Atto di Fede in Gesù, Verbo fatto carne, nel giorno di Natale
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Atto di Fede nella Carne del Verbo
O Gesù, Verbo eterno del Padre,
noi, Fedeli Cristiani, ci inginocchiamo dinanzi a Te, mistero di luce e di amore.
Crediamo con tutto il cuore che Tu, Figlio di Dio, per infinita misericordia Ti sei incarnato nel grembo purissimo di Maria.
Adoriamo il Tuo Corpo, sacramento vivente della presenza divina nella nostra storia, e riconosciamo in Te il Redentore che salva ogni uomo.
Con fervore proclamiamo:
in Te, o Gesù, l’Onnipotente si è fatto vicino, condividendo la nostra esistenza, le nostre gioie e sofferenze, le nostre speranze e paure.
Donaci, Signore, una fede incarnata, che sappia vedere e servire il Tuo volto nei fratelli e nelle sorelle,
e serbarTi come guida, luce nelle nostre scelte quotidiane.
Noi adoriamo il mistero dell’Incarnazione:
in Te, amare è divenuto possibile e la salvezza è scesa a noi.
Custodisci la nostra fede, Signore Gesù Verbo, rendila viva, operosa e docile alla Tua voce.
Così sia.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
L’Atto di Fede nella Carne del Verbo si inserisce profondamente all’interno del cuore della fede cristiana, che riconosce e professa il “mistero dell’Incarnazione”: il Verbo eterno, il Figlio di Dio, ha assunto la natura umana nascendone realmente da Maria Vergine, compiendo così un abisso di abbassamento per amore dell’umanità (kenosi). Questa preghiera nasce da un’adesione viva e consapevole al dogma centrale del cristianesimo, proclamato già nel Credo niceno-costantinopolitano (“Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”) e ribadito dai Concili ecumenici, specialmente il Concilio di Calcedonia (451 d.C.), che riconobbe la piena divinità e la piena umanità di Cristo in una sola persona.
Spiritualmente, la preghiera colloca i fedeli in adorazione dinanzi al “sacramento vivente della presenza divina nella nostra storia”. Essa non solo richiama la dottrina dell’Incarnazione, ma la contempla come mistero luminoso, attuale e trasformante: la carne di Gesù è il luogo dove Dio si fa vicino, accessibile, vulnerabile, comunicabile. Risulta centrale, inoltre, la sottolineatura della misericordia divina, che si manifesta nell’abbassamento del Verbo.
Questa preghiera si situa anche nell’orizzonte della spiritualità cristocentrica, che invita i credenti a crescere in una fede che coinvolge integralmente la realtà (corpo, spirito, relazioni) e che si esprime nella “carità fattiva”, cioè nel servizio dei fratelli, secondo l’insegnamento di Cristo stesso.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
L’Atto di Fede è rivolto direttamente a Gesù Cristo, riconosciuto come il Verbo eterno del Padre, il Figlio di Dio incarnato. Il tono della preghiera è di adorazione e invocazione: Gesù viene riconosciuto non solo come oggetto della fede ma come Persona vivente, degna di lode e di fiducia, colui a cui ci si può rivolgere con il cuore contrito e fervente.
La forma plurale (“noi, Fedeli Cristiani…”, “donaci, Signore…”, “noi adoriamo…”) sottolinea come questa supplica sia non solo personale ma anche comunitaria. Essa acclude dunque sia il singolo fedele (che può farla propria nel dialogo personale con il Signore) sia l’intero popolo cristiano che, unito, confessa la fede nel mistero dell’Incarnazione.
Il motivo di questa scelta è dottrinale e spirituale: l’Incarnazione è il cuore che dà senso e vita a tutta la preghiera cristiana. Ci si rivolge a Cristo perché in Lui il Padre ci si è reso vicino, umanamente accessibile e degno di totale fiducia.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
La preghiera intercede, implicitamente ed esplicitamente, per tutti i fedeli cristiani. Sono anzitutto i “beneficiari” di questa invocazione, i quali vengono presentati a Cristo perché ottengano alcune grazie fondamentali:
- Una fede incarnata: Non una fede astratta, intellettuale o staccata dalla vita, ma una fede che “sappia vedere e servire il Tuo volto nei fratelli e nelle sorelle”, capace cioè di riconoscere in ogni essere umano una presenza misteriosa di Cristo (Mt 25,40).
- Guidare le scelte quotidiane: La supplica “serbarTi come guida, luce nelle nostre scelte” mostra il bisogno di discernimento, alla luce della presenza di Gesù nella nostra carne e nella storia.
- Custodire la fede: Si chiede un dono di perseveranza e di crescita nella fede, perché sia “viva, operosa e docile alla tua voce”, cioè capace di tradursi in opere e di ascoltare il Signore che parla.
