Intercessione alla Sacra Famiglia, profuga in Egitto, per i Rifugiati

Destinatari:  Sacra Famiglia
Beneficiari:  Rifugiati
Temi: 
Tipologie:  Intercessione
Intercessione alla Sacra Famiglia, profuga in Egitto, per i Rifugiati
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O Sacra Famiglia di Nazareth,

che avete conosciuto l’amarezza dell’esilio e il dolore di lasciare la vostra casa per cercare rifugio in terra straniera, volgete il vostro sguardo pieno di compassione su tutti i rifugiati del nostro tempo.

Vi supplichiamo, Maria, Giuseppe e Gesù, di donare la vostra protezione a coloro che, come voi, sono costretti a fuggire dalla propria terra a causa della guerra, della persecuzione o della fame.

Accompagnate con la vostra presenza le famiglie duramente provate, sostenetele nella speranza e custoditele sotto il mantello del vostro amore.

Intercedete presso Dio perché nessuno sia abbandonato nell’indifferenza o nella solitudine. Aprite i cuori e le porte di tutti affinché ogni rifugiato possa trovare accoglienza, dignità e pace.

Sacra Famiglia, modello di fede e di solidarietà, siate rifugio sicuro per chi non ha più una casa, guidate i loro passi verso una nuova vita e infondete coraggio nei momenti della prova.

Con fiducia ci affidiamo a voi, certi che il vostro amore accompagna chiunque soffre l’esilio.

Amen.

Spiegazione della Preghiera

1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera

La preghiera alla Sacra Famiglia di Nazareth riflette profondamente le radici evangeliche e dottrinali del cristianesimo, proponendo un modello di fede incarnato dalla vita della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Essa nasce dal dramma narrato nei Vangeli: la fuga in Egitto (Matteo 2,13-15), quando la Sacra Famiglia fu costretta a lasciare la propria patria per sfuggire alla persecuzione di Erode. Questo episodio è diventato simbolo dell’esperienza universale dell’esilio, della precarietà e della fiducia nella Provvidenza anche tra le avversità.

Dottrinalmente, la Chiesa vede nella Sacra Famiglia il primo «santuario domestico» (cfr. Lumen Gentium, 11), luogo di fiducia, solidarietà e obbedienza a Dio. Il Catechismo sottolinea la sacralità della famiglia e la sua chiamata a vivere nell’amore reciproco (CCC 2202-2206). Inoltre, la cura verso i rifugiati e i migranti appartiene all’essenza della missione della Chiesa: «Ero forestiero e mi avete accolto» (Matteo 25,35). La preghiera si inserisce dunque nell’alveo della dottrina sociale cristiana, che fa dell’accoglienza, della compassione e della solidarietà i principi ispiratori dell’agire credente.

2. I destinatari a cui è rivolta e perché

La preghiera è rivolta alla Sacra Famiglia di Nazareth, cioè a Gesù, Maria e Giuseppe. Questa scelta non è casuale: la Sacra Famiglia, più di ogni altra figura cristiana, ha sperimentato il dramma dell’esilio, della precarietà, dell’incertezza e della ricerca di protezione in terra straniera. Invocare la loro intercessione significa affidarsi a chi ha vissuto sulla propria pelle la fragilità umana e sa comprendere la sofferenza di quanti sono costretti a lasciare ogni cosa per cercare salvezza e dignità.

Inoltre, la Sacra Famiglia è – nella tradizione cristiana – modello di fede, obbedienza, accoglienza dell’altro e solidarietà. Rivolgere a loro la supplica significa cercare protezione e ispirazione per le famiglie e le comunità chiamate oggi a confrontarsi con l’emergenza dei migranti e dei rifugiati, affinché maturino uno stile di apertura, ascolto e accoglienza.

3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta

La preghiera intercede per i rifugiati del nostro tempo, includendo tutti coloro che sono costretti ad abbandonare la propria terra a causa di guerra, persecuzione, fame, povertà o violenza. Allo stesso tempo, la supplica si estende anche a quanti restano indifferenti alle sofferenze altrui, invitando all’apertura del cuore e delle porte.

I bisogni evidenziati sono molteplici:

  • Protezione fisica e spirituale: sicurezza da pericoli, guarigione dalle ferite, ma anche consolazione spirituale nelle prove e nelle solitudini dell’esilio.
  • Speranza e dignità: la perdita della casa e della patria mette a rischio non solo l’incolumità materiale, ma anche la fiducia nel futuro e il senso di dignità personale.
  • Accoglienza e solidarietà: la richiesta che nessuno sia abbandonato nell’indifferenza richiama la necessità di comunità capaci di farsi prossimo.
  • Cura delle famiglie provate: invocazione per sostenere le famiglie unite nella prova dello sradicamento.
  • Corraggio nella prova e guida verso una nuova vita: dono della forza per ricominciare e integrarsi nelle nuove realtà.

