Preghiera al Santo Patrono San Fortunato di Todi per la Protezione di Todi

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O glorioso San Fortunato,
patrono e custode della nostra amata Todi,
volgi il tuo sguardo misericordioso sopra le nostre case, le piazze, le colline.
Con cuore fiducioso ti invochiamo: proteggi questa città dagli affanni, dalle sciagure e da ogni male.
Illumina con la tua saggezza le menti degli uomini, rafforza i cuori nella speranza, donaci pace e serenità nelle difficoltà.
Sii scudo contro le tempeste e guida nei momenti incerti, tu che sempre intercedi per il tuo popolo.
Fa’ che l’amore e la fratellanza regnino tra noi, e che la tua presenza vegli su Todi oggi e sempre.
Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Contesto spirituale e dottrinale della preghiera a San Fortunato
La preghiera a San Fortunato, patrono di Todi, si inserisce nella millenaria tradizione cristiana di venerazione dei santi come amici e intercessori presso Dio. Nel contesto cattolico, i santi sono “modelli di vita cristiana” (cfr. Lumen Gentium, 50) e intercessori capaci di pregare per noi e insieme a noi.
Questa preghiera manifesta forte radicamento locale, poiché San Fortunato è una figura strettamente legata alla storia e all'identità religiosa della città di Todi. Vescovo e martire tra il IV e il V secolo, la sua santità è segno di protezione e benevolenza per la comunità cittadina. Contestualmente, la preghiera testimonia la dottrina cattolica sull’intercessione: nessun santo agisce separatamente da Cristo, “unico Mediatore” (1 Timoteo 2,5), ma partecipa della sua carità.
La richiesta che San Fortunato “protegga la città”, “illumini le menti” e “sia scudo contro le tempeste” riflette una fiducia ecclesiale nella comunione dei santi: una solidarietà spirituale che travalica i secoli e i confini terreni (Lumen Gentium 49). La preghiera è quindi espressione della fede in una Chiesa che vive nella storia, si radica in un luogo concreto e si apre, per mezzo dei suoi santi, al mistero di Dio.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
Questa preghiera è rivolta direttamente a San Fortunato, quale patrono e custode della città di Todi. Il destinatario immediato non è Dio Padre o Gesù Cristo, bensì il santo, chiamato ad assumere il ruolo di intercessore presso Dio stesso. Si tratta di una tipologia classica nella pietà popolare: affidarsi a un santo considerato “vicino” sia per storia sia per esperienza umana e spirituale.
La ragione di questa scelta risiede sia nella relazione storica tra San Fortunato e Todi (la cattedrale a lui intitolata, le reliquie custodite in città, le tradizioni religiose e civili), sia in una spiritualità di prossimità: invocare il patrono significa chiedere allo “specialista” celeste di vegliare, ascoltare, portare a Dio le preghiere della sua comunità. In particolare, la formula “volgi il tuo sguardo misericordioso sopra le nostre case, le piazze, le colline” sottolinea l’inclusione di tutta la realtà cittadina, fisica e sociale, nella supplica al santo.
Destinatario è dunque San Fortunato, ma nel presupposto teologico che egli riporta le invocazioni a Dio. I santi, infatti, sono “amici e familiari di Dio”, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC, 956), e svolgono la funzione di “ponte” tra l’umano e il divino.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
I beneficiari principali della preghiera sono gli abitanti di Todi: singole persone, famiglie, la comunità civile e religiosa, le istituzioni e il territorio stesso. Le richieste espresse sono sia spirituali che materiali/fisiche.
- Protezione dalle sciagure e da ogni male: una richiesta di sicurezza fisica e morale, che si rifà alle antiche invocazioni dell’Oriente cristiano (“…liberaci da ogni male, passato, presente e futuro”).
- Illuminazione e rafforzamento delle virtù: “illuminare le menti”, “rafforzare i cuori”, “donarci pace e serenità”: bisogni spirituali profondi, che fanno eco a testi biblici come “Il Signore è mia luce e mia salvezza” (Salmo 27).
- Scudo contro le tempeste, guida nei momenti incerti: qui si invoca la protezione contro le calamità naturali (allusioni meteorologiche) ma anche morali e sociali, in analogia con la tradizione dei santi patroni come protettori dai flagelli.
- Amore e fratellanza: la supplica alla comunione, alla pace sociale, a una cittadinanza solidale e costruttiva, in linea con l’etica evangelica e con la dottrina sociale della Chiesa.
