Preghiera intensa a San Giovanni Paolo II per la fine del terrorismo

Destinatari:  San Giovanni Paolo II
Beneficiari:  Terrorismo
Tipologie:  Preghiera intensa
Preghiera intensa a San Giovanni Paolo II per la fine del terrorismo
Ascolta la Preghiera

San Giovanni Paolo II, tu che hai sperimentato sulla tua stessa carne la ferocia dell'odio e la lacerazione della violenza, volgi il tuo sguardo misericordioso verso tutte le vittime del terrorismo sparpagliate nel mondo.

Intercedi, Santo Padre, presso Dio onnipotente, perché a chi semina terrore sia toccato il miracolo della conversione del cuore, e perché la giustizia e la pace abbraccino ogni popolo e ogni nazione.

Grido a Dio, insieme a te: Signore della vita,
rompi le catene della violenza cieca, sciogli i nodi dell’odio, spezza le trame oscure del terrorismo che uccide innocenti e semina solo dolore.

Ti supplico, San Giovanni Paolo II, sostieni con la tua intercessione le famiglie dilaniate dalla perdita, consola i cuori segnati dalla paura, trasforma le lacrime delle vittime in semi di speranza e ricostruzione.

Fa’ cessare la furia del terrorismo! Ottieni dal Signore per noi il dono della pace vera: che cessino le armi, che le mani dei violenti siano fermate, e che la memoria delle vittime sia onorata con la scelta coraggiosa del perdono e della riconciliazione.

San Giovanni Paolo II, apostolo della pace, innalza il tuo grido accorato insieme al nostro:
Basta odio, basta sangue versato, basti al mondo il male!

Ottienici un cuore nuovo, intrepido nel bene, perché finalmente fiorisca la pace e sia bandita per sempre la piaga del terrorismo.

Spiegazione della Preghiera

1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera

Questa preghiera a San Giovanni Paolo II nasce in un contesto segnato dalle ferite provocate dall’odio e dalla violenza terroristica, una piaga che affligge il mondo contemporaneo e interpella la coscienza cristiana su temi fondamentali: il rispetto della vita, la dignità inviolabile della persona umana, la responsabilità per la pace.
San Giovanni Paolo II stesso è stato testimone e vittima della violenza sia in gioventù (invasione nazista e regime comunista in Polonia) sia come papa (attentato del 1981). Sempre, però, ha testimoniato il valore della non violenza evangelica, rispondendo al male con il perdono, la preghiera, la promozione instancabile della pace e della riconciliazione tra i popoli. Questa preghiera si inserisce nella grande tradizione ecclesiale che invoca i santi come intercessori presso Dio, specialmente nei tempi di crisi e dolore collettivo.

A livello dottrinale, la richiesta di intercessione dei santi è radicata nel dogma della comunione dei santi (Catechismo della Chiesa Cattolica, 956-957), che esprime la solidarietà spirituale tra la Chiesa pellegrinante sulla terra e i santi glorificati in cielo. Il tema della conversione del cuore dei violenti richiama il cuore del messaggio evangelico: l’amore ai nemici (Mt 5,44) e la fiducia nella potenza trasfigurante della misericordia di Dio.

2. I destinatari a cui è rivolta e perché

La preghiera è diretta in primo luogo a San Giovanni Paolo II, riconosciuto come "apostolo della pace", esempio vivente di fede incrollabile davanti alle minacce dell’odio e del terrorismo. Si tratta di una preghiera di intercessione rivolta a un santo canonizzato dalla Chiesa, scelto proprio per la sua particolare storia di sofferenza, perdono e impegno in favore delle vittime della violenza.
L’appellativo “Santo Padre” sottolinea la vicinanza paterna che Giovanni Paolo II esercitava e tuttora esercita spiritualmente nei confronti dei fedeli. Dal momento che egli ha conosciuto “sulla sua stessa carne” la ferocia dell’odio, la sua preghiera presso Dio è ritenuta particolarmente efficace e solidale con chi oggi soffre per simili cause.

3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta

San Giovanni Paolo II viene pregato principalmente per:

  • Tutte le vittime del terrorismo sparse nel mondo: coloro che hanno subito direttamente la violenza e le famiglie “dilaniate dalla perdita”.
  • Le persone segnate dalla paura, dalla perdita dei propri cari, dallo sconforto e dal dolore causato da atti terroristici.
  • Le comunità e intere nazioni ferite dalla cultura dell’odio.

I bisogni spirituali che emergono dalla preghiera sono molteplici:

  • La consolazione per chi soffre e la trasformazione del loro dolore in semi di speranza e ricostruzione.
  • La pace interiore e sociale, il superamento della tentazione della vendetta e il cammino verso la riconciliazione.
  • La conversione dei cuori violenti e la fine della spiralità della violenza.

