Perdono della giornata con il Beato Francesco Spoto per la fedeltà dei Missionari

Destinatari:  Beato Francesco Spoto
Beneficiari:  Missionari
Tipologie:  Perdono della giornata
Perdono della giornata con il Beato Francesco Spoto per la fedeltà dei Missionari
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Preghiera serale per i Missionari smarriti nella fede

Beato Francesco Spoto, modello di fedeltà e di coraggio nella prova, ascolta la nostra umile supplica in questa sera che si conclude. Ti rivolgiamo il nostro pensiero per tutti i missionari che, stanchi per il viaggio, smarriti nella fede o sopraffatti dalle difficoltà, si sentono soli e disorientati.

Concedi loro la tua intercessione, che li aiuti a riscoprire la via della fedeltà alla chiamata. Donaci, nella nostra fragilità, il coraggio di guardarci dentro e di riconoscere ogni volta che abbiamo vacillato, ogni volta che lo scoraggiamento ha preso il sopravvento sulla speranza.

In questo esame di coscienza, chiediamo perdono per tutte le volte che abbiamo ceduto allo sconforto, trascurando la vocazione ricevuta. Aiutaci a seguire il tuo esempio di perdono e dono totale, accogliendo ogni prova come opportunità per crescere nell’amore e nella dedizione.

Fa’ che il dubbio non oscuri la nostra fede, che la fatica non spenga il nostro entusiasmo, che lo smarrimento non ci allontani dal cammino tracciato dal Signore. Rinnova in noi, per tua intercessione, la gioia della missione e concedici, alla fine di questa giornata, la pace di chi rimette tutto nelle mani del Padre misericordioso.

Beato Francesco Spoto, prega per noi missionari smarriti, affinché nella prova sappiamo sempre ritrovare la via e il coraggio della fedeltà.

Spiegazione della Preghiera

1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera

Questa preghiera serale, rivolta al Beato Francesco Spoto per i missionari “smarriti nella fede”, nasce all’incrocio tra tradizione missionaria cattolica e spiritualità personale. Si inserisce profondamente nel contesto della vocazione all’evangelizzazione – un mandato universale per la Chiesa, ma specifico per coloro che, per scelta e consacrazione, partono per portare il Vangelo in terre lontane e spesso difficili. La preghiera si rivolge all’esperienza umana della debolezza, delle prove interiori ed esteriori, della tentazione allo scoraggiamento che può colpire anche gli uomini e le donne più dediti alla missione.

Il contesto dottrinale si fonda sull’idea cattolica della comunione dei santi: anche coloro che sono già “beati”, come Francesco Spoto, continuano a sostenere i vivi con la loro intercessione presso Dio. La funzione della preghiera d’intercessione è centrale nella dottrina: come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica, i santi “non cessano di intercedere per noi presso il Padre” (CCC 956).

Questa invocazione serale riflette anche la tradizione dell’esame di coscienza a fine giornata, molto radicata nella spiritualità cristiana (si veda la “preghiera dell’esame” degli Esercizi Ignaziani), stimolando il riconoscimento di fragilità e debolezze, non solo una supplica per altri ma anche per sé stessi, nella dimensione personale e comunitaria.

2. I destinatari a cui è rivolta e perché

Il destinatario diretto di questa preghiera è il Beato Francesco Spoto (1932-1964), missionario siciliano e superiore generale dei Missionari Servi dei Poveri, morto martire per la fede all’età di 32 anni nella Repubblica Democratica del Congo. Spoto è invocato come modello di fedeltà e coraggio nella prova, in quanto la sua vita testimonia la capacità di restare saldo nella fede e nella missione anche a costo della vita.

Gli esempi dei santi e dei beati, secondo la spiritualità cattolica, offrono modelli concretamente imitabili e sono considerati potenti intercessori. Si prega il Beato Spoto non solo per la sua “vicinanza” esperienziale a chi vive la missionarietà, ma anche perché la sua stessa storia riflette le problematiche affrontate dai missionari: la solitudine, la prova e lo smarrimento.

A livello formale, quindi, Spoto è l’intermediario. Ma la preghiera fissa lo sguardo di chi la recita anche su Dio, poiché Spoto viene invocato in quanto può aiutare a ottenere da Dio la forza e la perseveranza nella fede.

3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta

I beneficiari principali sono i missionari che attraversano periodi di crisi, dubbio, fatica, solitudine e smarrimento nella loro fede e nella loro vocazione. Queste figure, spesso lontane dalle loro famiglie, immerse in contesti culturali talora ostili, sono facilmente soggette a scoraggiamento o – come dice la preghiera – a “sentirsi soli e disorientati”.

La preghiera si estende, però, a ogni fedele che riconosce, nella propria fragilità e nei propri “vacillamenti”, un parallelismo con la notte spirituale dei missionari. Questo la rende valida anche per chi, pur non essendo missionario nel senso stretto, si sente in cammino, prova dubbi e scoraggiamenti nella quotidiana sequela di Cristo.

