Lamento a Dio con San Juan Diego per l'emarginazione dei popoli

Temi:  Equità sociale
Tipologie:  Lamento
Lamento a Dio con San Juan Diego per l'emarginazione dei popoli
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San Juan Diego Cuauhtlatoatzin, umile testimone di speranza all’ombra del Nican Mopohua,

Noi, figli e figlie delle terre antiche, ti innalziamo il nostro lamento: il pianto delle foreste violate, il silenzio dei fiumi defraudati, il battito spezzato dei nostri cuori.

Custode delle nostre radici, tu conosci il peso dell’ingiustizia, l’amarezza di chi vede la propria dignità calpestata, la sofferenza di chi non trova voce tra i molti e gli ultimi.

Intercedi per noi, San Juan Diego, presso Colei dal manto di stelle, perché le barriere che impediscono la giustizia vengano abbattute, e i popoli indigeni e originari siano riconosciuti nella piena equità sociale, nel rispetto e nell’amore delle proprie culture.

Asciuga le nostre lacrime di esclusione, sostieni la nostra speranza: perché la terra sia madre per tutti, e il cammino della dignità sia aperto anche per noi.

San Juan Diego, prega per noi, accompagna la nostra lotta silenziosa, dona al mondo occhi capaci di vedere con rispetto e cuore che senta la sete della giustizia. Amen.

Spiegazione della Preghiera

1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera

Questa preghiera trova le sue radici nella spiritualità tipica del mondo latinoamericano e, in particolare, nel patrimonio spirituale che ruota attorno a San Juan Diego Cuauhtlatoatzin, laico indigeno messicano e protagonista delle apparizioni mariane di Guadalupe (1531). Il riferimento al Nican Mopohua — il celebre testo náhuatl che racconta le apparizioni guadalupane — inserisce la supplica in un orizzonte di fede inculturata e vicina alla spiritualità dei popoli originari.

Dal punto di vista dottrinale, la preghiera si colloca nella grande tradizione della Chiesa “dalla parte dei poveri” e della opzione preferenziale per gli ultimi, che caratterizza il magistero contemporaneo, specie dopo il Concilio Vaticano II (Lumen Gentium, 8). Questo impegno ecclesiale viene rafforzato nell’America Latina sin dagli anni della Conferenza di Medellín (1968), dove emerge la necessità di ascoltare il grido dei poveri e delle minoranze indigene vittime di ingiustizie.

Inoltre, la preghiera riflette profondamente il magistero sociale di Papa Francesco, specialmente nell’enciclica Laudato si’, laddove il Papa invita a custodire la terra come casa comune e a sanare le ferite che colpiscono sia la natura sia le popolazioni più vulnerabili:

“Le grida della terra e le grida dei poveri non possono più attendere” (Laudato si’, 49)
.

2. I destinatari a cui è rivolta e perché

La preghiera si rivolge direttamente a San Juan Diego Cuauhtlatoatzin, canonizzato da San Giovanni Paolo II nel 2002 e oggi considerato non solo il primo santo indigeno del continente americano, ma anche un simbolo di speranza e riscatto per tutte le popolazioni native.

Giovanni Diego è presentato come “umile testimone di speranza” e “custode delle nostre radici”. Egli è invocato come intercessore privilegiato perché ha conosciuto, in vita propria, l’esperienza della marginalità, ma anche la grande fiducia in Dio e nella Vergine di Guadalupe, “Colei dal manto di stelle”. La sua vicinanza spirituale e la sua esperienza di vita lo rendono particolarmente adatto a intercedere per chi subisce ingiustizia, esclusione e perdita di identità.

Nei suoi confronti vengono presentati “il nostro lamento”, simbolo di un dolore collettivo: il pianto delle foreste violate (riferimento al dramma ecologico), il silenzio dei fiumi defraudati, il battito spezzato dei cuori umani (dimensione personale e comunitaria del dolore). Emerge così un legame profondo tra figura del santo e i bisogni concreti e attuali dei popoli originari.

3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta

La preghiera ha come beneficiari principali i popoli indigeni e originari, definiti come figli e figlie delle “terre antiche”, ma si allarga idealmente a ogni comunità e persona che soffre esclusione, ingiustizia o ferite sociali e ambientali.

