Salmo di fiducia per i Rifugiati che hanno perso tutto
O Divina Provvidenza, ascolta la voce dei tuoi figli che errano sotto cieli stranieri. Quando il dolore della perdita è pesante come pietra nel petto, quando ciò che era casa è solo ricordo e la notte si fa più lunga, volgiamo a Te il nostro cuore, cercando una luce che non si spegne mai.
Abbiamo tremato nel buio dello smarrimento, abbiamo pianto sulle vie della fuga, ma tu, Provvidenza che tutto vede, resti sempre accanto a chi ha perso tutto, donando la speranza che rifiorisce dove tutto sembra arido.
Sii la pietra sicura sotto i piedi dei rifugiati, sia la Tua mano potente il riparo contro ogni tempesta. Quando le lacrime annegano le parole e la stanchezza invade le ossa, fa’ che sentiamo nel cuore la certezza che Tu non abbandoni mai.
Insegnaci a scorgere, ogni mattino, il seme della speranza che Tu pianti anche nelle nostre terre straniere; donaci il coraggio della fede, affinché, dopo la perdita, incontriamo la Tua presenza fedele, che guida i nostri passi verso un tempo di pace.
A Te affidiamo la nostra fiducia, a Te rivolgo le mie mani vuote; fa’ che la Tua misericordia sia per i rifugiati alba nuova dopo la notte, e che la Tua provvidenza apra sentieri dove sembrano chiusi tutti i cammini.
Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera
La preghiera presentata si inserisce in un contesto spirituale di profondo affidamento alla Divina Provvidenza, cioè la fiducia nel governo amorevole e sapiente di Dio sulla storia dell’umanità e sulle vicende personali di ogni uomo e donna. Questo concetto, sviluppato nella tradizione cristiana sia biblica che patristica, evidenzia come Dio non abbandoni mai le sue creature, specialmente nei momenti di dolore, perdita e smarrimento.
Dottrinalmente la “Provvidenza” è una delle dimensioni attraverso cui i cristiani comprendono la presenza operante di Dio nel mondo, come espresso da san Tommaso d’Aquino: “Tutta la realtà che Dio ha creato, la governa e la conduce al suo fine” (Summa Theologiae, I, q. 22). La preghiera si colloca dunque nella linea della Chiesa che vede in Dio il soccorso ultimo nelle ore oscure dell’esilio, della perdita e della fuga, riconoscendo cioè la mano divina che accompagna, consola e sostiene.
Si percepisce inoltre l’eco dei Salmi della Bibbia, specialmente quelli di lamentazione e supplica (come il Salmo 137 “Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion”), dove il popolo d’Israele esprime il dolore dell’esilio, affidandosi tuttavia a Dio come unica salvezza. Il contesto spirituale è dunque quello del popolo che, sradicato e piagato, trova nella preghiera la forza per non cedere alla disperazione, ma confidare nella fedeltà di Dio.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è rivolta principalmente a Dio, invocato come Divina Provvidenza. Quest’appellativo sottolinea non solo la potenza divina, ma il suo amore paterno e la cura costante per ogni essere umano, specialmente per quanti vivono situazioni di precarietà e spaesamento.
Rivolgersi alla Provvidenza significa riconoscere che le forze umane sono spesso insufficienti e che occorre affidarsi a Colui che vede più lontano e dispone di risorse inesauribili di misericordia e di amore. L’atto di rivolgere la propria voce all’Altissimo, come figli “che errano sotto cieli stranieri”, richiama la fondamentale dimensione della preghiera cristiana: l’abbandono fiducioso e la consapevolezza che Dio non distoglie mai lo sguardo da chi soffre o si trova in pericolo.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
Questa supplica intercede per una categoria ben precisa: i rifugiati, gli esiliati, i migranti, tutti coloro che hanno perso la propria casa e vivono lontani dalla propria terra. I beneficiari sono dunque coloro che hanno dovuto abbandonare tutto a causa della guerra, delle persecuzioni, della violenza o della povertà e che ora affrontano il dramma della sradicamento e dell’incertezza.
La preghiera affronta i seguenti bisogni, sia spirituali che fisici:
- Dolore della perdita: la sofferenza per la scomparsa della propria casa, sicurezza, famiglia, paese.
- Smarrimento e solitudine: la “notte” dell’anima, la paura, il senso di essere abbandonati e invisibili.
- Stanchezza fisica e morale: le fatiche del viaggio, le condizioni precarie, l’impotenza, il rischio di disperare.
- Mancanza di speranza: la tentazione di arrendersi, l’incertezza del futuro, il rischio di perdere la fede o la fiducia nell’uomo.
