Lamento a Dio per la ribellione spirituale degli Adolescenti in crisi

Ascolta la Preghiera
Dio Onnipotente, Padre che osserva nel segreto, ascolta il grido del mio cuore inquieto.
Mi sento perso tra mille domande che non trovano risposta, e la mia anima si ribella contro ciò che non comprendo.
Le certezze vacillano, le convinzioni si sgretolano, e mi sembra di camminare in un deserto senza fine.
Perché sembra che tu sia lontano, e che il tuo silenzio pesi sulle mie giornate?
La mia rabbia e la mia confusione mi allontanano da Te, ma dentro di me brucia ancora il desiderio di essere compreso e amato.
Non lasciare che la mia ribellione distrugga ciò che di buono hai seminato nel mio cuore.
Aiutami a trovare una voce nel tumulto, una luce nel buio, una ragione per sperare ancora.
Signore, non voltarti di fronte alle mie debolezze, accogli la mia fatica e trasforma il mio lamento in preghiera.
Sii vicino nei giorni in cui non so credere, e abbracciami quando mi sento tradito perfino dalla mia fede.
Dio della Misericordia, nella mia lotta e nel mio pianto, resta con me, affinché io possa ritrovare la strada verso di Te.
Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Questa preghiera si colloca nel ricco orizzonte della spiritualità cristiana segnato dalla speranza nella prova e dalla ricerca di senso nel momento di crisi. Affonda le radici in quella tradizione biblica e patristica che non teme di esprimere davanti a Dio l’inquietudine, il dubbio, la rabbia e la ribellione umana nelle notti dello spirito. In particolare, essa risuona in sintonia con i Salmi di lamento (si veda il Salmo 22: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”) e con la preghiera di figure come Giobbe, perseguitato dal dolore ma incapace di rompere il legame con Dio.
Dottrinalmente, la preghiera esprime una dimensione fondamentale della fede cristiana: la relazione personale con Dio, che non viene meno neppure nei momenti di oscurità. Essa mostra che anche l’uomo che fatica nella fede, assillato da domande o ribellioni, non è escluso dal dialogo con il Signore. Anzi, proprio il rivolgersi a Dio dai luoghi aridi dell’esistenza rivela una fiducia radicale: credere che Dio ascolta anche quando sembra assente, e che il suo amore può raggiungere l’uomo nella debolezza e nella lotta.
Nella teologia cristiana, momenti di dubbio, inquietudine e ricerca non sono considerati semplicemente come ostacoli da rimuovere ma tappe del cammino spirituale. San Giovanni della Croce e altri mistici hanno descritto la “notte oscura” dell’anima come un tempo prezioso in cui l’uomo si apre ad una fede più pura e nudamente affidata.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
La preghiera è rivolta in primo luogo a Dio Padre Onnipotente, Colui che “osserva nel segreto” (cf. Matteo 6,6) e che è anche chiamato “Dio della Misericordia” nelle ultime righe della preghiera. Si percepisce un’invocazione intima e personale, quasi un dialogo a cuore aperto con il Mistero di Dio, caratterizzato dalla trasparenza e dalla sincerità che nascono nei momenti di crisi interiore.
Chiamando Dio sia “Onnipotente” che “Misericordioso”, l’orante riconosce i due poli della fede cristiana: la trascendenza (la potenza, l’alterità di Dio) e la sua vicinanza compassionevole all’uomo. Si fa appello a un Dio che può tutto, ma che soprattutto ascolta l’invocazione dal profondo dell’essere umano.
Il “tu” della preghiera è dunque il Dio personale della rivelazione biblica, a cui ci si rivolge sia con domanda (“perché sembri lontano?”), sia con supplica di accoglienza e vicinanza: “abbracciami quando mi sento tradito perfino dalla mia fede”.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
La preghiera è fortemente personale, in prima persona singolare: il “mio cuore”, “le mie domande”, “la mia rabbia”, “le mie debolezze”. Tuttavia, questa esperienza abbraccia simbolicamente ogni credente che attraversa periodi di crisi di fede, scoraggiamento, senso di smarrimento e solitudine spirituale. In questo senso, sebbene non si nomini una categoria specifica di beneficiari, la supplica è paradigmatica: può essere fatta propria da chiunque sperimenti il buio del dubbio, il peso di non comprendere, la fatica di credere e il desiderio di non perdersi.
I bisogni che si intravedono sono di ordine spirituale: ricerca di senso, desiderio di essere compresi, timore che la propria ribellione allontani definitivamente da Dio. Ma sono anche umanissimi: desiderio di una “voce nel tumulto”, una “luce nel buio”, una “ragione per sperare”. In questo modo la preghiera si collega alle più profonde esperienze di fragilità che ognuno può vivere nelle prove emotive, psicologiche e anche fisiche, ove talvolta la sofferenza corporale è causa o simbolo di crisi spirituali.