I bisogni affrontati sono molteplici:

  • Il dramma ecologico: “le foreste violate”, “i fiumi defraudati” citano direttamente la sofferenza della casa comune e il legame identitario che questi popoli hanno con la terra.
  • Sofferenza sociale: “l’amarezza di chi vede la propria dignità calpestata”, il “peso dell’ingiustizia”, la mancanza di voce tra i molti, dolore acuito nelle minoranze indigene cui vengono negate diritti e riconoscimento.
  • Mancanza di giustizia ed equità sociale: si invoca la distruzione delle barriere che impediscono la giustizia e il riconoscimento del valore delle culture locali.
  • Esclusione e solitudine: il pianto e le lacrime per non essere accolti; la preghiera svolge una funzione di consolazione ma anche di incoraggiamento a perseverare nella “speranza” e nella difesa della dignità.
In sintesi, la supplica intercede per bisogni sia spirituali (consolazione, fede, speranza, dignità) sia materiali (salvaguardia della terra, equità sociale, rispetto).

4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche

La preghiera è densa di significati teologici, tra cui spiccano:

  • La creazione come dono e madre per tutti: Richiama Genesi 1,31 (“Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”), interpretando la natura nella sua relazione con l’umanità, specialmente con chi la custodisce. La terra viene invocata come “madre per tutti” in perfetta sintonia con la Laudato si’ e la spiritualità indigena.
  • Centralità della giustizia e della dignità umana: “Collaborare perché le barriere della giustizia vengano abbattute” si collega alla profezia biblica di Isaia 58,6:
    “Sciogli le catene della malvagità […] infrangi ogni giogo”
    e ai richiami della Chiesa alla promozione della dignità di ogni popolo (cf. Gaudium et Spes, 27).
  • L’intercessione dei Santi: Ruolo di San Juan Diego come intercessore, in accordo con la visione patristica secondo cui i santi sono “amici e intercessori presso Dio” (Sant’Agostino, Discorso 159).
  • La speranza degli ultimi: Il battito spezzato dei cuori e la “lotta silenziosa” richiama il discorso evangelico delle Beatitudini:
    “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Matteo 5,6).
  • Inculturazione della fede: Il riferimento al Nican Mopohua e all’identità di San Juan Diego sottolinea la valorizzazione delle culture locali nel cammino della fede, come insegna Giovanni Paolo II:
    “Cristo nei membri indigeni si è incarnato nelle loro culture” (Ecclesia in America, 70).

5. Il genere di preghiera e la collocazione nella tradizione liturgica

Questa preghiera è principalmente una supplica intercessoria, ma contiene anche accenti di lamentazione, tipici della spiritualità biblica (si veda il Libro dei Salmi), e ambiti di lode: si invoca infatti la forza della speranza e la possibilità della redenzione anche nei tempi di prova.

Per forma e contenuto, può essere usata sia in contesti personali che liturgici o comunitari, specie nei momenti dedicati alla memoria dei santi o alla preghiera per la giustizia sociale. Acquista particolare significato durante:

  • Le celebrazioni in onore di San Juan Diego (9 dicembre in calendario romano e messicano)
  • Le feste mariane di Nostra Signora di Guadalupe (12 dicembre)
  • Incontri di preghiera per la giustizia sociale, la salvaguardia del creato e la memoria dei popoli nativi

6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale o comunitaria e nel ciclo liturgico

La preghiera può essere efficacemente integrata in vari contesti:

  • Preghiera personale:
    • Come meditazione quotidiana per chi desidera affidare a Dio il proprio dolore e la sofferenza dei popoli esclusi.
    • Accompagnata da un momento di silenzio e riflessione sulla giustizia, la speranza o la cura della casa comune.
  • Preghiera comunitaria:
    • Come orazione conclusiva di incontri sulla giustizia sociale, in gruppi pastorali, movimenti ecclesiali o comunità indigene.
    • Inserita in liturgie della Parola, veglie di preghiera, rosari missionari, specialmente in prossimità del 9 e 12 dicembre.
    • Durante momenti pubblici di solidarietà con i popoli indigeni e di sensibilizzazione ecologica.
  • Nel ciclo liturgico:
    • Nel Tempo Ordinario, come richiamo ad uno stile di vita giusto e solidale.
    • Nel Tempo di Avvento e Quaresima, quando la Chiesa invita all’impegno concreto per la giustizia e la conversione personale.
Infine, la preghiera si presta ad essere accompagnata da segni simbolici (accensione di una candela, offerta di fiori, gesti di riconciliazione o impegno concreto) e da letture bibliche sui temi della giustizia, dell’ascolto dei poveri e della custodia del creato.

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