Refrain spirituale "Maranathà" per l'attesa del Signore in Avvento
Ascolta la Preghiera
Gesù Cristo, luce del mondo, in questo tempo di Avvento ci rivolgiamo a Te con cuore vigilante e desideroso.
Maranathà — Vieni, Signore Gesù.
Nel silenzio delle nostre attese, sospendiamo il cuore e Ti invochiamo:
Maranathà — Vieni, Signore Gesù.
Rendi i nostri occhi capaci di vedere la Tua presenza nelle piccole cose, e le nostre mani pronte ad accogliere chi ha bisogno.
Maranathà — Vieni, Signore Gesù.
Concedici uno spirito di speranza e di vigile attesa, perché sia il Tuo amore a guidare ogni nostro passo.
Maranathà — Vieni, Signore Gesù.
Tu sei la promessa che ricolma i nostri giorni di luce. Fa’ che possiamo riconoscerTi, accoglierTi, e prepararCi all’incontro con Te con cuore rinnovato.
Maranathà — Vieni, Signore Gesù.
Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera
La preghiera proposta affonda le sue radici nel ricco contesto liturgico e teologico dell’Avvento, il tempo dell’anno liturgico cristiano dedicato all’attesa e alla preparazione della venuta del Signore. L’Avvento non è soltanto memoria dell’atteso Messia nella storia, ma anche tempo di vigilanza e speranza nell’attesa del ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi. Il cuore di questa preghiera è l’invocazione “Maranathà — Vieni, Signore Gesù”, espressione aramaica contenuta già nel Nuovo Testamento (cf. 1 Corinzi 16,22; Apocalisse 22,20), che sintetizza il desiderio e la tensione escatologica tipiche dell’Avvento cristiano.
La dimensione dottrinale della preghiera richiama la duplice venuta di Cristo: nella carne nella storia, per la salvezza dell’umanità, e nella gloria, al termine dei tempi, per il compimento definitivo del Regno. Il testo incorpora linguaggio e immagini profondamente biblici (Cristo “luce del mondo”, cf. Giovanni 8,12), e richiama la necessità della vigilanza, della speranza e della preparazione attiva del cuore. In tal senso, riflette la spiritualità dell’attesa cristiana: non un attendere passivo, ma una disponibilità operosa e fiduciosa all’azione trasformante di Dio nella vita quotidiana.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
Il destinatario principale della preghiera è Gesù Cristo, invocato come “luce del mondo” e atteso Salvatore. Tuttavia, la preghiera si rivolge anche indirettamente all’assemblea orante, cioè ai fedeli riuniti nei giorni di Avvento o in contesti personali e comunitari di preghiera. Questo tipo di preghiera, ricorrendo a formule ripetitive (“Maranathà — Vieni, Signore Gesù”) e a espressioni di desiderio e di invocazione, coinvolge intensamente sia chi la proclama che chi vi partecipa.
Il motivo di tale rivolgimento è duplice: da una parte, si accoglie la chiamata della Scrittura a invocare la venuta del Signore e a vivere con “cuore vigilante e desideroso"; dall’altra si mira a formare spiritualmente i credenti a riconoscere la presenza del Risorto nella propria vita e nel prossimo, specialmente in chi è nel bisogno. In questo modo la preghiera diviene non solo invocazione verso l’Alto ma anche esercizio di attenzione e disponibilità verso l’Altro, secondo il mandato evangelico (Matteo 25,35-40).
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
I principali beneficiari della preghiera sono tutti i credenti e, indirettamente, l’intera umanità. La preghiera intercede affinché i fedeli possano non solo attendere, ma anche riconoscere la presenza di Cristo “nelle piccole cose” e divenire strumenti di accoglienza per chi ha bisogno. Questo risponde a due bisogni fondamentali:
- Bisogno spirituale di speranza e attesa: In un mondo spesso segnato da stanchezza, disincanto e superficialità, la preghiera chiede uno spirito rinnovato, capace di attendere con fiducia e perseveranza la manifestazione del Signore. È l’esperienza del “cuore sospeso”, che sospende le proprie preoccupazioni per aprirsi all’iniziativa divina.
- Bisogno fisico e relazionale: L’invocazione che “le nostre mani siano pronte ad accogliere chi ha bisogno” sottolinea la dimensione caritativa della fede, esprimendo attenzione concreta verso i poveri, i deboli, gli emarginati. L’Avvento chiama a una fede che si traduca in gesti di solidarietà e prossimità.
