Intercessione a San Giuseppe de Anchieta per la pace in Etiopia
San José de Anchieta, apostolo della riconciliazione e costruttore di pace, ascolta la nostra supplica.
Guardando all’Etiopia, terra di antiche tradizioni e molteplici volti, ti chiediamo di intercedere presso il Signore affinché il dono della Pace sociale possa rifiorire nei cuori di tutti i suoi figli.
Aiutaci, o santo missionario, a camminare sui sentieri della comprensione reciproca, a costruire ponti tra le diverse etnie, a spezzare ogni catena di odio e diffidenza.
Invoca per il popolo etiope lo Spirito della riconciliazione: fa’ che fratelli e sorelle, anche se diversi per lingua e cultura, imparino a considerarsi parte di un’unica grande famiglia.
Sostieni quanti operano per la giustizia, consola le vittime di ogni violenza e ridona speranza a chi si sente escluso o dimenticato.
O San José de Anchieta, guida i cuori dei governanti e di tutto il popolo etiope affinché scelgano sempre la via della pace, della carità e dell’unità. Fa’ che la tua testimonianza sia luce e esempio per quanti cercano il bene comune.
Noi confidiamo nella tua intercessione e affidiamo all’abbraccio misericordioso di Dio l’Etiopia e ogni suo abitante.
Amen.
Spiegazione della Preghiera
1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera
Questa preghiera si colloca all'interno di una tradizione cristiana profondamente missionaria e universale, che vede nella testimonianza dei santi un esempio luminoso di conversione, giustizia e pace. Il protagonista dell'invocazione, San José de Anchieta (1534-1597), è stato un sacerdote gesuita spagnolo, tra i fondatori della città di São Paulo in Brasile e figura eminente nello sviluppo dell’evangelizzazione e della riconciliazione tra i popoli indigeni. San José, dichiarato “Apostolo del Brasile” e “Apostolo della Riconciliazione”, rappresenta l’ideale di chi si abbandona alla Provvidenza per abbattere ogni barriera di lingua, cultura e sospetto tra diversi gruppi umani.
La preghiera emerge in un mondo segnato, oggi come allora, da divisioni etniche, diffidenze storiche, ingiustizie sociali e sanguinose lacerazioni, richiedendo l’intervento del Cielo per placare odi e instaurare la pace. Il riferimento specifico all’Etiopia — nazione africana divenuta nei tempi recenti simbolo sia di antiche radici cristiane che di dolorosi conflitti interni — permette di attualizzare il carisma di Anchieta: un uomo chiamato in terra lontana come costruttore di società multietniche pacificate. L’invocazione, così, si fonda sulle dottrine cattoliche della comunione dei santi e dell’intercessione, in un dinamismo che lega il Cielo alla terra nelle grandi urgenze della storia.
Dottrinalmente, la preghiera fiorisce su una cristologia incarnata e missionaria: Cristo è la pace (Ef 2,14) e chi lo segue è chiamato ad essere segno efficace di riconciliazione e fraternità. Essa invita a vedere la Chiesa come “sacramento universale di salvezza” (Lumen Gentium, 48), chiamata a tessere rapporti nuovi tra i popoli, specialmente dove i legami sono stati spezzati.
2. I destinatari a cui è rivolta e perché
Il destinatario diretto della preghiera è San José de Anchieta, invocato come “apostolo della riconciliazione e costruttore di pace”. Egli è scelto non solo per la sua fama storica di pacificatore tra le etnie indigene del XVI secolo, ma anche quale modello missionario capace di percepire la dignità di ogni popolo e la ricchezza della diversità umana. Si chiede a lui l’intercessione “presso il Signore”, secondo la tradizione che vede nei santi amici di Dio, quindi potenti intercessori presso il trono divino (cf. Ap 5,8; Ap 8,3-4).
San José è l’emblema di una spiritualità del dialogo e della pace, di chi sa vedere oltre i confini umani e farsi “ponte” tra mondi diversi. Proprio per questo egli viene invocato per l’Etiopia, terra che oggi vive la sfida di ricomporre divisioni e fornire futuro a una società plurale. In questa preghiera, in modo particolare, l’intenzione non è rivolta genericamente a tutti i santi, ma ad Anchieta come esempio concreto di evangelizzatore e costruttore di pace fra popoli diversi.
3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta
I principali beneficiari della preghiera sono:
- Il popolo etiope nel suo insieme: l’invocazione chiede concrete benedizioni su quanti vivono nel Paese, esposti a tensioni etniche, instabilità politica, conflitti armati, povertà e discriminazioni.
- I promotori di giustizia e operatori di pace: sono sostenuti dallo Spirito, perché non cedano alla rassegnazione e siano strumenti efficaci di riconciliazione sociale.
- Le vittime della violenza: trovano nella preghiera conforto, speranza e un segno concreto che la Chiesa non li dimentica.
