Lode a Dio per la manifestazione del suo Figlio a tutte le genti
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Lode a Te, o Dio Altissimo, nostro Creatore e Padre di infinita bontà! Con cuore riconoscente e spirito esultante ci uniamo alla schiera dei fedeli cristiani per innalzare a Te la nostra lode.
Tu, che hai disegnato con sapienza il grande mistero della salvezza, hai voluto manifestare il Tuo Figlio Unigenito non solo a Israele, ma a tutti i popoli della terra.
Come i Magi d’Oriente guidati dalla luce della stella, noi ci inginocchiamo dinanzi al Tuo Amore universale, adorando il Bambino nella povera mangiatoia, segno della Tua umiltà che apre le braccia al mondo intero.
Benedetto sei Tu, Padre di misericordia, perché nella tua Provvidenza hai spezzato ogni barriera, radunando in Cristo tutte le genti e chiamando ciascuno di noi ad essere partecipi della tua salvezza.
A Te gloria in eterno! Sia lode sulle nostre labbra e nei nostri cuori, come offerta preziosa di fede e amore, così come oro, incenso e mirra furono donati a Gesù dai Magi.
Signore, rendici testimoni della tua luce, perché, come i sapienti venuti da lontano, siamo costruttori di unità e portatori della gioia della salvezza a ogni fratello e sorella incontrati sul nostro cammino.
Gloria a Te, Dio Padre, per mezzo di Gesù Cristo, nello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Questa preghiera, permeata di lode, gratitudine e adorazione, si inserisce profondamente nel contesto spirituale della manifestazione universale della salvezza operata da Dio attraverso Gesù Cristo. Essa richiama, con evidenza, il mistero dell’Epifania, quando Cristo si rivela non solo al popolo di Israele ma a tutte le genti, rappresentate emblematicamente dai Magi d’Oriente (Mt 2,1-12). Il suo linguaggio abbraccia sia la tradizione biblica che quella liturgico-patristica, celebrando la bontà del Creatore e la Sua volontà salvifica universale.
A livello dottrinale, la preghiera richiama il piano della salvezza (cfr. Ef 1,9-10), sottolineando la mediazione di Cristo e l’inclusione di tutti i popoli nel disegno di Dio. Si evoca la paternità divina e la provvidenza misericordiosa che supera ogni barriera e invita ogni essere umano a diventare partecipe della redenzione. Il riferimento ai Magi illumina la dimensione di rivelazione e riconoscimento del Cristo tramite i segni che Dio sceglie di offrire – in questo caso, la stella – a chi cerca con cuore sincero.
Questa prospettiva trova eco nella tradizione patristica, dove i Padri della Chiesa hanno visto nei Magi il segno della chiamata dei pagani (cfr. San Leone Magno, Sermo 31, Epiphania Domini). L’inserimento della preghiera nel quadro dell’Epifania e, più in generale, nella spiritualità del mistero pasquale allarga i confini della comunità cristiana, rafforzando la dimensione ecclesiale della cattolicità, ovvero dell’universalità della Chiesa.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
Il destinatario diretto della preghiera è Dio Padre, l’“Altissimo” e “Creatore”, come esplicitato sin dall’incipit. Alla Sua paternità si attribuisce la bontà infinita e il disegno sapienziale della salvezza. Questo orientamento verticale, proprio della liturgia cristiana, richiama l’atteggiamento fondamentale della lode e del ringraziamento rivolto al Signore dell’universo.
Allo stesso tempo, la preghiera riconosce la centralità del Figlio Unigenito, Gesù Cristo, attraverso il quale la salvezza viene offerta a tutti i popoli. L’Espressione “nostro Creatore e Padre di infinita bontà” enfatizza la relazione filiale dei fedeli con Dio, sottolineando la sorgente divina della redenzione.
La lode si amplia per mezzo dello Spirito Santo: nell’invocazione finale, si fa chiaro riferimento alla Trinità: “Gloria a Te, Dio Padre, per mezzo di Gesù Cristo, nello Spirito Santo”. Questa tripartizione pone la preghiera all’interno della classica doxologia cristiana, assimilata alla grande preghiera liturgica.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
Pur essendo principalmente una preghiera di lode, questa supplica porta con sé una dimensione intercessoria. I beneficiari sono, prima di tutto, coloro che la recitano (“ci uniamo alla schiera dei fedeli cristiani”) ma, in senso più ampio, tutti i membri della Chiesa e dell’umanità.
I bisogni affrontati sono innanzitutto di natura spirituale:
- Essere partecipi della salvezza donata in Cristo.
- Rendersi disponibili all’azione della Provvidenza che abbassa le barriere e raduna le genti nell’unità.