Il bisogno più profondo che traspare è il desiderio di essere riconosciuti e amati, di non essere dimenticati, di trovare uno spazio in cui essere nuovamente accolti come membri a pieno titolo dell’umanità.

4. Temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche pertinenti

In questa preghiera emergono diversi temi teologici centrali:

  • Esilio e solidarietà: la Sacra Famiglia rappresenta il paradigma teologico di ogni esperienza di esilio e migrazione (“...conosceste l’amarezza dell’esilio e il dolore di lasciare la casa...”). Questo richiama il popolo d’Israele in esilio ma anche Cristo stesso, che si identifica coi più bisognosi (Matteo 25,40).
  • Compassione e accoglienza: il volto della Chiesa è quello del Cristo che accoglie. “Non dimenticate l’ospitalità, perché grazie ad essa alcuni, senza saperlo, ospitarono degli angeli” (Ebrei 13,2). Sant’Agostino afferma:
    “Bisogna vedere Cristo nel povero e nello straniero... La carità è la vera fede.”
  • Intercessione dei santi: la preghiera si rivolge ai santi quali intercessori. Il Concilio Vaticano II ricorda:
    “La comunione degli uni con gli altri nella carità è la più grande testimonianza e servizio che possiamo offrire a questo mondo” (Lumen Gentium, 50).
  • Dignità umana e diritto alla pace: temi sociali che attingono al magistero della Chiesa e all’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco sulla fraternità universale (“accoglienza, dignità e pace”); Essi sono radicati nella convinzione biblica che ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio (Genesi 1,27).

Inoltre, il rimando alla speranza (“sostenetele nella speranza”) e al coraggio nei momenti della prova richiama la fede della Chiesa nella potenza dello Spirito che sostiene le persone nelle tribolazioni (Romani 5,3-5).

5. Genere di preghiera e collocazione nella tradizione liturgica

Questa preghiera appartiene principalmente al genere intercessorio, poiché si rivolge ai santi (e indirettamente a Dio) per chiedere aiuto, protezione e consolazione per altre persone (i rifugiati). Tuttavia, contiene anche elementi di lode (riconoscimento della Sacra Famiglia come modello di fede e solidarietà) e supplica fiduciosa (“Con fiducia ci affidiamo a voi”).

Nella tradizione liturgica, si colloca soprattutto nell’ambito della devozione privata o delle liturgie penitenziali e di preghiera per la pace e i migranti, come avviene durante la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (istituita da Papa Benedetto XV nel 1914 e ricorrente a gennaio o settembre, a seconda delle conferenze episcopali) o nelle celebrazioni dedicate alla Sacra Famiglia (la Domenica della Sacra Famiglia, nel Tempo di Natale).

6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale, comunitaria e nell’anno liturgico

La preghiera può essere efficacemente utilizzata nella preghiera personale quotidiana, soprattutto nei momenti in cui si desidera affidare al Signore la sorte dei rifugiati, dei migranti e delle famiglie in difficoltà. Consente di educare il cuore all’empatia e alla solidarietà concreta verso chi soffre l’esclusione e lo sradicamento.

Nel contesto comunitario, trova spazio in momenti di veglia, adorazione, celebrazioni dei vespri, liturgie penitenziali o incontri di catechesi e formazione sulla dottrina sociale. Può essere recitata in parrocchia, nelle comunità religiose o caritative, nelle scuole cattoliche e durante cortei o iniziative ecumeniche relative all’accoglienza dei migranti.

Suggerimenti per la pratica:

  • Durante la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (a gennaio o settembre): all’inizio o alla fine della Messa, in processioni o veglie di preghiera.
  • Nella festa della Sacra Famiglia di Nazareth (generalmente la domenica fra Natale e Capodanno): associandola all’invocazione per la protezione delle famiglie.
  • Nei tempi forti dell’anno liturgico (Avvento e Quaresima): come espressione di carità e compassione concreta nei cammini di conversione e preparazione alle solennità.
  • In occasioni di emergenze internazionali (guerre, crisi migratorie): come atto di solidarietà e partecipazione di fede alle sofferenze degli ultimi.

In ogni caso, la preghiera esprime il desiderio che la memoria evangelica della Sacra Famiglia, passata attraverso l’esperienza dura dell’esilio, possa ispirare oggi la Chiesa e ogni credente a una conversione del cuore verso una più autentica apertura e ospitalità evangelicali.

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