Lamento a Dio per la discriminazione subita dai Cristiani perseguitati

Ascolta la Preghiera
O Dio Onnipotente,
ascolta il grido dei Tuoi figli perseguitati, feriti dalla discriminazione a causa della loro Fede.
Tu conosci il dolore che affligge i nostri cuori, il timore che ci stringe l’anima quando confessiamo il Tuo Nome tra chi ci odia.
Perché Signore, ci nascondiamo per pregare? Perché le nostre Chiese sono abbattute, le nostre voci messe a tacere da chi non vuole vedere la Luce?
Abbiamo riposto in Te la nostra fiducia, ma le ombre dell’ingiustizia ci avvolgono. Lacrime segrete bagnano le nostre notti. Sembri lontano, quando chiediamo pace tra chi ci perseguita.
Signore, fino a quando i Tuoi figli saranno maledetti a causa del Tuo Amore? Perché tanto silenzio davanti alle nostre sofferenze?
Guarda la nostra angoscia, ascolta il nostro dolore. Non abbandonarci, Dio della Speranza.
Concedi forza a chi teme, coraggio a chi vacilla, consolazione a chi piange per la propria fede.
Signore, non lasciarci soli, ma affrettati a salvarci per la gloria del Tuo Nome.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Questa preghiera nasce all’interno di un contesto profondamente segnato dalla realtà della persecuzione, della discriminazione e della sofferenza a causa della fede. È un grido che sorge dal cuore della Chiesa che ancora oggi, in molte parti del mondo, sperimenta la croce della testimonianza cristiana vissuta in condizioni di pericolo, emarginazione e violenza. Spiritualmente si tratta di una supplica quasi salmodica che si rifà alle grandi lamentele bibliche, come quelle dei Salmi (ad esempio Sal 22 o Sal 44) e delle invocazioni profetiche (“Fino a quando, Signore?”, come in Abacuc 1,2; Apocalisse 6,10).
Dottrinalmente, la preghiera trova la sua radice nell’insegnamento di Gesù sul “prendere la croce e seguirLo” (Mt 16,24) e nell’esperienza apostolica della persecuzione quale segno di fedeltà (cf. Gv 15,20: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”). Essa richiama la dimensione ecclesiologica del Corpo di Cristo che soffre in ogni suo membro, e la solidarietà sia con Cristo crocifisso sia con tutti coloro che vivono la fede in condizioni di rischio.
Va sottolineato come nei primi secoli la preghiera per i cristiani perseguitati fosse uno degli elementi centrali della liturgia e della spiritualità, diventando anche oggi fondamento di unità tra tutte le confessioni cristiane, specie nel contemporaneo “ecumenismo dei martiri” richiamato da numerosi papi.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
Il destinatario principale della preghiera è Dio Onnipotente, spesso invocato nella Bibbia come rifugio e roccia nei momenti di oppressione (Salmo 18,3; Salmo 31,3). Si invoca Dio non solo in quanto creatore e sovrano dell’universo, ma in modo personale: come Padre che ascolta, vede, conosce e soffre con i Suoi figli.
La scelta di rivolgersi direttamente a Dio, e non ai santi o agli angeli, mostra la dimensione biblica della preghiera come grido diretto del cuore dell’umanità ferita al suo Creatore. È una preghiera di relazione filiale, che si radica nella certezza della Sua vicinanza anche nell’afflizione, analogamente alle parole di san Paolo: “Lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili” (Rm 8,26).
Nel rivolgersi a Dio con domande forti e sofferte (“Perché ci nascondiamo? Perché tanto silenzio?”), si esercita una fede che non rinnega la difficoltà, ma anzi la porta davanti al Signore nella schiettezza delle proprie lacrime. Il “fino a quando?” è una domanda biblicamente ricorrente che esprime, anche duramente, la fiducia di fondo nell’intervento di Dio e nel Suo amore fedele.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
Questa preghiera intercede esplicitamente per i cristiani perseguitati, cioè per tutti coloro che, a causa della propria fede, sono oggetto di discriminazione, minacciati, costretti a nascondere la propria devozione, privati della libertà di culto, talora feriti fisicamente o psicologicamente, talvolta fino al martirio.
Vengono citate situazioni concrete: costrizione a nascondere la preghiera, demolizione delle Chiese, silenziamento delle voci, solitudine, dolore, lacrime versate nella notte. Sono raffigurate sia le sofferenze fisiche (ferite, persecuzioni attive, ingiustizia) sia quelle spirituali (paura, tentazione allo scoraggiamento, rischio di perdita della speranza, domanda sulla presenza di Dio nella prova).
