Atto di Fede in Cristo Risorto per chi ha perso il lavoro

Destinatari:  Gesù Risorto
Beneficiari:  Disoccupati
Temi:  Risurrezione
Tipologie:  Atto di fede
Atto di Fede in Cristo Risorto per chi ha perso il lavoro
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Atto di Fede a Gesù Risorto per i Disoccupati

Gesù Risorto, vittorioso sulla morte e su ogni forma di oscurità, a Te ci rivolgiamo con cuore fiducioso.

In questo tempo di prova, dove la disoccupazione sembra una tomba che spegne i nostri sogni e la nostra dignità, crediamo fermamente che Tu sei la Vita che vince ogni amarezza, la forza che solleva chi è caduto.

Noi, senza lavoro, spesso ci sentiamo esclusi e soli, ma Tu, Signore risorto, sei con noi in ogni fatica. Rinfranca le nostre speranze, illumina il cammino di chi cerca con coraggio e paura una nuova opportunità. Dona a tutti noi la certezza che, con Te, nulla è perduto e che da ogni morte può germogliare una risurrezione.

O Cristo, affidiamo a Te le nostre vite, le ansie delle famiglie, la stanchezza del cuore, affermando con fede che Tu puoi ridare dignità, lavoro, futuro. Che la Tua Pasqua sia per noi promessa di rinascita, il segno sicuro di un nuovo inizio.

Credo in Te, Gesù Risorto: sostieni chi è senza lavoro, accresci la nostra fede, dona speranza e apri strade nuove per il nostro cammino. Amen.

Spiegazione della Preghiera

1. Il contesto spirituale e dottrinale della preghiera

L’“Atto di Fede a Gesù Risorto per i Disoccupati” nasce dal cuore della spiritualità cristiana, fondata sull’esperienza pasquale della risurrezione di Cristo: il passaggio dalla morte alla vita, dalla disperazione alla speranza. Il contesto dottrinale di questa preghiera si rifà al mistero pasquale, vertice della fede cristiana. “Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede” (1 Cor 15,17): così afferma l’Apostolo Paolo, sottolineando che ogni difficoltà, anche la perdita del lavoro con la sua sofferenza e umiliazione, è trasfigurata dalla vittoria di Cristo sulla morte.
In ambito sociale, la Chiesa insegna che il lavoro è pilastro della dignità umana (Laborem Exercens, Giovanni Paolo II) e partecipa alla creazione divina. Pertanto, la mancanza di lavoro non è soltanto un problema pratico, ma una ferita nello spirito e nella dignità della persona. La preghiera si pone come risposta a questa prova, unificando la fede in Cristo Risorto con i bisogni più concreti della vita contemporanea. In un periodo storico segnato da crisi economiche e instabilità lavorativa, essa offre una chiave di lettura teologica e un invito alla fiducia nella provvidenza e nella continua possibilità di rinascita.

2. I destinatari a cui è rivolta e perché

La preghiera è diretta a Gesù Risorto. Questo destinatario non è casuale: pregare “a” Gesù, il Vivente, sottolinea la presenza attuale e operante di Cristo nella vita del credente, soprattutto nei momenti di prova. Nella tradizione cristiana, Gesù non solo ha assunto le nostre sofferenze, ma rimane accanto a chi è provato, testimoniando, dalla croce alla tomba vuota, che nessuna condizione umana è esclusa dalla sua misericordia.
Affidandosi a Gesù Risorto, la preghiera riconosce in Lui colui che conosce il dolore dell'esclusione e della solitudine (come nelle sue ultime ore), e richiama l’attenzione su chi oggi vive l’“agonia” della disoccupazione. Gesù, con la sua risurrezione, è il segno che le situazioni apparentemente senza via d’uscita possono trovare nuova luce e significato.

3. I beneficiari per cui intercede e i bisogni spirituali/fisici che affronta

L’intercessione è rivolta principalmente a chi è senza lavoro, ma la preghiera estende il suo sguardo anche alle famiglie dei disoccupati, ai loro affetti e comunità. Non si limita, infatti, a un bisogno materiale, ma si apre a una visione integrale della persona umana:

  • Bisogno di dignità: il lavoro viene visto come via di realizzazione e riconoscimento sociale.
  • Bisogno di speranza: il rischio maggiore è lo scoraggiamento e la disperazione.
  • Bisogno di fede: la certezza che Dio opera anche nel “silenzio del Sabato Santo”, per far germogliare vita dalla morte.
  • Bisogni materiali: il sostegno per trovare un’occupazione e la serenità economica per sé e i propri cari.
La preghiera intercetta l’intera esperienza umana della disoccupazione: l’umiliazione, la paura del futuro, la fatica quotidiana di cercare e di mantenersi saldi nella fede. Punta, inoltre, a ridare fiducia nelle proprie capacità e a vedere nel tempo di attesa un terreno in cui Dio prepara una nuova primavera.

