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Preghiere tipo Pianto
Pianto è una tipologia di preghiera caratterizzata dall’espressione del dolore, del pentimento o della supplica attraverso il lamento e le lacrime. Biblicamente, si trova nei Salmi o nei profeti come invocazione di aiuto e misericordia. Liturgicamente, il Pianto viene utilizzato soprattutto durante la Quaresima, nella liturgia penitenziale o in momenti di lutto, come le esequie.
Preghiere trovate: 1

Pianto di conversione alla Madonna di La Salette per i Peccatori
O Madonna di La Salette, Madre di dolore, Madre di misericordia, le mie lacrime si uniscono alle Tue, un fiume di pentimento per i miei peccati.
Sento il peso della mia colpa, il peso della mia disobbedienza, il peso delle mie azioni che hanno ferito Te e i Tuoi figli.
Guardo le Tue lacrime, o Madre, e vedo il dolore del mondo, il dolore che nasce dal peccato, e comprendo il mio ruolo in questa sofferenza.
Perdono, Madre mia, perdono per la mia debolezza, per le mie cadute, per il mio allontanamento da Te.
Desidero con tutto il mio cuore la conversione, il cambiamento di vita, il ritorno al tuo amorevole abbraccio.
Aiutami, o Madre, a spezzare le catene del peccato, ad abbandonare le vie della perdizione e ad abbracciare la luce della Tua grazia.
Dona a me e a tutti i peccatori del mondo il pentimento vero e profondo, la forza di cambiare, la speranza della redenzione.
Ascolta il nostro grido, Madre di La Salette, e intercedi presso Tuo Figlio per noi. Amen.
La Preghiera del "Pianto": Tipologia, Storia, Struttura e Valore Pastoral
La preghiera del "Pianto" rappresenta una delle più antiche, intense e commoventi forme di rapporto orante con Dio, radicata profondamente tanto nella tradizione biblica quanto nella storia della liturgia cristiana e della pietà popolare. Diversamente da altre tipologie come la lode, l’intercessione o la ringraziamento, il pianto raccoglie e manifesta il dolore umano davanti a Dio, facendo di esso un’opera di purificazione, supplica, e rinnovamento spirituale.
1. Descrizione della tipologia
La preghiera del pianto è una forma di preghiera penitenziale e lamentazione, spesso intrecciata a elementi di supplica e confessione. Essa nasce dalla coscienza acuta della propria fragilità, del peccato personale o comunitario, o da sofferenze profonde che interpongono l’uomo a Dio come l’angoscia, la perdita, l’oppressione, l’ingiustizia.
Non si tratta semplicemente del “piangere davanti a Dio”, ma di offrire le lacrime come linguaggio sacro: lacrime di pentimento, di dolore, di desiderio di conversione e di fiducia che anche nello “strazio” Dio ascolta e consola. Il pianto orante è quindi possibilità di deposizione di sé, di apertura all’opera di guarigione e misericordia del Signore.
2. Collocazione nella storia della liturgia e della pietà popolare
Nella tradizione biblica, la preghiera del pianto assume grande rilievo nei Salmi (salmi di lamentazione personale e collettiva), nelle preghiere dei profeti e nel pianto di Geremia per Gerusalemme. Gesù stesso piange davanti alla tomba di Lazzaro e su Gerusalemme, manifestando dolore e compassione come forme altissime di esperienza spirituale.
Nell'antica liturgia cristiana, il tema delle “lacrime del pentimento” è centrale: basti pensare alla figura di Maria Maddalena, ai Padri del deserto che ritenevano il dono delle lacrime segno di vera conversione, ai riti penitenziali con gesti di prostrazione e pianto ritualizzato.
Nel Medioevo fino all’età moderna, la preghiera del pianto si declina anche nella meditazione delle sofferenze di Cristo (le cosiddette “lacrime mistiche”), nelle processioni penitenziali, ne “Le Lamentazioni” durante la Settimana Santa, nelle pratiche individuali di confessione e nei “pianti” della Madonna (Mater Dolorosa).
Nella pietà popolare, specialmente nelle aree mediterranee, l’esperienza del pianto condiviso in momenti di lutto o calamità, trova nella preghiera lo spazio di trasfigurazione: dalle novene alle veglie funebri, dai “pianti” mariani alle preghiere davanti ai santi dei bisognosi, fino alle attuali preghiere di guarigione e di conforto.
3. Struttura tipica e caratteristiche formali
La preghiera di pianto presenta elementi distintivi nella sua struttura:
- Invocazione iniziale: si interpella Dio, Cristo o la Vergine come Consolatore, Misericordioso, Padre di ogni compassione.
