Preghiera del cuore alla Beata Maria Repetto per la consolazione dei Malati terminali

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O Beata Maria Repetto, umile serva di Dio e consolatrice delle anime afflitte, a te rivolgiamo il nostro cuore colmo di speranza e trepidazione per i nostri fratelli e sorelle malati terminali. Tu che hai saputo accogliere il dolore con tenerezza materna, accompagna con la tua presenza discreta tutti coloro che vivono le ultime ore della loro vita.
Intercedi presso il Signore affinché possano affrontare il passaggio con serenità e fiducia, certi che la morte non è la fine, ma inizio di una nuova vita nella luce divina. Aiutali a riconoscere il mistero della sofferenza come via di purificazione e ad offrirla nel silenzio, a beneficio delle Anime del Purgatorio, affinché anch'esse trovino il ristoro eterno.
Consola, o Beata Maria, chi resta nella prova del lutto e chi si prepara a salutare chi ama. Infondi nel loro cuore la dolcezza del tuo esempio e la certezza che l'amore non viene mai meno, attraversando anche la soglia della morte.
Aiutaci a trasformare la paura in abbandono fiducioso e la solitudine in pace profonda. Veglia su ogni malato, dona loro la grazia del perdono e della riconciliazione, prepara il loro spirito all’incontro definitivo con il Padre di Misericordia.
Beata Maria, prega per un passaggio sereno.
Nel silenzio del cuore, ripetiamo: “Beata Maria, prega per un passaggio sereno”.
Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Questa preghiera alla Beata Maria Repetto si inserisce nel cuore della tradizione cristiana cattolica, dove la comunione dei santi, l’intercessione dei beati e la dignità dell’uomo anche e soprattutto nell’ora estrema della morte sono temi centrali. Maria Repetto (1807-1890), religiosa genovese delle Suore di Nostra Signora del Rifugio, vissuta nell’umiltà e nella dedizione al prossimo, è ritenuta “consolatrice delle anime afflitte” per la sua attenzione ai sofferenti, agli emarginati e agli agonizzanti. Il testo è impregnato di dottrina cattolica sulla morte, la sofferenza redentiva e la speranza nella vita eterna, ossia quelle certezze espresse nel Credo e riprese in momenti cruciali della liturgia come il Commendatio animae (raccomandazione dell’anima dei morenti).
La preghiera si pone in continuità con la visione cristiana della morte come passaggio (cf. Gv 14,2-3), carico di mistero ma, tramite la fede, anche di speranza. E il riferimento alle Anime del Purgatorio rimanda al dogma della comunione dei santi (CCC 962), in cui la preghiera per i defunti è un’opera di misericordia spirituale.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è rivolta a Beata Maria Repetto in quanto intercessora presso Dio, propria di una tradizione che riconosce nei santi e nei beati degli "amici forti di Dio" capaci di portare le suppliche dei fedeli davanti al trono della misericordia (cf. Ap 5,8; CCC 956).
Il riferimento a Maria Repetto non è casuale: la sua fama di consolatrice e di “madre spirituale” dei sofferenti, maturata nella carità concreta e nella preghiera silenziosa, la rende particolarmente idonea ad essere invocata nel contesto dell’agonia, del lutto e dell’accompagnamento al morente. Con parole che richiamano la “tenerezza materna”, si presenta come modello e compagna per chi affronta il dolore proprio o altrui.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
I beneficiari diretti dell’intercessione sono:
- I malati terminali: Ovvero coloro che vivono l’ultimo tratto, spesso segnato da paura, solitudine, bisogno di riconciliazione e pace. La preghiera chiede per loro “serenità”, “fiducia”, capacità di percepire la morte come “inizio di una nuova vita”.
- Le Anime del Purgatorio: In chiave di teologia della comunione, si offre il mistero della sofferenza dei vivi a beneficio di chi è ancora in cammino verso la piena beatitudine celeste.
- I familiari e i prossimi dei morenti: Destinatari del conforto che solo la fede può dare ("dolcezza del tuo esempio") e della promessa che “l’amore non viene mai meno”.