4. I temi teologici principali, con citazioni bibliche o patristiche

a) La Vittoria sul male e sulla morte
Il primo tema è la vittoria del Risorto: ogni tomba, anche quella della disoccupazione, può essere aperta da Cristo. La Scrittura afferma:

“Ecco, io faccio nuove tutte le cose.” (Ap 21,5)
b) La Pasqua come promessa di rinascita
L’evento pasquale è sorgente di ogni speranza:
“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà” (Gv 11,25).
c) La dignità umana e il lavoro
Il lavoro, secondo la dottrina sociale della Chiesa, è partecipazione all’opera di Dio Creatore. San Giovanni Paolo II insegnava:
“Il lavoro è una chiave essenziale della questione sociale” (Laborem Exercens, 3).
d) La presenza di Cristo nel dolore umano
Cristo condivide le fatiche dei disoccupati:
“Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” (Mt 25,40)
e) La fede come fondamento della speranza
La preghiera è, in sé stessa, un atto di fede operante. Sant’Agostino esorta:
“Affida al Signore la tua causa, ed Egli ti darà sostegno.” (Enarrationes in Psalmos)

5. Il genere di preghiera e la sua collocazione liturgica

La preghiera proposta si configura principalmente come atto di fede e intercessione. Presenta anche elementi di supplica e di affidamento, ma è la fede in Gesù Risorto il perno su cui ruota tutta la composizione. Vi si colgono:

  • Lode a Cristo vincitore della morte.
  • Affidamento delle fatiche, timori e speranze.
  • Intercessione per chi vive situazioni di disoccupazione e precarietà.
  • Richiesta di rinascita (tema pasquale della resurrezione come nuovo inizio).
Dal punto di vista liturgico, non si tratta di una preghiera obbligatoriamente inserita nei riti ufficiali della Chiesa, ma è profondamente in sintonia con i tempi forti della Pasqua, in particolar modo con la Veglia pasquale e la stagione pasquale, quando la comunità celebra la rinascita in Cristo.
Potrebbe essere proposta anche in occasioni specifiche come la Giornata per il Lavoro (1° maggio), in momenti comunitari di preghiera per le famiglie colpite dalla crisi occupazionale, o durante la Liturgia delle Ore (Lodi e Vespri) aggiungendola alle intenzioni di preghiera.

6. Indicazioni pratiche: come usarla nella preghiera personale o comunitaria e nei tempi dell’anno liturgico

Nella preghiera personale:

  • Recitarla nei momenti di maggiore sconforto per ritrovare la fede e la speranza nella provvidenza di Cristo Risorto.
  • Accompagnarla alla lettura di brani evangelici sulla risurrezione (Gv 20; Lc 24) o di salmi che esprimono la fiducia nel Signore.
  • Scrivere, a seguito della preghiera, una propria intenzione personale affidando a Gesù i propri progetti o le proprie angosce lavorative.
Nella preghiera comunitaria:
  • Proporla nelle liturgie parrocchiali del tempo pasquale, magari dopo la proclamazione del Vangelo.
  • Aggiungerla alle preghiere dei fedeli nelle Messe dedicate al mondo del lavoro o nei momenti di adorazione eucaristica per chiedere il dono dell’occupazione per tutti.
  • Utilizzarla in gruppi di preghiera, associazioni caritative, movimenti ecclesiali che sostengono le persone in cerca di lavoro.
Durante l’anno liturgico:
  • Tempo di Pasqua: privilegiare la recita della preghiera come collegamento tra il mistero della resurrezione e le speranze umane del mondo del lavoro.
  • 1° maggio, festa di San Giuseppe Lavoratore: giornata privilegiata per una veglia o un momento comunitario con questa preghiera.
  • In altri tempi “duri” per la comunità (crisi economiche, licenziamenti, chiusure aziendali), inserire la preghiera in celebrazioni di solidarietà.
In tutti i casi, è importante che la preghiera sia vissuta non solo come richiesta, ma anche come occasione per riconoscere e far crescere la solidarietà cristiana: ciò che nasce dalla fede si traduce in opere concrete di attenzione e aiuto reciproco all’interno della comunità.

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