Da un punto di vista più concreto, si intercede anche per il sostegno delle famiglie toccate dalla tragedia, per la fine effettiva della violenza terroristica, per giustizia e pace tra i popoli.

4. Temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche

I temi teologici fondamentali di questa preghiera sono:

  1. Pace e riconciliazione: la richiesta della “pace vera”, che viene dal Signore (Gv 14,27: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”), e della riconciliazione tramite il difficile cammino del perdono (Mt 6,12: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”).
  2. Perdono e conversione dei cuori: si chiede per i "seminatori di terrore" il miracolo della conversione del cuore, in perfetta sintonia col comando evangelico di amare i nemici (Mt 5,44), che è stato centrale nell’insegnamento di San Giovanni Paolo II e dei santi. Sant’Agostino affermava:
    “Non c’è pace se non là dove la carità lega insieme le cuori”.
  3. La comunione dei santi e l’intercessione: la preghiera si fonda sulla fede che i santi, vivi in Cristo, intercedono per noi. Come dice il Catechismo:
    “Essi non cessano di intercedere per noi presso il Padre” (CCC 956).
  4. Speranza e ricostruzione: Il dolore delle vittime viene affidato alla potenza di Dio perché produca frutti di speranza, in linea con la visione cristiana della Redenzione: “Nella speranza noi siamo stati salvati” (Rm 8,24).

La preghiera abbraccia così tutta la dinamica della salvezza: riconoscimento del male, invocazione di aiuto, cammino di guarigione personale e collettivo, sguardo orientato al futuro nella fede.

5. Genere di preghiera e collocazione nella tradizione liturgica

Dal punto di vista del genere, la preghiera si configura principalmente come una preghiera di intercessione, con elementi di supplica, di lamento (grido dell’umanità ferita), e di invocazione per la pace.
A tratti vi è anche la dimensione della lode e del ringraziamento (per il dono della testimonianza di Giovanni Paolo II e per la speranza cristiana nella possibilità di una riconciliazione universale).

Nella tradizione liturgica, questo tipo di preghiera trova posto in vari contesti:

  • Celebrazioni per la pace (Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio, o analoghe ricorrenze civili ed ecclesiali).
  • Momenti di lutto nazionale o locale per attentati o stragi terroristiche.
  • Commemorazioni liturgiche di San Giovanni Paolo II (22 ottobre) o di altri santi “testimoni della non violenza”.

Una menzione particolare merita la sua possibile collocazione durante le preghiere dei fedeli nella Santa Messa, dove si può inserire una specifica intenzione per le vittime della violenza e la conversione dei cuori.

6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale, comunitaria e nei tempi forti dell’anno

Uso personale:
Si può recitare questa preghiera personalmente in momenti di apprensione per fatti di cronaca, o per sostenere spiritualmente amici e conoscenti colpiti dalla violenza. Può aiutare ad affidare la propria angoscia alla misericordia di Dio, coltivando non solo la richiesta di sicurezza, ma anche il perdono e la speranza. Utile in momenti di meditazione silenziosa, magari davanti a un’immagine di San Giovanni Paolo II o in una cappella.

Uso comunitario:
Nel contesto parrocchiale o associativo, la preghiera può essere inserita in momenti di veglie per la pace, iniziative ecumeniche, incontri di catechesi su pace e perdono, oppure durante l’adorazione eucaristica. Particolarmente indicata nei giorni immediatamente successivi a gravi attentati terroristici, oppure il 22 ottobre, festa liturgica di San Giovanni Paolo II.
Si consiglia di adattare la preghiera come orazione conclusiva di una via crucis o di un Rosario pregato per la pace.

Tempi liturgici appropriati:

  • Avvento e Quaresima: stagione di conversione e di attesa della pace messianica.
  • Pasqua: tempo che celebra la vittoria della vita sulla morte e dell’amore sull’odio.
  • Tutte le occasioni di memoria di eventi tragici legati al terrorismo (anniversari, giornate mondiali, ecc.).

In ogni caso, il suo uso può essere arricchito dalla lettura di brani evangelici sulla pace (Matteo 5,1-12; Giovanni 14,27) o dalle parole che San Giovanni Paolo II stesso pronunciò dopo gli attentati dell’11 settembre 2001:

“In nome di Dio, ciascuno si impegni a difendere e a promuovere la pace. Il terrorismo è un male tragico, nessuna religione può giustificarlo.”
— Omelia a Castelgandolfo, 12 settembre 2001

Infine, può essere recitata anche come preghiera di riparazione e offerta, unita alla sofferenza redentrice di Cristo, per ottenere dal Signore il miracolo della vera pace tra i popoli.

Commenti

I commenti saranno disponibili a breve.