I bisogni spirituali affrontati sono molteplici:

  • Riscoperta della fedeltà alla chiamata (“concedi loro la tua intercessione, che li aiuti a riscoprire la via della fedeltà”).
  • Cura della speranza davanti allo scoraggiamento e alla fatica (“ogni volta che lo scoraggiamento ha preso il sopravvento sulla speranza”).
  • Perseveranza nella missione e capacità di vivere la prova come maturazione spirituale (“accogliendo ogni prova come opportunità per crescere nell’amore e nella dedizione”).
  • Sensibilità all’esame di coscienza e domanda di perdono per aver trascurato la vocazione ricevuta.
  • Rinnovamento della gioia della missione e della pace affidata nelle mani del Padre alla fine della giornata.

4. I temi teologici principali

La preghiera tocca temi teologici centrali della tradizione cattolica:

  • Fedeltà e perseveranza nella missione: Il Vangelo stesso ammonisce a non scoraggiarsi nella sequela anche quando si sperimentano difficoltà. Gesù nel Getsemani ha provato la solitudine e la paura (“Padre, se vuoi, allontana da me questo calice” — Lc 22,42), ma si è affidato totalmente.
  • Il valore della prova: San Paolo, nella seconda lettera ai Corinzi (2Cor 12,9), afferma:
    “La mia grazia ti basta; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza.”
    Così, ogni prova diventa opportunità per crescere “nell’amore e nella dedizione”.
  • Dubbio e fede: Come per l’apostolo Tommaso (Gv 20,24-29), anche il missionario non è immune dal dubbio, ma la preghiera domanda che “il dubbio non oscuri la nostra fede”, invocando la luce della Provvidenza.
  • La comunione dei santi e il valore dell’intercessione: Il richiamo alla preghiera del Beato Spoto riflette quanto si trova nei Padri della Chiesa. Sant’Agostino affermava:
    “Né la carità onora i santi per celebrare una loro festa, né la fede pensa che essi possano aiutare; bensì, attraverso la memoria e la richiesta della loro intercessione, si cerca che Dio esaudisca le nostre suppliche”
    (Enarrationes in Psalmos 88,2,14).
  • Esame di coscienza e richiesta di perdono: L’umile revisione della giornata richiama la prassi dei primi monaci, come Sant’Antonio abate, che ogni notte faceva memoria delle proprie cadute per rileggere la giornata alla luce della misericordia di Dio.

5. Il genere di preghiera e la collocazione nella tradizione liturgica

Questa preghiera appartiene principalmente al genere dell’intercessione, poiché chiede a un beato di pregare per altre persone; ma si intreccia con l’autoesame di coscienza e la richiesta di perdono (elementi penitenziali), e non manca un tono di ringraziamento (“rinnova in noi... la gioia della missione”) e speranza.

Nella tradizione liturgica, pur non essendo parte delle preghiere ufficiali della Chiesa (come la Liturgia delle Ore), essa trova il suo posto naturale:

  • Nell’ora serale, in analogia con la Compieta, come momento di bilancio della giornata trascorsa.
  • Durante ritiri spirituali missionari, come invocazione comunitaria.
  • Nella memoria liturgica del Beato Francesco Spoto (5 ottobre), come preghiera tematica.
  • In qualunque momento di prova o di crisi nella fede, personale o comunitario, specialmente tra chi dedica la vita all’evangelizzazione.

Le pratiche popolari e gli ordini missionari spesso compongono simili preghiere serali, in forma sia personale che comunitaria.

6. Indicazioni pratiche: uso personale, comunitario e nell’anno liturgico

Per valorizzare questa preghiera, si consiglia:

  • Nella preghiera personale serale: Recitala alla fine della giornata, magari subito dopo la Compieta o un breve esame di coscienza, offrendo al Signore le proprie fatiche e debolezze, specialmente se si vive un servizio missionario.
  • In comunità: Puoi proporla durante incontri di preghiera o di formazione missionaria, o nei gruppi di animazione cristiana che sostengono le missioni.
  • Nella memoria liturgica del Beato Spoto: Il 5 ottobre, anniversario della sua morte e giorno della sua memoria, questa preghiera può essere letta all’inizio o alla conclusione della Messa, o in un momento di adorazione/elevazione per le vocazioni missionarie.
  • Durante la Giornata Missionaria Mondiale (ottobre): La preghiera acquista particolare significato spirituale, come sostegno agli operatori pastorali e come incoraggiamento alla perseveranza evangelica.
  • Nei tempi di Avvento e Quaresima: Tempi liturgici in cui si accentua il senso della prova e del rinnovamento spirituale possono essere occasioni adatte a questa supplica.

Un possibile utilizzo “dialogato” nella liturgia delle ore o nelle veglie di preghiera è la lettura alternata tra il celebrante (o guida) e l’assemblea, scandendo le invocazioni indirizzate ai missionari e i momenti di riflessione personale.

In sintesi, questa preghiera integra dimensione personale e comunitaria, offrendo un riferimento concreto e attuale a chi nella Chiesa vive la notte della fede o sente pesare la responsabilità della missione, e invita tutti i fedeli a unirsi spiritualmente a chi “porta il Vangelo fino ai confini della terra” (At 1,8).

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