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Preghiere su Rettitudine
Rettitudine significa vivere secondo principi morali e giustizia, allineando le proprie azioni alla volontà di Dio. Pregare per la rettitudine è fondamentale per crescere spiritualmente, poiché aiuta a chiedere guida, forza e saggezza per compiere scelte giuste e resistere alle tentazioni. La rettitudine dona pace interiore e rafforza il rapporto con Dio e il prossimo, testimoniando così la luce della fede nella vita quotidiana.
Preghiere trovate: 1

Preghiera Liturgica a Cristo Re per Governanti Giusti
O Cristo Re, guida dei popoli e sovrano del tempo e della storia,
affidiamo a Te tutti i capi di Stato, i politici e i governatori delle nazioni.
Colma i loro cuori con il Tuo Spirito di giustizia, affinché ogni loro decisione sia segno della Tua rettitudine e della Tua verità.
Illumina le loro menti, perché non cerchino il proprio interesse, ma il bene autentico dei popoli affidati alla loro responsabilità.
Fa’ che riconoscano nella Tua signoria il modello dell’autentico servizio,
e che la loro opera si ispiri sempre al Regno di Dio, dove trionfano la pace, la giustizia e la carità.
Donaci governanti che camminino nella luce del Vangelo, capaci di promuovere la dignità umana e la fraternità tra i popoli.
Così, nella fedeltà al Tuo insegnamento, guidino con giustizia e promuovano la vera vita, perché tutte le nazioni riconoscano la Tua sovranità d’amore
e si compia il disegno di salvezza nel mondo.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.
Il Tema di Preghiera: Rettitudine
La rettitudine è un tema centrale nell’esperienza spirituale cristiana. Intesa come l’adesione sincera alla volontà di Dio, la rettitudine rappresenta sia una condizione interiore che una prassi concreta di vita. Questo articolo esplora la profondità e l’attualità spirituale del tema attraverso i secoli, offrendo strumenti di riflessione, pratica e preghiera per il credente contemporaneo.
1. Definizione e radici bibliche della rettitudine
Dal punto di vista etimologico, il termine rettitudine deriva dal latino rectitudo, cioè “essere diritto”, “correttezza”, “onestà”. Nella Sacra Scrittura, tale virtù assume sfumature ricchissime, spesso tradotta nelle Bibbie come “giustizia”, “integrità” o “santità”. Nella lingua ebraica, il termine chiave è tsedaqah, che designa non solo il rispetto della legge ma anche una relazione autentica con Dio e con il prossimo.
Nel Vecchio Testamento, la rettitudine è uno degli attributi essenziali di Dio stesso: “Perché il Signore è giusto, ama la giustizia; gli uomini retti contempleranno il suo volto” (Salmo 11,7). All’uomo è chiesto di camminare “in rettitudine di cuore” (1 Re 3,6) e di ricercarla come via di benevolenza e di pace.
Nel Nuovo Testamento, Gesù porta la rettitudine a compimento attraverso la testimonianza della propria vita; nel Discorso della Montagna afferma: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Matteo 5,6). L’apostolo Paolo sottolinea che la rettitudine autentica non deriva dai nostri meriti, ma è “dono di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo” (cfr. Romani 3,21-24).
2. Sviluppo storico-dottrinale nella tradizione cristiana
Nella storia della Chiesa, la riflessione sulla rettitudine si intreccia con i grandi temi della morale e della santità. I Padri della Chiesa, come Agostino e Giovanni Crisostomo, parlarono spesso della necessità di coniugare rettitudine e carità: non c’è vera giustizia senza amore.
Nel Medioevo, Tommaso d’Aquino identifica la rettitudine come una delle qualità della legge naturale, integrandola con la virtù cardinale della giustizia. Per lui essere retti non è solo conformarsi a una norma esteriore, ma avere un cuore orientato alla volontà di Dio e al bene dell’altro.
La Riforma protestante ha attribuito particolare rilevanza alla rettitudine data per grazia: Martin Lutero insegnava che il giusto vive “per fede”, e che la rettitudine che salva è quella ricevuta in Cristo, non quella frutto delle opere osservate legalisticamente.
Il Concilio di Trento (XVI secolo), in risposta, ha ribadito la necessaria collaborazione tra la grazia e l’impegno umano: il credente giustificato è chiamato a vivere in rettitudine attraverso le opere e l’obbedienza dell’amore.
3. Implicazioni spirituali e morali per il credente
Il cammino della rettitudine interpella il cuore della persona. Essa non è solo rispetto di regole esteriori, ma crescita nella coerenza e nella trasparenza interiore. Essere retti significa rifiutare compromessi con il male, pur nelle fragilità umane, e scegliere il bene anche quando è arduo o impopolare.