Questi bisogni, spirituali e materiali, trovano risposta nell’esperienza della luce di Cristo che rinnova, guida ed insegna a vivere la “carità operosa” così cara sia alla Scrittura che ai Padri della Chiesa (cf. Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo).
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche
- Luce e Presenza di Cristo: Cristo è invocato come “luce del mondo” (Giovanni 8,12: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”). Il riferimento alla luce indica illuminazione interiore, discernimento, speranza che vince il buio dell’attesa e delle prove.
- Attesa e Speranza escatologica: Il ripetuto “Maranathà” richiama l’attesa della venuta definitiva di Cristo e il desiderio ardente che anima la Chiesa. “La venuta del Signore è vicina... Siate dunque pazienti, rinvigorite i vostri cuori” (Giacomo 5,8).
- Conversione e Rinnovamento: “Fa’ che possiamo... prepararCi all’incontro con Te con cuore rinnovato” esprime il bisogno di una conversione personale, una “metanoia” che apre all’accoglienza del dono di Dio. S. Agostino così esortava:
“Vegliate, perché non sapete quando il tempo è giunto” (Discorso 93,3).
- Carità operosa e attenzione al prossimo: La richiesta che “le nostre mani siano pronte ad accogliere chi ha bisogno” traduce la spiritualità dell’Avvento in azione concreta. Come insegna la Lettera a Tito (3,14): “Anche i nostri imparino a dedicarsi alle opere buone per provvedere alle necessità urgenti.”
Le citazioni bibliche e patristiche dimostrano come la preghiera sia teologicamente fondata sul binomio attesa-speranza e sull’incarnazione della fede nella vita quotidiana.
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
Questa preghiera appartiene principalmente al genere dell’invocazione-intercessione. L’invocazione di “Maranathà” è tipica del linguaggio escatologico (“Vieni, Signore!”) ma si colora anche di elementi di lode (Gesù “luce del mondo”), petizione (richiesta di occhi che vedano, mani che accolgano, cuore rinnovato) e di preparazione spirituale.
Nella tradizione liturgica, la formula “Maranathà” è particolarmente cara sia all’Avvento sia ai momenti di meditazione silenziosa prima dell’Eucaristia. Trova riscontro nel canto gregoriano delle Antifone “O” (17-23 dicembre) e nell’Apocalisse: "Lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni!" (Ap 22,17).
Nelle liturgie di Avvento delle Chiese orientali e occidentali, si incontrano spesso preghiere di invocazione analoghe, poste come risposta all’ascolto della Parola o come versetti ripetuti in processioni e vespri. Tali preghiere scandiscono il cammino verso il Natale, educando i fedeli a vivere nell’attesa attiva della venuta di Cristo.
6. Indicazioni pratiche sull’uso nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico
- Preghiera personale: La preghiera può essere recitata all’inizio o al termine della giornata durante l’Avvento, come meditazione personale che aiuta a focalizzare il senso dell’attesa e a preparare il cuore. Può essere accompagnata dall’accensione di una candela, simbolo della luce di Cristo.
- Preghiera comunitaria: Nelle liturgie parrocchiali di Avvento, può essere utilizzata come antifona tra le letture, all’inizio della Messa, in momenti di adorazione o nei vespri. La ripetizione corale di “Maranathà — Vieni, Signore Gesù” facilita la partecipazione di tutta l’assemblea, scandendo il ritmo della meditazione.
- Nelle famiglie: La preghiera è adatta alla preghiera domestica intorno alla corona di Avvento. Può essere pronunciata dai genitori con i figli, magari al termine di una breve lettura biblica o di una riflessione condivisa.
- Nei tempi dell’anno liturgico: Sebbene perfettamente inserita nell’Avvento, la preghiera può essere ripresa anche in altri momenti dell’anno in cui si desidera rinnovare l’attesa e rafforzare la speranza cristiana (es. novene, veglie di Pentecoste, celebrazioni per la venuta del Regno di Dio).
- Elementi integrativi: Per renderla più coinvolgente, può essere cantata o recitata alternando la guida con l’assemblea, inserendo brevi silenzi meditativi dopo ogni “Maranathà”.
In ogni caso, l’uso di questa preghiera sostiene la conversione personale, rinsalda la speranza e alimenta la carità, centri vitali del cammino cristiano nel tempo di Avvento e oltre.
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