Supplica per la guarigione dei soldati mutilati in guerra
Supplica a San Raffaele Arcangelo per i Soldati in Missione
O San Raffaele Arcangelo, tu che sei stato inviato da Dio come medico celeste e guida nei cammini oscuri, ascolta la nostra fervente preghiera per i soldati che, in nome della pace, ritornano dalla guerra con ferite visibili e invisibili.
Tu che hai guarito il giovane Tobia, ti affidiamo coloro che portano nel corpo mutilazioni, e nell'anima le cicatrici dei traumi vissuti nel fuoco del combattimento.
Accarezza le loro ferite, consola chi è segnato dalla sofferenza, ridona speranza a chi si sente spezzato. Risana, o potente Arcangelo, le emozioni travolte dalla paura e dal dolore, rafforza le membra indebolite, custodisci i pensieri turbati.
Ti supplichiamo: accompagna ogni soldato nel difficile cammino della guarigione, metti sul loro sentiero persone compassionevoli e mani premurose; aiutali a ritrovare pace nel cuore e dignità nel corpo segnato.
Donaci la tua luce, perché nessun guerriero si senta solo nella battaglia contro il dolore e la memoria. Fa’ che la loro sofferenza si trasformi in forza, speranza e testimonianza di vita.
San Raffaele Arcangelo, tu che sei medicina di Dio, guariscili e proteggili oggi e sempre.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
La “Supplica a San Raffaele Arcangelo per i Soldati in Missione” si inserisce in una tradizione spirituale che riconosce negli arcangeli — in particolare in San Raffaele — uno speciale ruolo di mediatori e protettori presso Dio. San Raffaele, il cui nome significa "Dio guarisce", viene presentato nella Sacra Scrittura, soprattutto nel Libro di Tobia, come inviato a guidare, accompagnare e guarire (Tobia 12,15).
L’ispirazione della preghiera risale dunque sia all'antico retaggio biblico che alla dottrina cattolica sugli angeli protettori e “custodi” (CCC 334-336). San Raffaele è infatti il “medico celeste” inviato da Dio per sanare, guidare e soccorrere, in particolare chi è malato o si trova nella prova spirituale, fisica o morale. L’esperienza traumatico-bellica dei soldati trova così spazio nell’orizzonte della compassione cristiana e dell’intervento angelico, arricchendo la riflessione sulla redenzione della sofferenza e sulla dignità della persona umana.
La richiesta d’intercessione a San Raffaele Arcangelo, per quanti vivono le ferite del conflitto e della missione militare, aderisce al principio secondo cui Dio si prende cura dell’uomo mediante i suoi santi — specialmente chi, come Raffaele, è segno della guarigione divina. Questo risponde anche alla dottrina cattolica sulla comunione dei santi e sull’efficacia delle preghiere di intercessione.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
Il destinatario diretto di questa preghiera è San Raffaele Arcangelo, emblema di angelo guaritore e patrono dei pellegrini e degli infermi. Egli è scelto come mediatore non solo per il suo ruolo scritturistico di soccorritore, ma anche perché la tradizione, fin dal Medioevo, lo venera come protettore contro le malattie del corpo e della psiche.
La motivazione della preghiera a lui rivolta deriva proprio dalla sua missione biblica: “Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che stanno sempre al cospetto della gloria del Signore” (Tobia 12,15). In particolare, nel racconto di Tobia, l’Arcangelo si fa compagno di viaggio nei momenti di pericolo, difende dai rischi oscuri e, infine, guarisce le ferite fisiche (la cecità del padre) ma anche quelle interiori (i timori e le tristezze del giovane Tobia e di Sara).
Rivolgersi a lui diviene pertanto espressione di fede nella sua sollecitudine verso tutti coloro che ritornano da un’esperienza di pericolo o dolore, come i soldati che hanno vissuto la guerra, per chiedere protezione, conforto e sanazione.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
I beneficiari dell’intercessione sono in modo specifico i soldati che rientrano dalle missioni di guerra: uomini e donne segnati non solo da ferite esteriori (“mutilazioni”), ma anche dalle dolorose conseguenze interiori e spirituali derivate dai traumi del combattimento.
La supplica si fa carico di:
- Ferite fisiche: menomazioni, lesioni, e la fatica della riabilitazione.
- Sofferenza psicologica: le cicatrici interiori, sintomi di stress post-traumatico, paure e incubi, oppressione del ricordo.
- Bisogni spirituali: smarrimento, solitudine, perdita della speranza, ricerca di senso nella sofferenza subita.