Dal punto di vista spirituale, la rettitudine è segno di una vita radicata nella fede, aperta alla grazia, desiderosa di imitare Cristo. Essa si esprime concretamente nella giustizia sociale, nella correttezza dei pensieri e delle parole, nella fedeltà agli impegni assunti, nella misericordia verso il prossimo.
“Chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono fatte in Dio” (Giovanni 3,21).
La rettitudine è dunque bussola morale: aiuta a discernere e scegliere secondo la legge dell’amore divino. È principio di unità interiore, fonte di pace con se stessi, con gli altri, con Dio. Eppure, non è mai possesso umano: occorre invocarla, desiderarla, ringraziare Dio per i suoi doni.
4. Risonanze liturgiche e devozionali del tema
Il tema della rettitudine risuona frequentemente nella liturgia cristiana. I salmi sono ricchi di invocazioni per un cuore “retto e puro” (Salmo 51,12). Nella liturgia eucaristica, il prefazio spesso menziona i “giusti”, celebrando coloro che in ogni tempo hanno cercato di vivere in rettitudine.
Le beatitudini, proclamate durante l’anno liturgico, invitano i credenti alla “sete di giustizia” e benedicono chi soffre per la rettitudine (Matteo 5,10). Nelle preghiere dei santi e nei testi devozionali, si invoca spesso la rettitudine come virtù da chiedere e custodire nel cuore, fondamento della vita cristiana autentica.
Le confessioni di fede, la preghiera penitenziale e le litanie dei santi sono altre occasioni in cui si rinnova la coscienza dell’importanza della rettitudine e si chiede il dono della coerenza luminosa tra fede professata e vita vissuta.
5. Iconografia e simboli della rettitudine
Nell’arte cristiana, la rettitudine viene spesso rappresentata come una figura femminile nobile, che regge una bilancia (simbolo del giusto equilibrio), o una spada (segno di fermezza e discernimento). In alcune raffigurazioni, la rettitudine indossa una veste bianca, emblema della purezza d’intenti e della trasparenza del cuore.
Altri simboli iconografici includono la stella, che guida lungo il cammino della vita; la luce, che dissipa le tenebre e orienta verso la verità; la via diritta tracciata in mezzo a sentieri tortuosi, evocazione del Salmo: “Fa’ che io cammini nella via della rettitudine” (Salmo 27,11).
Nei mosaici e nelle vetrate delle cattedrali, talvolta la rettitudine appare insieme ad altre virtù, come la fede e la carità, quasi a sottolineare che solo nell’insieme delle virtù cristiane essa fiorisce pienamente.
6. Proposte pratiche per meditare e pregare sulla rettitudine
La rettitudine non è frutto di uno sforzo isolato, ma richiede discernimento, umiltà e ascolto dello Spirito Santo. Alcuni strumenti pratici per interiorizzare e pregare questa virtù sono:
- Lettura meditata delle Scritture: Dedica del tempo a leggere e meditare testi come il Salmo 25 (“Guidami nella tua verità e ammaestrami”) o Matteo 5,6. Lascia che la Parola interroghi e purifichi il cuore.
- Esame di coscienza quotidiano: Alla fine della giornata, domanda a te stesso: ho agito con rettitudine? Dove ho ceduto al compromesso? Quali passi posso fare domani per essere più coerente con il Vangelo?
- Preghiera di domanda: Chiedi frequentemente il dono della rettitudine. Una formula semplice: “Signore, dammi un cuore retto, saldo nella verità, umile nella carità, coraggioso nel bene.”
- Testimonianza concreta: Impegnati, nel piccolo e nel grande, a scegliere la verità anche quando è faticosa. Sii onesto, fedele, trasparente nelle relazioni; sostieni i deboli, difendi i diritti di chi non ha voce.
- Partecipazione alla liturgia: Vivi l’Eucaristia come scuola di rettitudine: nell’ascolto della Parola e nella comunione con Cristo, lasciati trasformare per essere sale e luce nel mondo.
- Affidamento ai santi: Prendi come modello un santo noto per la rettitudine, come Tommaso Moro, e invoca la sua intercessione per saper camminare nella giustizia.
Conclusione
La rettitudine è insieme dono e compito. Essa nasce dall’accoglienza umile della grazia e si esprime in una vita autenticamente orientata al bene. Pregare per la rettitudine, meditare sulla sua bellezza e impegnarsi quotidianamente a perseguirla sono vie sicure per crescere nella santità e rendere la fede un’esperienza luminosa e trasformante. In ogni tempo, la rettitudine resta uno degli splendori più puri della testimonianza cristiana.