Questi bisogni spaziano dal sostegno fisico (presenza accanto al malato, sollievo nella sofferenza) a quello spirituale ("grazia del perdono e della riconciliazione", “trasformare la paura in abbandono fiducioso”, “pace profonda”). Si riconosce la dignità sacra dell’agonia e la necessità di preparare cristianamente la morte, accogliendo il mistero della sofferenza, come suggerisce la tradizione cristiana e risuona nella letteratura patristica (“nessun dolore è sprecato, se offerto a Dio” – cf. San Gregorio Magno).
4. Temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche
La preghiera attraversa alcuni capisaldi della fede cristiana:
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La morte come passaggio – Si proclama che “la morte non è la fine, ma inizio di una nuova vita”. Questo richiama la parola di Gesù:
“Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore… quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me” (Gv 14,2-3).
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Sofferenza redentiva e purificazione – L’offerta della sofferenza in silenzio (“via di purificazione”) è profondamente radicata nella teologia paolina:
“…Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).
Anche i Padri, come San Cipriano, sottolineavano: “Chi muore in grazia di Dio, anche tra le fiamme del dolore, entra nella luce.” - La comunione dei santi – La preghiera per le anime del Purgatorio è un segno di comunione spirituale universale (cf. CCC 958).
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Il valore della consolazione cristiana – Infondere “pace profonda” e “dolcezza dell’esempio” ricalca la promessa di Gesù:
“Vi lascio la pace, vi do la mia pace…” (Gv 14,27).
Inoltre, sant’Agostino scriveva: “Nessuno si salva da solo; tutti ci salviamo insieme, nell’amore che attraversa anche la morte.” - Perdono e riconciliazione – Invocare “grazia del perdono e della riconciliazione” fa eco all’importanza dei sacramenti ai morenti, come l’Unzione degli Infermi (Gc 5,14-15).
5. Genere di preghiera e collocazione liturgica
Il testo è principalmente una preghiera di intercessione, poiché si chiede l’intervento di Maria Repetto presso Dio per i morenti, i defunti in Purgatorio e i familiari. Contiene elementi di lode (si chiama “beata” la religiosa, si esalta il suo esempio), di supplica (“accompagna… consola… infondi…”), e tratti di commenda animae (raccomandazione dell’anima).
Dal punto di vista liturgico, una simile preghiera trova naturale collocazione:
- Nei momenti di agonia, accanto al capezzale, come sostegno alla Veglia di preghiera o durante la recita del Rosario per i morenti.
- Durante le esequie, specialmente per ricordare la comunione tra vivi e defunti.
- Nel mese di novembre, dedicato alla memoria dei defunti nella Chiesa cattolica.
- In circostanze straordinarie come pandemie o calamità, quando il tema della morte e del lutto tocca molte persone.
6. Indicazioni pratiche: uso personale e comunitario, tempi liturgici consigliati
Questa preghiera può essere integrata sia nella preghiera personale sia nell’ambito comunitario, come segue:
- Preghiera personale: Meditandola in silenzio, specialmente quando si vive da vicino l’esperienza di un malato terminale, oppure per affidare un caro defunto a Dio. Si può ripetere l’invocazione “Beata Maria, prega per un passaggio sereno” come giaculatoria nei momenti di angoscia o solitudine.
- Preghiera in famiglia e in comunità: Può essere inserita nelle veglie di preghiera accanto a un morente, nei gruppi di sostegno al lutto, negli incontri di preghiera parrocchiale, durante la recita della Corona dei Defunti oppure come intenzione nelle messe esequiali.
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Tempi dell’anno liturgico: Raccomandata particolarmente in:
- Mese di novembre (Commemorazione dei fedeli defunti e tutto il mese dedicato alla memoria dei morti)
- Quaresima e Triduo Pasquale, quando la Chiesa riflette sul mistero della morte e risurrezione
- Giorno della memoria liturgica della Beata Maria Repetto (5 gennaio)
- Ogni qualvolta nella famiglia o nella comunità si viva l’esperienza della malattia terminale o del lutto
Si suggerisce di accompagnare la recita della preghiera con brani biblici sulla speranza e la vita eterna (come Gv 14; Rom 8,38-39), integrandola eventualmente con il sacramento dell’Unzione o la benedizione dei morenti, per vivere così in pienezza la comunione della Chiesa orante.
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