Dunque i bisogni affrontati sono molteplici: benessere materiale e sociale, sicurezza, pace, consolazione nelle difficoltà, crescita nelle virtù cristiane, coesione della comunità. L’intercessione del santo viene richiesta a beneficio di tutti, indipendentemente dalla condizione materiale o spirituale individuale.
4. Temi teologici principali con citazioni bibliche o patristiche
La preghiera a San Fortunato sviluppa diversi temi teologici di rilievo:
-
La comunione dei santi: “tu che sempre intercedi per il tuo popolo” richiama la fede nella solidarietà tra Chiesa terrestre e Chiesa celeste (Lumen Gentium 49).
“Siccome quelli che sono in cielo si identificano con Cristo più perfettamente di quanto non lo siano i viventi sulla terra, la loro intercessione è più efficace.” (San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae III, 25, 6)
- La richiesta di pace e protezione: “donaci pace e serenità”, “proteggi la città”, “scudo contro le tempeste”; richiami biblici in Salmo 121: “Il Signore ti proteggerà da ogni male: egli proteggerà la tua vita”.
- La fraternità cristiana: “che amore e fratellanza regnino tra noi”, valore fondativo del Vangelo (Giovanni 13, 34-35: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”).
- Paternità spirituale del santo: Il santo patrono è visto come protettore e guida della città: “Patrono e custode…”, tradizione antichissima fin dalla città di Antiochia e da Ambrogio a Milano.
- La provvidenza di Dio attraverso i santi: Il santo agisce come testimone della benevolenza divina (CCC, 956: “La preoccupazione ardente dei beati… non smette di essere efficace…”).
La supplica fa dunque risuonare la Scrittura e la tradizione patristica/proveniente dal culto dei santi, inserendosi a pieno titolo nella spiritualità ecclesiale.
5. Genere di preghiera e collocazione nella tradizione liturgica
La preghiera si configura principalmente come preghiera di intercessione, nella quale si chiede esplicitamente al santo patrono di “proteggere”, “illuminare”, “rafforzare”, “donare pace”, “fare scudo”, “guidare”, “far regnare l’amore e la fratellanza”. Il tono è fiducioso ma supplice, tipico delle orazioni proprie delle litanie dei santi e delle preghiere ai patroni.
Al tempo stesso sono presenti elementi di lode e confidenza (“glorioso San Fortunato”, “cuore fiducioso”), ma manca il registro della penitenza o del rendimento di grazie propriamente detto.
Nella tradizione liturgica, simili preghiere vengono pronunciate:
- Durante la festa patronale (14 ottobre per San Fortunato), spesso dopo la processione o alla fine della Messa solenne.
- In occasioni di calamità, per chiedere protezione; davanti alle reliquie del santo; all’inizio o conclusione di incontri civici/religiosi rilevanti.
- Talvolta inserite nelle litanie dei santi (specialmente in contesti locali) o come orazione conclusiva della celebrazione eucaristica o della Liturgia delle Ore.
6. Indicazioni pratiche: uso personale, comunitario e tempi liturgici
Questa preghiera può essere utilizzata in diversi contesti:
- Preghiera personale: come atto di affidamento quotidiano, soprattutto per chi vive a Todi o conserva una particolare devozione per San Fortunato.
- Preghiera familiare: recitata insieme in famiglia nelle difficoltà, nei momenti di preoccupazione collettiva (calamità naturali, insicurezza sociale, epidemie).
- Preghiera comunitaria: efficace come invocazione nelle assemblee parrocchiali, nelle processioni, in Consigli comunali ad apertura di particolari eventi o ricorrenze cittadine.
- Festa patronale: deve avere un posto centrale nella liturgia e nelle manifestazioni civili e religiose il 14 ottobre.
- Tempi di crisi: può essere proposta dall’autorità religiosa come supplica straordinaria durante guerre, calamità, pestilenze, siccità, ecc.
Per la preghiera personale o comunitaria, si può inserire alla fine del Rosario, dopo la liturgia della Parola, come breve supplica dopo il canto o prima della benedizione. Può essere stampata e tenuta presente negli oratori, nelle case, nei negozi, nelle sedi istituzionali, come segno di protezione patronale.
Il tempo dell’anno liturgico più adatto resta la festa di San Fortunato (14 ottobre) e, più in generale, tutti i momenti di particolare bisogno per la comunità di Todi, ma nulla vieta un uso più frequente come espressione della pietà popolare.
In sintesi: questa orazione rappresenta una modalità concreta e potente per rinsaldare il legame spirituale tra la comunità e il proprio santo patrono, favorendo fiducia nella protezione celeste e nell’aiuto reciproco, in comunione con tutta la Chiesa.
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