Preghiera a San Giuseppe per la Buona Morte dei Malati Terminali

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O glorioso San Giuseppe, patrono della buona morte, rifugio dei sofferenti e dolce custode nei momenti del passaggio, a te rivolgiamo la nostra preghiera nella quiete di questa sera.
Tu, che hai accolto con fiducia la volontà di Dio, accompagnato dalla presenza di Gesù e Maria nel tuo ultimo respiro, accosta il tuo cuore misericordioso ai malati terminali, che oggi vivono l’ora della prova e il mistero della morte cristiana.
Intercedi, o caro San Giuseppe, affinché ricevano consolazione nell’anima, speranza nel cuore e pace nella mente. Sostieni le loro paure, asciuga le loro lacrime, fa’ che sentano vicino l’abbraccio di Dio e il conforto delle persone amate.
Ottienici la grazia di accettare con fede la nostra fragilità e donaci il coraggio della fiducia totale nel Figlio tuo adottivo, Gesù, che ha vinto la morte e ci guida alla vita eterna.
Prega per noi, San Giuseppe, affinché, sull’esempio della tua serena dipartita, possiamo affrontare l’ora della nostra morte nella pace di Cristo, avvolti dalla dolce presenza dell’amore di Maria e con la certezza di essere custoditi dalle tue mani forti e amorevoli.
Sia la nostra notte colma di speranza nella risurrezione e la nostra attesa illuminata dalla fede. Amen.
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Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Questa preghiera a San Giuseppe si innesta profondamente nella tradizione spirituale cattolica riguardante il mistero della morte cristiana e il senso della speranza escatologica. Il contesto dottrinale affonda le radici nella visione cristiana della vita, della morte e della vita eterna, secondo la quale la morte non rappresenta una fine, ma un “passaggio” – la Pasqua personale di ogni credente – verso la comunione definitiva con Dio.
San Giuseppe è tradizionalmente riconosciuto come Patrono della buona morte. Questa devozione nasce dalla narrazione extra-biblica in cui Giuseppe, morendo assistito da Gesù e Maria, vive l’esperienza più desiderabile per ogni cristiano: uscire da questa vita sostenuti dalla grazia e dalla presenza salvifica del Signore.
La preghiera riflette inoltre il magistero costante della Chiesa circa la solidarietà del Corpo di Cristo (communio sanctorum) e il valore dell’intercessione dei santi. Essa si lega strettamente a quella speranza teologale che la Chiesa insegna come risposta cristiana di fronte al mistero della sofferenza e della morte, proponendo l'accettazione fiduciosa della volontà di Dio sul modello di san Giuseppe.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è rivolta a San Giuseppe. Questi è scelto perché, secondo la devozione cattolica, la sua morte serena in presenza di Gesù e Maria lo rende il perfetto intercessore per chi affronta l’ultimo passaggio terreno. Giuseppe, come padre putativo di Gesù e sposo di Maria, ha vissuto con integerrima fedeltà il compito affidatogli da Dio, mostrandosi obbediente, silenzioso e umile, simbolo del giusto che confida sempre nella provvidenza divina.
La specificità dell’invocazione trova fondamento nella Lettera Apostolica Patris Corde (2020) di Papa Francesco, dove San Giuseppe viene descritto come padre nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza della volontà di Dio. Nel Catechismo, egli è presentato come “modello di tutti i lavoratori” e “patrono della Chiesa universale” (cfr. CCC 532, 533, 1655), caricandolo così di un ruolo protettivo e compassionevole, specialmente nei momenti di sofferenza.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
La preghiera intercede in modo prioritario per i malati terminali e per coloro che stanno per affrontare la morte. Tuttavia, il beneficio si estende a tutti i fedeli, che riconoscono in San Giuseppe un protettore nelle difficoltà e un esempio di fiduciosa accettazione del mistero della morte.
I bisogni spirituali esplicitamente evocati sono la consolazione, la speranza e la pace – tre doni fondamentali per chi si trova nella prova estrema della vita. La preghiera domanda la consolazione nell’anima, ovvero il sollievo interiore dallo sconforto e dall’angoscia; la speranza nel cuore, come antidoto alla disperazione e segno della fiducia nelle promesse cristiane; e la pace nella mente, in contrasto all’ansia e al terrore della morte.