- Esposizione del dolore o del pentimento: l’orante non teme di mostrare la propria fragilità, riconosce con parole accorate la sofferenza personale/comunitaria e la miseria del peccato.
- Espressione delle lacrime: a parole o con il silenzio, talvolta fisicamente, le lacrime sono invocate come mezzo di vera purificazione (“Lavati dalle tue lacrime”, insegnavano i Padri).
- Supplica accorata: si implora la misericordia, la consolazione, il perdono, la guarigione, la liberazione dal male.
- Fiducia conclusiva: nonostante il dolore, si afferma la speranza nella bontà e fedeltà di Dio.
Dal punto di vista formale, spesso la preghiera del pianto si esprime con frasi brevi, ripetitive, con ritornelli (come nei salmi), alternanze di parole e pause silenziose, oppure con innesti di parole bibliche (‘Signore, abbi pietà di me peccatore!’).
4. Esempi noti di preghiere di questa tipologia
- I Salmi di Lamentazione: come il Salmo 6 ("Io mi consumo a forza di sospirare, ogni notte bagno di pianto il mio giaciglio") o il Salmo 51 ("Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia").
- Le Lamentazioni di Geremia: testo liturgico centrale nella Settimana Santa ("È il mio dolore più amaro dell’amarezza della morte").
- Le preghiere di Maria Maddalena: i testi liturgici medievali e le omelie patristiche spesso lodano le sue lacrime quali segno di vera conversione ("Le tue lacrime hanno lavato il tuo cuore").
- Preghiere medievali e moderne del "pianto", come la “Preghiera delle lacrime” dei monaci orientali o il pianto davanti al Crocifisso durante l’Adorazione della Croce il Venerdì Santo.
- Litanie e inni popolari: ad esempio nella devozione a Maria Addolorata, che richiama le lacrime della Madre ai piedi della Croce.
“Piangete, anime fedeli, piangete sulle vostre colpe; le lacrime lavano e guariscono…”
(da una preghiera penitenziale del XVIII secolo)
5. Valore pastorale e pedagogico
Il valore pastorale della preghiera del pianto è profondissimo e oggi spesso riscoperto nei percorsi di guarigione spirituale e liturgia penitenziale. Sotto il profilo pedagogico essa insegna che la vulnerabilità non è debolezza, ma via autentica di incontro col mistero: presentando le lacrime a Dio, si supera ogni barriera di orgoglio e auto-difesa.
La preghiera del pianto invita alla verità su noi stessi e favorisce percorsi di riconciliazione interiore e comunitaria. Aiuta ad affrontare lutti, ferite, sensi di colpa e smarrimenti non in solitudine, ma nella comunione ecclesiale, aprendosi alla speranza della misericordia divina.
Pastoralmente, essa permette di accompagnare chi vive la sofferenza senza scorciatoie o rimozioni, offrendo spazi di ascolto, accoglienza e preghiera solidale.
6. Consigli per utilizzare questa tipologia nella preghiera personale e comunitaria
- Non avere paura della propria fragilità: lasciarsi attraversare dai sentimenti e affidare a Dio anche le emozioni più difficili, verbalizzandole o semplicemente presentandole in silenzio.
- Come atto personale: scegliere salmi di lamentazione, sostare davanti al Crocifisso o a icone mariane in tempi di dolore, alternando parole, silenzi e (se possibile) anche pianto reale, senza vergogna né paura.
- In ambito comunitario: valorizzare momenti liturgici dove è appropriato (celebrazioni penitenziali in Quaresima, veglie per defunti, preghiere per i sofferenti) creando spazi per l’espressione autentica del dolore, anche con canti adatti o letture bibliche di lamentazione.
- Educare alla consolazione: aiutare a percepire che Dio non resta indifferente di fronte alle lacrime e fa delle nostre debolezze occasioni di risurrezione interiore.
- Guidare con delicatezza: pastori, catechisti e animatori sono chiamati ad accogliere il pianto altrui con rispetto e senza giudizio, ricordando come “Dio asciuga ogni lacrima” (Ap 21,4).
La preghiera del pianto, lungi dall’essere segno di debolezza, diventa una potente via di liberazione, guarigione e consapevolezza della presenza amorosa di Dio nelle tenebre del dolore umano. Integrare questa tipologia di preghiera nella vita personale e comunitaria significa riscoprire la verità del Vangelo: “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati” (Mt 5,4).