielo e terra; la preghiera a Cristo e al Padre radica tutto nell’unica sorgente della grazia. Il coinvolgimento di più destinatari sottolinea così la mediazione dei santi e la centralità della Trinità.

3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta

I beneficiari primari della preghiera sono “i pastori delle Chiese”, ossia i vescovi (dal greco episkopoi, “sorveglianti”), figure chiave della vita ecclesiale tanto ieri quanto oggi. La preghiera si estende idealmente anche a tutto l’episcopato, ai presbiteri e, indirettamente, a tutto il popolo di Dio.

I bisogni spirituali per cui si intercede sono molteplici:

  • Fedeltà al ministero, intesa come resistenza alle pressioni mondane o alle tentazioni della mediocrità.
  • Luce e sapienza per discernere il vero dal falso, in un tempo di confusione dottrinale o di sfide etiche.
  • Coraggio nella difesa della fede cattolica, nei confronti di eresie, fraintendimenti o persecuzioni.
  • Mitezza e carità pastorale, per sostenere i rapporti intraecclesiali e la guida del gregge a loro affidato.
  • Consolazione nella sofferenza, affinché restino saldi anche davanti alla prova e alla solitudine del ministero.
  • Comunione tra vescovi, a rafforzare la collegialità e l’unità dell’episcopato, evitando divisioni e rivalità.

Benché il testo non menzioni esplicitamente bisogni fisici, la memoria del “testimoniare la fedeltà anche nella sofferenza” rimanda, tramite San Pafnuzio, al sostegno nelle prove materiali e nelle persecuzioni che i pastori possono incontrare.

4. I temi teologici principali, con eventuali citazioni bibliche o patristiche pertinenti

La trama teologica della preghiera intreccia diversi grandi temi della tradizione cristiana:

  • Fedeltà al deposito della fede: “O Timoteo, custodisci il deposito” (1 Timoteo 6,20, 2 Timoteo 1,14). Questo è il compito principale dei vescovi: trasmettere intatta la fede apostolica.
  • Testimonianza nella prova: La figura di Pafnuzio richiama “il buon combattimento della fede” (cfr. 2 Timoteo 4,7–8), la perseveranza dei santi fino alla fine.
  • Discernimento e coraggio pastorale: “Chiunque vorrà vivere piamente in Cristo Gesù sarà perseguitato” (2 Timoteo 3,12).
  • Mitezza e carità: “Bisogna che l’episcopo sia irreprensibile, temperante, prudente, ospitale, capace di insegnare, non violento ma mite” (1 Timoteo 3,2–3).
  • Collegialità e comunione: “Siate tutti unanimi, partecipi delle gioie e delle sofferenze” (1 Pietro 3,8).
  • Intercessione dei santi: “Pregate gli uni per gli altri” (Giacomo 5,16), nella consapevolezza della comunione dei santi.

A livello patristico, si può citare sant’Ignazio di Antiochia (“Dove c’è il vescovo, là è la Chiesa”) e la letteratura dei martiri che enfatizzano la custodia della fede e la necessità della santità dei pastori come fondamento della crescita ecclesiale.

“Quello che hai udito da me dinanzi a molti testimoni, affidalo a uomini fedeli che siano capaci di insegnarlo anche ad altri” (2 Timoteo 2,2)

Così la preghiera unisce la dimensione del carisma episcopale e il bisogno quotidiano di rinnovare il dono ricevuto.

5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica

La preghiera si configura anzitutto come una orazione di intercessione: si supplica Dio, per l’intercessione di San Pafnuzio, affinché i vescovi ricevano grazie specifiche per l’esercizio del loro ministero. Il tono è anche di lode (nella memoria della fedeltà eroica di Pafnuzio) e di supplica personale (“Placa i timori… rafforza la comunione…”).

Questo testo può inserirsi nella preghiera dei fedeli durante la Messa, in momenti particolari come ordinazioni episcopali, ricorrenze legate ai pastori della Chiesa (feste di santi vescovi, anniversari di ordinazione, sinodi) o in ritiri spirituali per il clero.

Lo stile richiama alcune collette liturgiche e richieste di protezione proprie delle litanie dei santi. Tuttavia, è altrettanto adatto alla devozione privata, in quanto esprime sentimenti condivisi da tutta la comunità cristiana, chiamata a sostenere i suoi pastori.

6. Indicazioni pratiche: come usarla nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico

Sul piano pratico, la preghiera può essere utilizzata:

  • Nella liturgia eucaristica, in particolare durante l’ordinazione di un vescovo o nella memoria di santi vescovi e martiri.
  • In incontri di preghiera comunitaria promossi da laici o consacrati (per esempio, nei sinodi, assemblee, consigli pastorali diocesani), per invocare lo Spirito su quanti guidano la Chiesa.
  • Durante ritiri spirituali e momenti di formazione dei pastori.
  • Nella preghiera personale dei fedeli che desiderano sostenere il proprio vescovo e il clero diocesano.
  • Nel tempo della Quaresima e delle persecuzioni, per rafforzare i pastori nelle prove, o in giornate dedicate alla preghiera per la santificazione del clero.

Per la preghiera personale, può essere incorporata nella Liturgia delle Ore (in particolare nelle Intercessioni delle Lodi o dei Vespri), oppure recitata all’inizio di incontri ecclesiali. Nei tempi liturgici forti – come la Quaresima, quando si riflette sul combattimento spirituale e la fedeltà fino alla croce – questa orazione trova un terreno particolarmente adatto.

L’invito, in sintesi, è a riscoprire la comunione dei santi, sostenendo spiritualmente i vescovi perché siano fermento vivo della fede apostolica, come San Pafnuzio, modello di coraggio, sapienza e carità pastorale.

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