- Governo e popolo etiope: la supplica implica una conversione delle coscienze, in modo che governanti e cittadini perseguano insieme vie di carità, unità e bene comune.
- Chi si sente escluso o dimenticato: la preghiera dà voce, spiritualmente e moralmente, agli ultimi e agli emarginati.
I bisogni affrontati sono sia spirituali (guarigione dalle ferite del cuore, riconciliazione, perdono, riscoperta dell’unità nella diversità) sia materiali (pace sociale, condizioni di giustizia, fine della violenza e delle discriminazioni). L’intento è quello di chiedere una trasformazione che parta dai cuori per riflettersi nel tessuto civile e sociale.
4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche
La preghiera fa emergere alcuni grandi temi teologici:
- Pace e riconciliazione: ispirati alla parola di Cristo:
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9).
E ancora:“Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione” (Ef 2,14)
- Universalità della Chiesa: la Chiesa è madre di tutti i popoli, chiamata a lavorare perché “tra le nazioni sia abbattuto ogni muro di inimicizia” (Ef 2,16). San Giovanni Paolo II, nell’enciclica Sollicitudo Rei Socialis, ha affermato:
“Non può esserci vera pace se non vi è giustizia, e non può esservi giustizia senza perdono e riconciliazione.”
- Il primato della carità: l’invocazione alla “pace, carità e unità” richiama l’imperativo cristiano di amare il prossimo al di là di ogni differenza (cf. 1Cor 13; Gv 15,12).
- La comunione dei santi e l’intercessione: la fede nella possibilità di chiedere ai santi di pregare per i popoli affonda le radici nei primi secoli cristiani; si richiama qui ad esempio sant’Agostino:
“I santi, pur avendo lasciato questa vita, non cessano di intercedere per i fedeli ancora pellegrini sulla terra.”
Il gesto del pregare per altri — e specialmente per paesi segnati da guerre o divisioni — si inserisce nell’altra grande tradizione che vede la storia umana come luogo di combattimento spirituale, nel quale la preghiera e le opere di giustizia sono strumenti efficaci per cambiare la realtà.
5. Il genere di preghiera e la sua collocazione nella tradizione liturgica
La preghiera appartiene anzitutto al genere intercessorio, giacché si rivolge a un santo per ottenere, tramite lui, grazie particolari per un popolo e per i suoi membri più deboli. Essa racchiude un elemento di invocazione (“ascolta la nostra supplica”, “intercedi presso il Signore”), elementi di supplica (“fa’ che il dono della Pace sociale possa rifiorire”, “sostieni quanti operano per la giustizia”, “consola le vittime di ogni violenza”), ma anche tratti di lode verso la testimonianza di Anchieta.
Nel contesto liturgico, tale preghiera può essere utilizzata in momenti di preghiera universale o preghiere dei fedeli, specialmente in celebrazioni per la pace, per i missionari, nel contesto di Giornate dedicate alla pace mondiale (ad esempio quelle promosse dalla Chiesa cattolica il 1° gennaio, oppure durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani), o in occasioni speciali come anniversari di santi missionari.
È vicino anche al genere della preghiera carismatica e missionaria, dove si riconosce che l’azione della grazia di Dio attraverso i santi può mutare i cuori e le società.
6. Indicazioni pratiche: uso nella preghiera personale, comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico
La preghiera può essere valorizzata in vari contesti:
- Preghiera personale: può essere recitata come supplica individuale in momenti di riflessione sul tema della pace, della riconciliazione e della missione. È indicata, ad esempio, nei giorni di particolare preoccupazione per la situazione internazionale, o come atto di comunione spirituale con i fratelli cristiani e non cristiani in Etiopia.
- Preghiera comunitaria: inserita nelle liturgie eucaristiche, nelle Adorazioni e nelle veglie di preghiera per la pace. Può essere proclamata durante assemblee missionarie, riunioni delle realtà caritative o durante i momenti di approfondimento sulla spiritualità missionaria.
- Tempi liturgici: è particolarmente adatta in:
- Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio);
- Giornata mondiale della pace (1° gennaio);
- Memoria liturgica di San José de Anchieta (9 giugno);
- Tutte le feste dei santi missionari e martiri;
- Durante momenti di crisi nazionale o internazionale per la pace.
Inoltre può essere “personalizzata” citando altri popoli o regioni in situazioni di conflitto. Si suggerisce la recita ad alta voce, in modo responsoriale, magari lasciando momenti di silenzio dopo ciascuna invocazione, per favorire il raccoglimento e la responsabilità verso le cause della pace.
Infine, le comunità cristiane di origine africana, i movimenti per la pace e le associazioni missionarie possono trovare in questa preghiera uno strumento educativo e spirituale prezioso per integrare la dimensione universale della carità cristiana nel loro quotidiano cammino di fede.
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