Preghiera a Gesù Cristo per la Libertà dei Delfini

Destinatari:  Gesù Cristo
Beneficiari:  Delfini
Tipologie:  Supplica
Preghiera a Gesù Cristo per la Libertà dei Delfini
Ascolta la Preghiera

O Gesù Cristo, Signore della vita e della libertà, ascolta la nostra supplica per i tuoi meravigliosi delfini.

Tu che ci hai resi liberi con la tua grazia e la tua misericordia, guarda con amore queste creature che nei mari danzano, segno dell'armonia creata. Tu, che sei mediatore di guarigione per ogni creatura sofferente, stendi la tua mano unta di compassione su di loro, affinché siano protetti da ogni male.

Guarisci, Signore, le loro ferite invisibili, lenisci il dolore che l'uomo infligge imprigionandoli per svago e profitto. Unisci la loro sofferenza alla tua, così che siano rigenerati nel rispetto e nella dignità che meritano.

Affidiamo a te, Gesù, questi simboli di libertà e intelligenza. Donaci il coraggio di essere loro voce, perché chiudano per sempre le porte delle prigioni e gli oceani restino la loro unica, vera casa.

Fa’ che noi uomini impariamo a custodire la bellezza e la vita, riconoscendo in essi il riflesso della tua bontà. Concedi la tua unzione di guarigione a tutti i delfini sofferenti e rinnova nei cuori la compassione e il rispetto per la tua creazione.

A te, Gesù, Amico degli umili e dei piccoli, eleviamo la nostra umile preghiera. Ascoltaci, o Signore, e dona pace agli oceani e ai loro figli più gioiosi.

Spiegazione della Preghiera

1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera

La preghiera “O Gesù Cristo, Signore della vita e della libertà, ascolta la nostra supplica per i tuoi meravigliosi delfini” si colloca in un contesto spirituale profondamente radicato nella visione cristiana della creazione, nella teologia della redenzione universale e nella chiamata dell’essere umano alla custodia del creato. Fin dagli inizi, la fede cristiana insegna che Dio ha creato ogni cosa con sapienza (cfr. Genesi 1:20-23, ove vengono menzionati “i grandi mostri marini” e tutte le forme di vita acquatica), e che queste creature non appartengono solo all’uomo ma a Dio stesso. Cristo, al centro della fede, è riconosciuto non solo come redentore degli uomini ma come Colui nel quale e per il quale tutto è stato creato (Col 1,16).

La visione dottrinale sottesa a questa preghiera si ispira al rispetto della dignità di tutte le creature, descritte come “segno dell’armonia creata”, richiamando la tradizione della custodia del creato promossa anche nell’attuale Magistero della Chiesa, in particolare nell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco: “Ciascuna creatura ha un suo valore e significato, e l’essere umano, anche nel rispetto di sé stesso, è chiamato a vegliare su tutte le realtà create” (LS 118).

Nella tradizione spirituale cristiana, la preghiera per gli animali e la natura affonda le radici nei grandi santi come Francesco d’Assisi, che vedevano in tutte le creature un riflesso della bontà di Dio, e nei Padri della Chiesa – ad esempio, Gregorio di Nissa affermava:

“L’uomo è pastore della creazione, chiamato a promuovere e conservare la vita, non a distruggerla.”

2. I destinatari a cui è rivolta e perché

La preghiera è rivolta direttamente a Gesù Cristo, riconosciuto come Signore della vita e della libertà. Questa scelta non è casuale: Gesù è venerato come mediatore tra Dio e il creato, come colui che non solo porta salvezza all’umanità ma, nel mistero della sua Incarnazione e Risurrezione, ristabilisce tutte le cose (Ef 1,10).

L’invocazione personale a Gesù, “ascolta la nostra supplica”, sottolinea una relazione di fede viva, in cui il credente può avvicinarsi con fiducia a Colui che ha condiviso la sofferenza e che comprende e accoglie la preghiera di chi vuole difendere la libertà e la dignità di tutte le creature.

Gesù è invocato anche come colui che guarisce – “Tu, che sei mediatore di guarigione per ogni creatura sofferente” – e come amico degli umili e dei piccoli. Questo pone l’accento sulla preferenza evangelica per ciò che è semplice, indifeso, bisognoso di cura, secondo il celebre logion:

“Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).

3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta

Oggetto principale dell’intercessione sono i delfini, definiti “simboli di libertà e intelligenza”, creature marine spesso vittime dell’attività umana. La preghiera chiede esplicitamente protezione, guarigione e rispetto per queste creature, anticipando alcune problematiche concrete:

  • Sofferenza causata dall’uomo: L’enfasi è posta sulle “ferite invisibili” e sul “dolore che l’uomo infligge imprigionandoli per svago e profitto”, un riferimento diretto alla cattura, al maltrattamento e alle condizioni spesso dolorose in cui vengono mantenuti per spettacoli o attività commerciali.
  • Bisogno di guarigione: Si chiede al Signore di stendere la sua mano unta di compassione sui delfini sofferenti, mostrando come la sofferenza animale sia una realtà che tocca la compassione divina. Il richiamo all’“unzione di guarigione” simboleggia la richiesta di intervento terapeutico e rigenerativo.
  • Perenne dignità dei delfini: La preghiera domanda che la sofferenza dei delfini sia “rigenerata nel rispetto e nella dignità che meritano”, invocando una restituzione dell’ordine voluto da Dio.
  • Educazione umana alla custodia: Si riconosce il bisogno di una conversione dei cuori umani, perché custodiscano “la bellezza e la vita”, superando l’indifferenza e l’abuso nei confronti del creato.