Si chiede a Dio esplicitamente di “concedere forza a chi teme”, “coraggio a chi vacilla”, “consolazione a chi piange per la propria fede”. Si tratta dunque di un’intercessione che abbraccia bisogni concreti (protezione, libertà, sollievo) e profondamente spirituali (perseveranza, fede, speranza, vicinanza della grazia).
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche
La preghiera è teologicamente ricchissima e si sviluppa attorno a vari nuclei:
- La teologia della Croce: vivere la sequela di Cristo comporta a volte una compartecipazione alle Sue sofferenze. “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate” (Mt 5,11-12).
- Il mistero del silenzio di Dio: come nella Passione e nel grido di Gesù (“Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, Mt 27,46), la preghiera riconosce l’esperienza della notte della fede, ma la trasforma in supplica fiduciosa.
- La potenza della perseveranza e della speranza: anche nel dolore, il venire meno della speranza non prevarica. Si invoca Dio come “Dio della speranza” (Rm 15,13), affidandosi alla sua fedeltà.
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L’unità ecclesiale e la solidarietà nel Corpo di Cristo: come afferma san Paolo, “se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui” (1Cor 12,26). Tertulliano scriveva:
“Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”
, richiamando il valore salvifico della testimonianza nella prova. - Il senso della preghiera d’intercessione: profondamente radicata nella Scrittura (“Pregate per quelli che vi perseguitano”, Mt 5,44), la supplica si eleva non solo per ottenere protezione ma per custodire la fede e la speranza in condizioni avverse.
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
Questa è una preghiera di intercessione, con connotazioni di lamento, supplica e invocazione fiduciosa. Certi passaggi (“ascolta il grido dei tuoi figli perseguitati”; “Guarda la nostra angoscia, ascolta il nostro dolore”) la avvicinano ai generi biblici delle lamentazioni e delle suppliche dei Salmi.
Trova posto nella tradizione liturgica soprattutto durante:
- La Settimana Santa e il Venerdì Santo, quando si ricordano i cristiani perseguitati e si riflette sul mistero redentivo della sofferenza innocente;
- Le giornate di preghiera per i cristiani perseguitati, spesso promosse da conferenze episcopali, movimenti o fondazioni come "Aiuto alla Chiesa che Soffre";
- Litanie e liturgie penitenziali in tempi straordinari di crisi, guerra o terrorismo anti-religioso;
- All’interno della preghiera dei fedeli della Messa domenicale, nella Giornata ecumenica del martirio moderno;
- Come supplica personale nei momenti di paura o minaccia alla libertà religiosa.
Non mancano, nella tradizione liturgica antica e moderna, preghiere analoghe, come le intercessioni della liturgia orientale per la pace e la libertà della Chiesa, o le orazioni romane “per le Chiese perseguitate”.
6. Indicazioni pratiche: uso personale e comunitario e nei tempi dell’anno liturgico
Questa preghiera può essere valorizzata nei seguenti modi pratici:
- Nella preghiera personale: può essere meditata come Salmo quotidiano, oppure inserita all’inizio o al termine del Rosario, della Lectio Divina o dell’Adorazione Eucaristica; invocarla nei momenti di scoraggiamento personale e come atto di comunione spirituale con i sofferenti.
- Nella preghiera comunitaria: da usare nella preghiera dei fedeli, durante adorazioni, veglie, ore sante, incontri di gruppi parrocchiali o movimenti. Può essere proclamata collettivamente, magari seguita da un periodo di silenzio per lasciar risuonare il grido della Chiesa sofferente.
- Nei tempi liturgici specifici: particolarmente adatta durante la Settimana Santa, il 26 dicembre (martirio di Santo Stefano), il 24 marzo (giornata dei missionari martiri), e in tutte le giornate dedicate ai perseguitati.
- In occasioni di emergenze internazionali: guerre, atti terroristici, episodi di grave intolleranza religiosa, scandiscono momenti in cui inserire questa preghiera nelle assemblee eucaristiche o in preghiere ecumeniche.
Infine, può fungere da ispirazione per un esame di coscienza personale, aiutando ogni credente a meditare su cosa significhi oggi essere testimone della fede e a riconoscere le persecuzioni più sottili (indifferenza, emarginazione culturale) che talora toccano anche le realtà occidentali.
Utilizzandola perseverantemente, il credente si rende spiritualmente solidale con i “testimoni della fede” e si apre a quella comunione misteriosa che lega la Chiesa sofferente, la Chiesa militante e la Chiesa gloriosa, nella fiducia che, come promette Gesù, “le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18).
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