Invocazione al Beato Giovanni Liccio per un ambiente di lavoro sano tra i Colleghi

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Beato Giovanni Liccio, predicatore di pace e costruttore di concordia, ascolta la nostra voce.
Noi, colleghi affiatati, ci rivolgiamo a te con umiltà, desiderando un ambiente di lavoro sano, dove possano regnare collaborazione, rispetto e serenità.
Tu, che in vita fosti esempio vivente di armonia e fratellanza, intercedi per noi affinché possiamo superare ogni invidia, pettegolezzo e conflitto che possono turbare la nostra quotidianità professionale.
Illumina i nostri cuori, perché sappiamo riconoscere il valore di ciascuno e affrontare insieme le sfide, costruendo relazioni fondate sulla fiducia e sul sostegno reciproco.
Fa’ che la nostra squadra sia esempio di rispetto, di accoglienza e di unità, e che ogni parola e gesto contribuisca a promuovere la pace e il bene comune.
Beato Giovanni Liccio, accompagna le nostre giornate e ottienici dal Signore la forza di amare e costruire ponti, affinché il nostro posto di lavoro sia sempre riflesso di armonia e di gioia condivisa.
Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Questa preghiera è rivolta al Beato Giovanni Liccio, figura di rilievo nella spiritualità domenicana e santa tradizione siciliana. Nato nel XV secolo e noto per la sua predicazione, Giovanni Liccio è stato proclamato beato per la sua straordinaria capacità di promuovere la pace, sanare divisioni e costruire concordia all’interno delle comunità. La sua vita, segnata dal servizio agli ultimi, dall’umiltà e da un’instancabile opera di riconciliazione, offre un modello concreto di santità radicata nella quotidianità.
Dal punto di vista dottrinale, la preghiera si radica nella teologia della comunione, in particolare nell’idea che la grazia può permeare non solo l’ambito personale, ma anche comunitario, sociale e professionale. Riflette inoltre la dottrina dell’intercessione dei santi, secondo cui i fedeli possono invocare il patrocinio celeste per ottenere, per divina mediazione, grazie spirituali e materiali. La richiesta di pace e armonia si collega profondamente al messaggio evangelico, testimoniando come la santità sia chiamata a trasfigurare persino la vita lavorativa e relazionale, rendendola segno concreto della Trinità e del Corpo di Cristo (cfr. 1Cor 12,12-27).
In sintonia con il magistero, la preghiera promuove la dignità della persona, la valorizzazione delle relazioni e il primato della carità, elementi cardine della dottrina sociale della Chiesa.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è rivolta specificamente a gruppi di colleghi affiatati: persone che condividono un ambiente lavorativo, desiderose di vivere e custodire un clima di collaborazione, rispetto reciproco e serena convivenza sul posto di lavoro. I destinatari immediati non sono dunque singoli devoti, ma una comunità professionale che si riconosce bisognosa di sostegno spirituale per preservare la concordia e superare le tensioni che sovente la vita lavorativa comporta.
Ciò rispecchia una sensibilità moderna, in cui il lavoro viene inteso non solo come dovere materiale, ma anche come luogo di relazione e crescita umana. I gruppi di colleghi, spesso eterogenei per carattere, storia e cultura, possono incorrere in dinamiche conflittuali: la preghiera si offre come strumento di unità e veicolo di riconciliazione. La scelta di un beato noto per le sue doti di pace, oltre a radicare il gesto in una solida tradizione spirituale, invita a seguire esempi concreti di fraternità e promozione del bene comune.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
Il primo beneficiario è il gruppo di colleghi stesso, per il quale si chiede armonia, coesione e superamento di eventuali difficoltà, come invidie, pettegolezzi, conflitti, incomprensioni. La preghiera intercetta quindi sia i bisogni spirituali—come il dono della pace interiore, della pazienza, della sincerità e della capacità di valorizzarsi a vicenda—sia quelli relazionali e psicologici, come la serenità di lavorare in un ambiente sano e il superamento delle logiche divisive.
Oltre ai trapassi del cuore—difficoltà a perdonare, rivalità, mormorazioni—si offrono all’intercessione anche bisogni concreti: la buona riuscita del lavoro, la capacità di affrontare le sfide insieme, la crescita della fiducia reciproca e del sostegno. Per estensione, la preghiera chiama in causa anche i destinatari ultimi del lavoro svolto (“il bene comune”) e la testimonianza di una comunità capace di diventare esempio di rispetto e accoglienza.