Dal punto di vista spirituale, la preghiera affronta i grandi bisogni umani: il desiderio di vicinanza a Dio, la necessità di trovare senso alle sofferenze e alle paure, la richiesta di essere sostenuti nelle gioie e nelle speranze, la domanda di salvezza e di rinnovamento esistenziale.
Anche i bisogni fisici e concreti non sono esclusi: nell’Incarnazione, Gesù ha condiviso in tutto la nostra condizione, quindi ogni necessità umana è assunta e redenta. Pregare il Verbo incarnato significa presentare a Lui tutto ciò che viviamo, nella certezza che nulla di ciò che è umano gli è estraneo.
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche pertinenti
La preghiera ruota attorno ad alcuni componenti centrali della teologia cristiana:
-
L’Incarnazione: Cristo è “Verbo eterno”, “Figlio di Dio”, che “si è incarnato nel grembo purissimo di Maria”. È il mistero di Dio che si fa carne (Sarx egeneto, Gv 1,14):
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).
-
Misericordia e Salvezza: L’Incarnazione è atto di infinita misericordia e di salvezza.
“Cristo Gesù… pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo…” (Fil 2,6-7).
-
La Presenza reale di Dio: Il corpo di Gesù è “sacramento vivente della presenza divina”, che porta Dio nel tempo e nello spazio umano. Sant’Atanasio dice:
“Egli si è fatto uomo per farci dèi” (De Incarnatione, 54).
-
La sequela e la carità: Chiedere una “fede incarnata” richiama l’insegnamento del Nuovo Testamento:
“Chi dice di rimanere in lui, deve anch'egli comportarsi come lui si è comportato” (1Gv 2,6).
e la logica delle opere di misericordia (cf. Mt 25,31ss).
La compilazione della preghiera riflette suggestioni patristiche sulla sinergia tra divino e umano, come nel pensiero di San Leone Magno:
“Colui che è Dio vero, nascendo in una natura veramente umana, fu vero uomo” (Sermo 22).
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
Questa formula rientra nel genere dell’atto di fede, ma assume tonalità composite:
- Lode e adorazione (“noi adoriamo il mistero dell’Incarnazione”);
- Intercessione (“donaci, Signore…”);
- Proclamazione (“proclamiamo…”, “crediamo…”).
Non è una preghiera penitenziale né un semplice ringraziamento, ma una professione viva e liturgica del mistero centrale della fede. Nella tradizione liturgica, testi simili si trovano nei riti di adorazione eucaristica (che ha come fondamento proprio la presenza sacramentale del Corpo del Signore), nelle professioni di fede, nelle ore liturgiche del Natale e dell’Annunciazione, e nelle liturgie dedicate al “Verbo incarnato” o alla “Divina Misericordia”.
Questo atto di fede può essere impiegato sia come preghiera iniziale di una celebrazione solenne (su modello degli atti di fede, speranza e carità tradizionali), sia come atto personale di adorazione.
6. Indicazioni pratiche: uso personale, comunitario e tempi liturgici
Uso personale: La preghiera può essere recitata durante l’adorazione eucaristica, nei momenti di meditazione mattutina o serale, oppure come atto di fede in situazioni di dubbio, sofferenza o ricerca di senso. Favorisce infatti il collegamento tra la fede nella presenza di Cristo e la concretezza della vita quotidiana. Si suggerisce una lettura lenta, magari fermandosi sulle espressioni che colpiscono di più, trasformandole in meditazione silenziosa.
Uso comunitario: Può essere proclamata in occasione delle solennità dell’Incarnazione (Natale, Annunciazione), nelle celebrazioni del Sacratissimo Corpo e Sangue di Cristo (Corpus Domini), nell’adorazione eucaristica, in processioni o momenti forti di catechesi sulla centralità di Cristo.
Tempi dell’anno liturgico:
- Avvento e Natale: la meditazione dell’Incarnazione trova qui il suo apice, come pure nella solennità dell’Annunciazione (25 marzo).
- Triduo pasquale: soprattutto il Venerdì Santo e la Domenica di Risurrezione, per contemplare quanto la carne del Verbo abbia patito e sia stata glorificata.
- Quotidianità: Ogni giorno è adatto per rinnovare il proprio “sì” alla presenza del Verbo fatto carne, soprattutto nell’approccio ai poveri, agli ammalati, agli esclusi.
Infine, può essere inserita in momenti di catechesi o formazione teologica, per educare a una fede integrale ed esistenzialmente incarnata. Concludere la preghiera col segno di croce o con un canto che esalti il mistero dell’Incarnazione può aiutare a interiorizzarla e a viverla nella fraternità.
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