I beneficiari secondari sono quindi gli esseri umani stessi, destinatari di un invito alla compassione e alla responsabilità.

4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche

La preghiera contiene numerosi spunti teologici centrali:

  • La Signoria di Cristo sulla creazione: Gesù è invocato come “Signore della vita e della libertà”, eco di Col 1,16-17: “In lui furono create tutte le cose, nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili... tutto per mezzo di lui e in vista di lui”.
  • La dignità del creato: Il riferimento ai delfini come “segno dell’armonia creata” richiama il Cantico delle Creature di san Francesco d’Assisi e il principio che ogni creatura riflette la bontà di Dio (cfr. Gen 1,25: “E Dio vide che era cosa buona”).
  • Compassione per la sofferenza: La partecipazione delle sofferenze delle creature a quella di Cristo (“Unisci la loro sofferenza alla tua”) esprime il mistero pasquale, in cui ogni sofferenza può trovare senso e redenzione (Rm 8,22: “Sappiamo infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto”).
  • Chiamata alla conversione ecologica: “Donaci il coraggio di essere loro voce” e “fa’ che noi uomini impariamo a custodire” richiamano il bisogno di un’ecologia integrale e di una giustizia verso i più deboli.

Patristicamente, sant’Ireneo insegna che “La gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo è la visione di Dio”, suggerendo che la custodia della vita umana è inseparabile da quella del creato.

Il tema della compassione, chiave nella preghiera, è largamente attestato anche in sant’Antonio abate, che era descritto come protettore degli animali, e nella già citata esperienza francescana.

5. Il genere di preghiera e la sua collocazione liturgica

Questa preghiera è un’esplicita orazione d’intercessione, rivolta a Cristo a favore di creature non umane e, indirettamente, a beneficio della conversione dell’uomo. Sono riconoscibili anche onde di ringraziamento (per la grazia e la libertà donata) e accenni di lode (per l’armonia del creato).

Nella tradizione liturgica, preghiere di intercessione per gli animali trovano spazio in occasioni particolari:

  • Benedizioni degli animali, soprattutto nella memoria di san Francesco d’Assisi (4 ottobre) e di sant’Antonio abate (17 gennaio).
  • Celebrazioni per la Giornata mondiale di preghiera per il creato (1 settembre, come indicato da Papa Francesco e dal Patriarcato Ecumenico).
  • Liturgie specifiche legate ad “intenzioni per la pace nel creato” o celebrazioni ecumeniche per la cura dell’ambiente.

La struttura tipica di questa preghiera la rende comunque adatta a un uso personale e comunitario, come intercessione all’interno delle orazioni dei fedeli nella Messa o nella Liturgia delle Ore.

6. Indicazioni pratiche: come usarla nella preghiera personale, comunitaria e nella liturgia

  1. Nella preghiera personale: Può essere recitata come meditazione quotidiana, soprattutto da chi opera nella tutela degli animali o sente un particolare legame spirituale con la natura. Può costituire il culmine di un tempo di ascolto e contemplazione delle bellezze del creato, associando una preghiera di petizione e di ringraziamento.
  2. Nelle celebrazioni comunitarie: Appropriata durante le benedizioni degli animali, le giornate dedicate alla custodia del creato, oppure nella “preghiera dei fedeli” durante la Messa nelle ricorrenze francescane o in momenti di emergenza dovuta a minacce ambientali. Può essere integrata anche in veglie di preghiera ecumenica sulla salvaguardia dell’ambiente.
  3. Nel calendario liturgico: È particolarmente indicata nel Tempo del Creato (1 settembre – 4 ottobre), nelle feste di santi protettori degli animali, oppure in risposta a catastrofi ambientali che danneggiano la vita marina.
  4. Nelle pratiche formative: Può essere usata in incontri giovanili, catechesi e momenti formativi per educare alla custodia del creato attraverso la spiritualità e la preghiera.

A livello pratico, si consiglia di accompagnare la recita della preghiera a gesti concreti di impegno per la tutela del mare e degli animali, e a momenti di silenzio contemplativo sulla bellezza e sulla sofferenza del creato.

In sintesi, questa preghiera rappresenta una moderna espressione di spiritualità cristiana integrale, capace di unire teologia, compassione e impegno nella custodia del dono di Dio, proiettando la cura verso tutte le creature come segno visibile del regno di Dio già operante nel mondo.

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