- Bisogno di protezione e sicurezza: una “pietra sicura” sotto i piedi, un “riparo contro ogni tempesta”, una certezza di non essere soli.
La preghiera chiede che venga infusa speranza anche là dove tutto sembra arido: che si possa scorgere al mattino, cioè nel tempo nuovo che Dio prepara ogni giorno, la mano provvidente che guida in terra straniera.
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche
I temi centrali sono:
- La Provvidenza di Dio: Dio è colui che accompagna, sostiene e illumina il cammino, anche – e soprattutto – quando tutto sembra perduto. Gesù stesso esorta: “Non preoccupatevi dunque dicendo: ‘Che cosa mangeremo? Che cosa berremo?... Il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno” (Matteo 6,31-32).
- La Speranza nella prova: Il filo rosso della speranza attraversa la preghiera e richiama la funzione teologica della speranza cristiana: “Noi abbiamo come sicura ancora dell’anima la speranza” (Ebrei 6,19).
- L’esilio biblico: L’esperienza dei patriarchi e del popolo ebraico, costretti più volte all’esilio, trova eco in tutto il testo. Il Salmo 120 dice: “Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed Egli mi ha risposto”.
- La fedeltà di Dio: “Non ti lascerò e non ti abbandonerò mai” (Ebrei 13,5). Il patto di Dio con il Suo popolo è indissolubile.
- La Misericordia e la vicinanza di Dio: “Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, Egli salva gli spiriti affranti” (Salmo 34,19).
Padri della Chiesa come sant’Agostino, a proposito dell’esilio della città terrena, affermano:
“Qui non abbiamo una dimora stabile; negli esili temporanei impariamo a desiderare la patria eterna” (La Città di Dio).
Anche nella concezione patristica, come per san Gregorio di Nissa, l’importanza della prova vissuta come cammino verso Dio è centrale:
“Dio non abbandona mai chi confida in Lui, anche se attraversa deserti o viene cacciato dalla sua terra; ogni luogo, alla presenza di Dio, diventa casa” (Omelie sui Salmi).
5. Genere di preghiera e collocazione nella tradizione liturgica
Questa preghiera appartiene principalmente al genere dell’intercessione (la supplica per altri, in particolare per i rifugiati) e del lamento fiducioso, ma include anche elementi di affidamento e speranza. Il tono – come accade nei grandi Salmi di supplica – è di dolore esistenziale trasformato però in speranza e ricerca di senso, nonostante la sofferenza.
Liturgicamente, può essere inserita tra le preghiere universali della Messa, specialmente in celebrazioni particolari dedicate alla pace, ai migranti, alle giornate mondiali del rifugiato o in occasioni di calamità. Può accompagnare veglie di preghiera, via crucis, liturgie penitenziali, ed essere recitata nella preghiera delle Lodi o dei Vespri, come supplica corale.
6. Indicazioni pratiche per l’uso personale o comunitario e tempi liturgici
Uso personale:
- Prega in momenti di desolazione, smarrimento, perdita o prova, quando senti il peso dell’esilio, materiale o spirituale.
- Usala come meditazione quotidiana nella Lectio Divina su passi biblici riguardanti l’esilio o la provvidenza.
- Nel Rosario, può essere inserita dopo la recita di una decina, come supplica particolare per i sofferenti lontani dalla patria.
Uso comunitario:
- Recitala durante le Giornate Mondiali del Migrante e del Rifugiato, promosse dalla Chiesa cattolica.
- Aggiungila alle intercessioni della Preghiera dei fedeli nelle Messe in memoria dei migranti defunti, durante guerre o crisi internazionali.
- Utilizzala nelle veglie di preghiera in parrocchia dedicate alla pace, all’accoglienza o al sostegno dei perseguitati.
- Prega durante la Settimana Santa (in particolare il Venerdì Santo) ricordando la fuga della Sacra Famiglia in Egitto come icona biblica della vicenda dei rifugiati.
Tempi liturgici: particolarmente idonea durante l’Avvento (tempo dell’attesa e della speranza), l’Avvento e Quaresima (tempi di penitenza e riflessione sulla condizione del pellegrino), il Tempo Ordinario durante celebrazioni dedicate alla giustizia, alla carità o all’accoglienza dei forestieri.
In conclusione, la preghiera presentata è un ponte spirituale tra i bisogni concreti dei rifugiati e la fede nella Provvidenza di Dio, inserendosi nella migliore tradizione della Chiesa come eco dei lamenti biblici e, insieme, come invocazione di speranza per un futuro di pace e di casa ritrovata.
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