L’intercessione non si estende esplicitamente ad altri, ma la formula adottata può essere facilmente adattata per pregare per amici, fedeli, parenti o sconosciuti che si trovano in situazioni simili.
4. Temi teologici principali, con citazioni bibliche e patristiche
-
La crisi come cammino spirituale: L’esperienza del “deserto” è presente sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento; basti pensare a Israele che vaga nel deserto (Esodo 16) o Gesù che vi trascorre quaranta giorni (Matteo 4). La crisi rivela la verità dell’uomo, ma anche la possibilità di una fiducia radicale.
“Perché, o Signore, mi respingi? Perché mi nascondi il tuo volto?” (Salmo 88,15)
-
La tensione tra lontananza/apparente assenza di Dio e la sua misericordia: L’alternanza tra il sentirsi abbandonati e il desiderio di essere comunque amati è biblica. Gesù stesso sulla croce si fa voce dell’uomo angosciato:
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46)
Patristica: Sant’Agostino scrive: “Inquietum est cor nostrum, donec requiescat in Te” (Confessioni I,1.1) — “Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te.” -
La domanda della fede provata: Il tema della fede che resiste nell’opacità appare centrale. La richiesta “Sii vicino nei giorni in cui non so credere” richiama la preghiera evangelica:
“Credo, aiutami nella mia incredulità!” (Mc 9,24)
-
Il desiderio della luce e della speranza: Pur immersa nel deserto dello spirito, la preghiera mantiene accesa la domanda di ritrovare la strada verso Dio, nella fiducia nella sua misericordia.
“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino.” (Salmo 119,105)
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
Questa preghiera è principalmente di lamento e intercessione (per sé stessi), con sfumature penitenziali. Si può anche qualificare come una preghiera di supplica nel momento della prova e del dubbio, aperta infine a un abbandono fiducioso nelle braccia del Dio della misericordia.
Tradizionalmente, le preghiere di lamento e supplica trovano spazio sia nella liturgia delle Ore (si pensi ai salmi del mattutino o del compieta) che nelle liturgie penitenziali, nei tempi di Quaresima e nelle celebrazioni comunitarie dove si fa memoria della condizione fragile e bisognosa dell’uomo davanti a Dio.
La collocazione più idonea nella tradizione liturgica potrebbe essere:
- tempi di prova personale e comunitaria (ad esempio durante ritiri, esercizi spirituali o giornate di deserto spirituale),
- liturgie della riconciliazione,
- tempi forti quali Quaresima o Avvento, quando la Chiesa invita alla conversione e all’attenzione ai propri limiti e inquietudini.
6. Indicazioni pratiche: uso personale, comunitario e tempi dell’anno liturgico
- Nella preghiera personale: questa preghiera può essere utilizzata ogni volta che il fedele sperimenta crisi, dubbio, smarrimento o ribellione interiore. Si presta ad essere letta lentamente, magari sostando sulle frasi che risuonano più forti, lasciando che le proprie emozioni emergano davanti a Dio. Può essere integrata nella lectio divina dei Salmi o usata come spunto per momenti di silenzio meditativo.
- Nella preghiera comunitaria: negli incontri di spiritualità, gruppi giovani o adulti, o durante celebrazioni penitenziali, può essere proclamata come preghiera dei fedeli, letta coralmente o come meditazione dopo una lettura della Parola che esprima la fatica della fede.
- Tempi dell’anno liturgico: particolarmente indicata per la Quaresima (tempo di verifica della fede, cammino nel deserto, conversione) e nella Settimana Santa. Può essere usata anche all’inizio dell’Avvento, come predisposizione a riconoscere la propria attesa e il bisogno di salvezza.
- Altri momenti: in occasione di lutti, crisi personali o comunitarie (malattie, tragedie collettive, momenti in cui la fede di molti sembra scricchiolare).
In sintesi, questa preghiera insegna che si può pregare anche nella tempesta: Dio accoglie il nostro cuor inquieto, il nostro lamento, la nostra rabbia, e nel suo ascolto misericordioso trasforma la fatica in occasione di incontro, la notte in aurora.
Commenti
I commenti saranno disponibili a breve.
Preghiere per Dio
-
Preghiera Litania a Dio per Bambini Malati
-
Preghiera a Dio per i Problemi tra Marito e Moglie
-
Preghiera di perdono per gli imprenditori ricchi che hanno smarrito la via
-
Preghiera a Dio in Canto Ripetuto per la protezione degli amici cari
-
Preghiera a Dio per l'Anima di Papa Francesco
-
Preghiera di Ringraziamento a Dio per il Lavoro Svolto da Giovanni Paolo II
-
Preghiera a Dio per la Felicità dei Genitori
-
Preghiera a Dio per Papa Leone XIV
-
Preghiera di Lode a Dio per la Vita Comunitaria dei Fedeli
-
Lamento a Dio per i popoli in guerra