A livello fisico, vengono invocate la vicinanza, il sostegno e il conforto delle persone amate, che spesso sono decisivi nella cura del malato morente. Si riconosce quindi che la sofferenza terminale ha sia una dimensione materiale che spirituale, e sollecita la totalità dell’attenzione pastorale della Chiesa.
4. Temi teologici principali, con eventuali citazioni bibliche o patristiche
La preghiera ruota attorno ad alcuni temi teologici centrali:
- Speranza nella risurrezione: L’invocazione della “notte colma di speranza nella risurrezione” richiama la fede cristiana nella vittoria di Cristo sulla morte (1 Cor 15, 55-57: “Dov’è, o morte, la tua vittoria?”).
- Accettazione della fragilità: “Ottienici la grazia di accettare con fede la nostra fragilità” rispecchia la spiritualità paolina (2 Cor 12,9: “La mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza”).
- Mistero della morte cristiana: Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che “la morte cristiana ha un senso positivo” se vissuta come atto di abbandono fiducioso nelle mani del Padre (CCC 1011).
- Intercessione dei santi: Chiara qui la dottrina della communio sanctorum, per cui i santi continuano a intercedere per i vivi e i morenti (CCC 956).
Sul piano patristico, sant’Ambrogio affermava:
“Non dobbiamo piangere chi ci lascia, ma sperare nella grazia di chi ci precede, perché la morte è un passaggio e non una fine.”
Allo stesso modo, la figura di San Giuseppe come custode nel momento terminale richiama le antiche litanie e le invocazioni a lui rivolte nei manuali di preghiere dei secoli passati.
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
La preghiera proposta appartiene principalmente al genere della intercessione, affiancata da elementi di lode alla figura di San Giuseppe e di supplica. In essa si riconoscono anche toni di ringraziamento (per la custodia di Giuseppe) e di penitenza (domanda di grazia per accettare la propria fragilità e la morte con fede).
Dal punto di vista liturgico, la preghiera non fa parte delle preghiere ufficiali del Messale Romano, ma è perfettamente coerente con le orazioni dei rituali per gli infermi e delle commendatio animae, preghiere per raccomandare l’anima del morente a Dio.
La devozione a San Giuseppe si esprime tradizionalmente durante il mese di marzo (dedicato a lui), nelle Novene, durante l’Anno giuseppino (indetto nel 2020-2021 da Papa Francesco), e viene spesso suggerita nelle liturgie eucaristiche “per i defunti” o negli incontri di preghiera per malati terminali.
6. Indicazioni pratiche: come usarla nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico
Uso personale: Questa preghiera può essere recitata alla sera, come suggerisce l’invocazione “nella quiete di questa sera”, specialmente nei giorni di particolare stanchezza o inquietudine per la propria salute o quella di persone care. È opportuna come conclusione dell’esame di coscienza o come meditazione prima del riposo notturno, per mettere la propria vita sotto la custodia di San Giuseppe.
Uso comunitario: Può essere integrata nelle veglie di preghiera per i malati, durante le celebrazioni liturgiche per i defunti, nelle visite agli infermi o in momenti comunitari di sostegno e accompagnamento, come nella Pastorale della Salute o nei gruppi caritativi.
Nell’anno liturgico: È particolarmente indicata nelle seguenti occasioni:
- Solennità di San Giuseppe (19 marzo) e San Giuseppe lavoratore (1 maggio)
- Mese di marzo, dedicato alla sua figura
- Durante la Settimana Santa e nella Commemorazione dei fedeli defunti (2 novembre)
- Ogni qualvolta si accompagna una persona alla morte o la si ricorda nell’anniversario
Si può anche associarla alla preghiera del Rosario, come invocazione terminale, oppure inserirla nell’Ufficio delle Letture o nei momenti di adorazione eucaristica. Ripetuta con fede, aiuta a crescere nella serenità cristiana, nella disponibilità alla volontà di Dio e nel senso di solidarietà verso i sofferenti.
In conclusione, tale preghiera rappresenta un prezioso strumento spirituale per vivere la propria esistenza (e il suo tramonto) nella fede e nella speranza, certi che nel mistero della morte siamo custoditi dalle mani amorevoli di Dio e dei suoi Santi.
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