4. I temi teologici principali e citazioni pertinenti
Questa preghiera richiama alcuni nuclei teologici centrali:
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La pace come dono e compito: Il termine pace ricorre più volte, rimandando alla tradizione biblica secondo cui la pace (shalom) è benedizione e frutto della giustizia (cf. Is 32,17: «Effetto della giustizia sarà la pace...»). Gesù stesso nel discorso della montagna proclama:
«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.» (Mt 5,9)
Giovanni Liccio, come operatore di pace, incarna questa beatitudine. -
La comunione tra le persone: Il motivo dell’unità e della collaborazione richiama il discorso paolino sulla Chiesa come corpo in cui ogni membro è prezioso (1Cor 12,12-27).
«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.» (1Cor 12,26)
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La lotta alle divisioni e la virtù della carità: La preghiera invoca la grazia di superare nemicizie (“invidia, pettegolezzo, conflitto”), invitando a una continua conversione del cuore, come raccomandava S. Agostino:
«Dove regna la carità fraterna, nessuna discordia può resistere» — (Serm. 350A,3)
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La santità nella vita ordinaria: Si afferma implicitamente che la ricerca della santità non è riservata a contesti straordinari, ma è chiamata a trasfigurare anche le attività più quotidiane, come suggerisce il Concilio Vaticano II:
«Non esiste vera divisione tra la vita spirituale e l’impegno temporale» (LG 31).
5. Genere di preghiera e collocazione liturgica
Dal punto di vista formale, questa è una preghiera di intercessione: ci si rivolge al Beato Giovanni Liccio—mediatore e modello—perché interceda presso Dio in favore di una particolare comunità. Ma vi si affiancano anche tonalità di lode (riconoscimento delle virtù del beato), di supplica (richiesta di aiuto concreto), e una sottile sfumatura di ringraziamento (per la possibilità di lavorare insieme e per la reciproca presenza).
Nella tradizione liturgica, una simile preghiera trova la sua naturale collocazione nelle celebrazioni in onore del beato (es. memoria liturgica), nei momenti di ritiro spirituale comunitario, o durante occasioni in cui gruppi di lavoro cristiani desiderano consacrare il proprio servizio al Signore. Sebbene non sia prescritta eucaristicamente, può essere inserita nei momenti di preghiera spontanea, nell’Ufficio delle letture o in liturgie della parola, soprattutto nella memoria dei santi operatori di pace.
6. Indicazioni pratiche: uso personale e comunitario; tempi dell’anno liturgico
Nella preghiera personale, il testo può essere recitato all’inizio della giornata lavorativa o in preparazione a momenti delicati che richiedono unità e spirito di collaborazione. Da solo o in coppia con la lettura del Vangelo, favorisce la meditazione sulle proprie relazioni lavorative e spinge a una revisione di vita orientata alla riconciliazione.
In ambito comunitario, la preghiera può essere introdotta all’inizio o al termine di riunioni di lavoro, assemblee di gruppo parrocchiali, incontri di cooperative, equipe, o gruppi professionali cristianamente ispirati. Può servire da “iono” per momenti di tensione o per celebrare conquiste comuni e anniversari lavorativi, fungendo da collante spirituale dell’équipe.
Anche nei tempi dell’anno liturgico, la preghiera trova un senso particolare:
- Nel Tempo di Pasqua, per chiedere la pace del Risorto all’interno della comunità lavorativa.
- Durante la Settimana dell’unità dei cristiani, come segno di comunione universale.
- Nella memoria di santi come Francesco d’Assisi, Domenico oppure durante la memoria del Beato Giovanni Liccio (14 novembre), quando si desidera mettere sotto la loro protezione il lavoro e le relazioni.
Un suggerimento pratico: collocare la preghiera in un luogo visibile (bacheca, sala riunioni) o inserirla in un “libretto di preghiere” usato a rotazione all’inizio degli incontri, affinché diventi patrimonio condiviso e strumento visibile di un impegno evangelico concreto.
A livello personale, può sostenere chi vive conflitti sul lavoro, aiutando a trasformare la fatica quotidiana in occasione di crescita nella carità e nella vera fraternità cristiana.
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