Intercessione a Santa Elisabetta d'Ungheria per i volontari della Caritas

Beneficiari:  Caritas
Tipologie:  Intercessione
Intercessione a Santa Elisabetta d'Ungheria per i volontari della Caritas
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O Santa Elisabetta d'Ungheria, modello di carità regale e di generosità, rivolgo a te la mia preghiera.

Tu che hai vissuto nella piena dedizione ai poveri, ispirata dal Vangelo e dall’amore per Cristo, intercedi presso il Signore per tutti i volontari della Caritas e di ogni associazione caritativa.

Fa’ che abbiano il tuo stesso amore sincero verso i poveri, che vedano nei loro volti il volto di Gesù e che servano con cuore lieto e mani generose. Dona loro la tua capacità di donarsi senza riserve, di ascoltare, accogliere, aiutare e consolare chi è nel bisogno.

O Santa Elisabetta, rendi i nostri cuori più aperti, insegnaci la gioia di condividere e di essere dono l’uno per l’altro. Fa’ che la nostra generosità sia un segno tangibile dell’Amore di Dio nel mondo.

Ti affidiamo anche i poveri che incontriamo ogni giorno: sostienili nella speranza e alleggerisci i loro pesi con la tua materna intercessione.

Santa Elisabetta d'Ungheria, prega per noi e per tutti i volontari della Caritas, perché possiamo camminare sulle tue orme e servire con te il Signore nei fratelli che soffrono.

Amen.

Spiegazione della Preghiera

1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera

La preghiera rivolta a Santa Elisabetta d’Ungheria si radica nella lunga tradizione cristiana che onora i santi come modelli di vita conforme al Vangelo e potenti intercessori presso Dio. Santa Elisabetta (1207-1231), principessa ungherese divenuta contessa di Turingia, incarna uno degli ideali più alti della santità laicale e della carità vissuta: pur appartenendo a una condizione nobile, scelse la via della povertà evangelica e della dedizione ai bisognosi, a imitazione di Cristo e delle prime comunità cristiane (Atti 2,44-47).

Durante la sua breve vita, Elisabetta fece della sua posizione sociale un mezzo per la promozione della giustizia e della solidarietà, abbracciando la spiritualità francescana che vede in ogni povero il volto di Gesù, come espresso nel Vangelo:

"Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me." (Mt 25,40)
La preghiera riflette questa visione cristocentrica della carità, presentando Elisabetta non solo come esempio, ma anche come mediatrice cui affidare i bisogni spirituali degli operatori della carità.

Dottrinalmente, la preghiera esprime il senso della comunione dei santi e della carità operante, fondamento ecclesiale secondo il quale ogni credente può intercedere e cooperare con la grazia divina nell'aiuto ai fratelli.

2. I destinatari a cui è rivolta e perché

La preghiera è indirizzata direttamente a Santa Elisabetta d’Ungheria, una delle sante più celebrate come patrona delle opere caritative. La scelta di rivolgersi a lei nasce dalla sua testimonianza concreta di servizio e amore preferenziale verso i poveri, nonché dalla tradizione che la riconosce ufficialmente come patrona della Caritas e di tutte le associazioni dedite alla solidarietà (così come confermato da numerosi decreti ecclesiastici e dal costante racconto agiografico).

Invocare Elisabetta significa chiedere non solo il suo esempio, ma specialmente la sua intercessione presso Dio, riconoscendo nelle dinamiche della vita cristiana il valore della reciproca “mediazione” nella comunione dei santi (cfr. Lumen Gentium, 49-50).

3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta

La preghiera prende le mosse da una duplice invocazione di intercessione:

  • I volontari della Caritas e di ogni associazione caritativa: si chiede per loro il dono di un cuore simile a quello di Elisabetta, capace di “amore sincero verso i poveri”, gioia nel servizio e generosità nelle opere di misericordia. I bisogni affrontati sono spirituali (entusiasmo evangelico, perseveranza, bontà d’animo, carità gioiosa) e pratici (forza per il servizio, capacità di ascolto e consolazione, accoglienza e dedizione quotidiana).
  • I poveri e coloro che vivono situazioni di bisogno: la preghiera affida a Santa Elisabetta tutte le persone ai margini che si incontrano ogni giorno, chiedendo consolazione, speranza, sollievo materiale e spirituale attraverso la “materna intercessione” della santa.

Questa struttura mette in risalto il dinamismo della carità: i volontari necessitano di sostegno spirituale tanto quanto i poveri hanno bisogno di solidarietà concreta e “la carità verso il prossimo è la via con cui si può incontrare Dio” (Benedetto XVI, Deus Caritas Est, 16).

4. Temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche

La preghiera veicola diversi temi teologici fondamentali:

  • La carità come via di santità: Elisabetta viene proposta come “modello di carità regale e di generosità”. L’invito evangelico alla carità è radicato nella centralità dell’amore cristiano:
    “Se non ho la carità, non sono nulla” (1Cor 13,2)
    e nella testimonianza dei padri: “Dai ciò che hai, per ricevere ciò che non hai” (Sant’Agostino).
  • Visione del povero come presenza di Cristo: il rimando a Mt 25,40 incardina la pratica caritativa nella mistica della presenza del Signore nei piccoli e traspare dalla richiesta di vedere “nel volto dei poveri il volto di Gesù”.
  • La gioia della condivisione e del dono reciproco: forte è il richiamo all’essere “dono l’uno per l’altro”, principio già espresso nella radicalità cristiana delle comunità apostoliche e ripreso nella dottrina sociale della Chiesa (cfr. Compendio della Dottrina Sociale, 104).
  • Maternità spirituale dei santi: chiedere la “materna intercessione” sottolinea la vicinanza e la protezione di Elisabetta verso i fedeli, secondo una lunga tradizione di affidamento ai santi (San Basilio: “La comunione dei santi è come una grande famiglia che intercede e si sostiene”).

Infine, la preghiera riecheggia il linguaggio delle beatitudini: “beati i misericordiosi” (Mt 5,7) e delle opere di misericordia corporale e spirituale.

5. Genere di preghiera e collocazione nella tradizione liturgica

Si tratta di una preghiera prevalentemente di intercessione, con momenti di lode e invocazione. Viene esaltata la figura della santa (“modello di carità regale”) e si chiede la sua mediazione per i volontari e i poveri.

Nel calendario liturgico, Santa Elisabetta d’Ungheria è celebrata il 17 novembre. La sua memoria è molto sentita in tutte le comunità impegnate nella carità cristiana; la preghiera proposta trova spazio sia nella liturgia delle ore proprie del giorno, sia in momenti di preghiera dei fedeli, sia nelle celebrazioni di benedizione di operatori caritativi, volontari o alla conclusione di percorsi formativi. Essa incarna quella dimensione orante che accompagna e sostiene l’impegno concreto, secondo la visione conciliare di una Chiesa “in uscita” (Evangelii Gaudium, 20).

In sintesi, la preghiera si inserisce nella grande tradizione delle suppliche ai santi, ma con forte taglio ecclesiale, comunitario e solidale.

6. Indicazioni pratiche: uso personale, comunitario e lungo l’anno liturgico

La preghiera a Santa Elisabetta può essere utilizzata in diversi contesti:

  • Nella preghiera personale: è uno strumento efficace per alimentare la propria dimensione di servizio e compassione, particolarmente indicata per chi opera nel volontariato, ma anche per chi desidera crescere nella dimensione della carità.
  • Nella preghiera comunitaria: può essere inserita come orazione conclusiva o meditativa in riunioni di operatori pastorali, incontri formativi della Caritas, veglie di preghiera per i poveri, celebrazioni nel mondo del sociale. È particolarmente significativa durante la Giornata Mondiale dei Poveri (novembre) o nella settimana della Carità.
  • Nelle celebrazioni liturgiche: può essere adottata nella memoria liturgica di Santa Elisabetta (17 novembre), durante la presentazione dei doni, come preghiera dei fedeli o per la benedizione di nuovi volontari.
  • Durante particolari tempi forti: l’Avvento e la Quaresima, stagioni dedicate alla conversione e all’amore concreto verso i fratelli, si prestano a integrare questa preghiera nelle proposte spirituali comunitarie.
  • In progetti educativi: la preghiera può essere insegnata ai giovani come modello di spiritualità di servizio e invito a vedere la carità come risposta cristiana alle povertà materiali e morali del nostro tempo.

Praticamente, è opportuno recitarla:

  • All’inizio o al termine di un servizio caritativo.
  • Per chiedere grazia, coraggio e rinnovato slancio nel momento della fatica e della stanchezza (personale o comunitaria).
  • Come atto di affidamento nelle situazioni di emergenza o durante le raccolte di aiuto per i poveri.

In conclusione, questa supplica non solo rinnova lo sguardo evangelico sulla carità, ma rafforza il legame spirituale fra quanti, come Santa Elisabetta, desiderano servire Cristo nei più fragili, trasformando la fede in azione concreta e santificante.

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