- Essere testimoni della luce del Vangelo nel proprio cammino quotidiano.
- Adorare con cuore umile e riconoscente, come i Magi davanti alla mangiatoia.
In modo simbolico, si prospetta anche una risposta ai bisogni umani e relazionali: la preghiera chiede che i fedeli diventino “costruttori di unità” e “portatori della gioia della salvezza”, valori che possono avere ricadute concrete nel superare divisioni, portare pace, offrire solidarietà e sostegno nelle situazioni di difficoltà morale, spirituale e materiale. In questo modo la richiesta al Signore si allarga dalla sola interiorità alla missione attiva nel mondo.
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche
Questa preghiera contiene diversi nuclei teologici fondamentali:
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Universalità della salvezza: il disegno provvidenziale di Dio si estende “a tutti i popoli della terra”. Questo richiama il mandato evangelico:
“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19)
e le parole di san Paolo:“Non vi è più Giudeo né Greco... perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28).
-
Rivelazione a tutte le genti: la venuta dei Magi d’Oriente simboleggia l’apertura della fede ai non-giudei e la ricerca universale di Dio.
“La luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Lc 2,32)
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Adorazione e offerta: l’offerta dei Magi (oro, incenso, mirra) diventa figura dell’offerta spirituale della vita e delle buone opere. Come afferma sant’Ambrogio:
“Porta anche tu l’oro, se riconosci la regalità di Cristo; l’incenso, se confessi la Sua divinità; la mirra, per onorare la Sua umanità mortale” (Expositio Evangelii secundum Lucam, 2,55).
- Chiamata alla testimonianza: l’intercessione chiede di essere “testimoni della tua luce”, richiamando l’identità missionaria della Chiesa e di ogni battezzato (cfr. 1 Pt 2,9).
I richiami all'unità, alla universalità e alla testimonianza della luce sono temi classici della teologia dell’Epifania, riflessi nelle omelie patristiche per questa solennità.
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
La preghiera si configura come una doxologia e una lode – cioè preghiera di glorificazione – impreziosita da accenti di adorazione, ringraziamento e intercessione. Predomina la dimensione della lode a Dio per le Sue opere e la supplica affinché la luce di Cristo si manifesti nella vita dei credenti.
Nel calendario liturgico cattolico, contenuti e motivi di questa preghiera ne fanno uno strumento ideale per la celebrazione dell’Epifania, ma il suo carattere universale la rende adatta anche ad altri momenti dell’anno, specie nelle celebrazioni che sottolineano la missionarietà, l’, la cattolicità della Chiesa o ogni situazione in cui si desidera ringraziare Dio per il dono della salvezza senza confini.
Vi sono rimandi ai testi dell’ (“Gloria a Dio nell’alto dei cieli”), ai Prefazi delle grandi solennità e alla tradizione orante della Chiesa, col suo uso delle immagini della luce e della manifestazione di Cristo agli uomini.
6. Indicazioni pratiche: come usarla nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico
Questa preghiera può essere inserita:
- Nella liturgia solenne dell’Epifania: in apertura come atto penitenziale e di ringraziamento, o dopo la proclamazione del Vangelo come risposta meditativa.
- Nella preghiera personale: alla mattina per offrire la giornata a Dio e chiedere di essere strumenti della Sua luce, oppure come preghiera serale di ringraziamento.
- Nelle celebrazioni comunitarie: durante adorazioni eucaristiche, assemblee di fedeli, incontri di catechesi o veglie missionarie, dove si desidera sottolineare la chiamata all’unità e alla testimonianza cristiana.
- Durante la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani o in altri momenti ecumenici, ove si cerca di ricordare il desiderio di Dio che tutti i popoli siano radunati in Cristo.
Per una preghiera personale, si consiglia di leggere lentamente il testo, sostando sui verbi chiave (“adorare”, “benedire”, “rendere testimonianza”), lasciandosi raggiungere dalla chiamata ad essere “partecipi della salvezza”. Si può meditare ciascun paragrafo, offrendo a Dio le proprie povertà e i propri doni, come fecero i Magi.
Nei tempi liturgici di Natale ed Epifania diventa particolarmente eloquente. Tuttavia la sua struttura e i suoi temi permettono un uso più ampio: ogni volta che la comunità o il singolo desiderino lodare Dio per la Sua opera universale, rinnovare l’impegno missionario e chiedere la grazia di essere luce per il mondo.
Infine, può essere integrata alla recita del Rosario nei misteri della manifestazione di Cristo (secondo mistero gaudioso) o usata come orazione conclusiva dopo la Liturgia delle Ore in occasioni specifiche.
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