- Ricostruzione morale: bisogno di ritrovare dignità in una società a volte poco accogliente con chi rientra dalla guerra.
- Accompagnamento nel cammino di guarigione: desiderio di incontrare persone compassionevoli e di sentirsi accolti e riconosciuti nella propria dignità.
La preghiera si rivolge dunque a una “doppia frontiera” della guarigione: fisica e spirituale, chiedendo che le sofferenze dei soldati si trasformino in forza, speranza e testimonianza di vita.
4. I temi teologici principali, con eventuali citazioni bibliche o patristiche pertinenti
La supplica è costellata di temi teologici di grande rilievo:
-
La guarigione e la compassione di Dio.
San Raffaele esprime, nella fede della Chiesa, la sollecitudine di Dio che guarisce corpo e anima. Come recita il libro di Tobia:
“Non temete… Dio mi ha inviato a guarire te e tua nuora Sara” (Tb 12,14).
-
La sofferenza redenta.
La preghiera chiede che il dolore dei soldati “si trasformi in forza, speranza e testimonianza di vita”, in linea con la prospettiva paolina:
“Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).
- L’intercessione degli angeli. La chiamata a San Raffaele pone al centro la dottrina della Chiesa che riconosce negli angeli “ministri di Dio, incaricati della nostra salvezza” (CCC 331).
-
Il valore della compassione umana e comunitaria.
“Metti sul loro sentiero persone compassionevoli e mani premurose” richiama il fondamento cristiano dell’accompagnamento fraterno e del servizio agli ultimi, secondo il principio evangelico:
“Ero malato e mi avete visitato” (Mt 25,36).
- La lotta contro la solitudine e la disperazione. Dalla preghiera si evince un vivo appello perché nessun soldato “si senta solo nella battaglia contro il dolore e la memoria”, richiamo al cammino ecclesiale di partecipazione, ascolto e consolazione.
Anche i Padri della Chiesa, come san Gregorio Magno, hanno visto negli arcangeli dei messaggeri delle grazie di Dio nella storia concreta degli uomini:
“Il nome di ‘angelo’ designa l’ufficio, non la natura. Con il loro nome si esprime il compito a loro affidato” (Omelie sui Vangeli, 34).
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
Questa supplica appartiene prevalentemente al genere dell’intercessione, poiché chiede l’aiuto e la guarigione per un gruppo specifico di persone esposte al pericolo e alla sofferenza. Tuttavia, contiene anche accenti di lode e fiducia nei confronti dell’Arcangelo (“Tu che sei stato inviato da Dio…”), e di consolazione per i sofferenti.
Nella tradizione liturgica, preghiere a San Raffaele sono presenti nelle Litanie degli Arcangeli, nelle novene a lui dedicate, nella Messa degli Angeli Custodi e durante la festa liturgica dei Santi Michele, Gabriele e Raffaele Arcangeli (29 settembre). Specifiche intenzioni per soldati e per le vittime della guerra sono entrate, specie nel Novecento, nelle intercessioni comunitarie durante tempi di conflitto e di pace.
La preghiera qui considerata può essere proposta come formula di intercessione sia per usi privati che per iniziative liturgiche o paraliturgiche di suffragio e sostegno spirituale ai militari in missione.
6. Indicazioni pratiche: come usarla nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico
Alcuni suggerimenti per l’utilizzo efficace di questa supplica:
- Nella preghiera personale: può essere recitata individualmente, specie da familiari o amici di militari, nei momenti di particolare dolore, anniversario di incidenti o ritorni in patria, o durante il tempo della riabilitazione.
- In preghiere comunitarie: può essere inserita in liturgie della parola, veglie per la pace, messe per i caduti e per i reduci, incontri di pastorale militare. Può essere recitata coralmente durante le novene o le veglie degli angeli, specialmente in parrocchie vicine a caserme o ospedali militari.
- Nel calendario liturgico: il periodo più indicato è la festa degli Arcangeli (29 settembre), ma anche durante il tempo di Quaresima (in meditazione sulla sofferenza e la guarigione), o in occasione della commemorazione dei defunti (2 novembre), per i militari deceduti o segnati dal conflitto.
- Adattamenti: si può aggiungere il nome specifico dei soldati per cui si prega, inserendo l’intenzione all’interno della preghiera, oppure un breve momento di silenzio per affidare ciascuno personalmente.
In sintesi, questa preghiera costituisce un efficace ponte tra la tradizione dell’intercessione angelica e i drammi odierni della guerra, offrendo uno strumento di misericordia, speranza e comunità sia a chi soffre che a chi accompagna.
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